Lettera da mister X
per dire al mondo chi sono io
anche se non sono proprio pio.
Ma sono un uomo integro e fiero
che non si arrende mai
Neanche davanti a una bella donna
che si alza un Pò la gonna,
Con la risata sciocca.
Non è un problema di soldi
ma non voglio
comprare il tuo amore,
ripensa al tuo onore.
Sono un uomo che non ha prezzo
che offre il suo cuore
ma non cede alle tue parole
mascherate d'amore,
solo perché ho un grande cuore.
Non ho bisogno di sentire bugie,
ma non passo mai in quelle vie
dove passeggiano quelle Zie.
Poiché per nascondere i miei errori,
posso dipingerti in vari colori.
Sono un uomo sincero e leale
ma non accetto nessun disprezzo
a nessun prezzo.
Ora ammetti le tue colpe
ma non vuol dire che ti credo.
Non ho bisogno di scuse...
Forse ti perdono
ma anche senza condono.
Sono un uomo generoso e dolce
che ti chiede solo un bacio
ma poi torna a casa.
perché c'è qualcuna
che mi aspetta
affacciata alla finestra
senza grilli nella testa.
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Sono un appassionato di judo, una disciplina che ho praticato per molti anni. Oggi mi sento un po’ nostalgico e penso ai tempi in cui andavo all’università e frequentavo il dojo, il luogo dove si insegna e si pratica il judo. Mi ricordo quanto ero orgoglioso di indossare il mio kimono, la divisa bianca con la cintura colorata che segnava il mio grado. Mi ricordo anche quanto ero confuso dai maestri, che mi facevano domande difficili sulle origini e i principi del judo. Una volta mi chiesero quanto vive un dan, cioè un maestro di judo, e io non seppi rispondere. Solo dopo scoprii che si riferivano a Jigoro Kano, il fondatore del judo, che visse 78 anni e morì nel 1938. Lui era il primo dan e il più grande esperto di judo al mondo.
Mi piaceva salutare i miei compagni con il ritsu rei, il saluto in piedi, o con lo za rei, il saluto in ginocchio. Mi piaceva anche imparare le varie tecniche di proiezione, come l’hiza guruma, che consiste nel bloccare la gamba dell’avversario con il proprio ginocchio, o il sasae tsurikomi ashi, che consiste nel sollevare e sbilanciare l’avversario con la propria gamba. Mi sentivo un po’ giapponese, perché il judo è una forma di arte marziale nata in Giappone e basata sulla filosofia orientale. Non mi piacevano i mescolamenti di razze e di colori, né vedere cinture di diverso grado sul tatami. Per me eravamo tutti lottatori, uniti dallo stesso spirito.
Ora non pratico più il judo come una volta, ma non ho perso la passione. Vorrei ancora insegnare il judo come difesa personale, perché credo che sia un modo per vivere meglio e per affrontare le sfide della vita. Il judo è la via della gentilezza, della flessibilità e dell’armonia. Il judo è la mia vita.