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L'archivista

L’archivista


Danny era assiduo frequentatore del parco pubblico, unica isola di verde nel mare grigio del condominio della città. Si sedeva su una panchina e leggeva tranquillamente il suo giornale quotidiano, osservando di tanto in. Tanto i bambini infervorati nei loro giochi, le mamme con le carrozzine e gli altri visitatori che, come lui, assaporavano sole e l’abbondante vegetazione.
Di solito arrivava a metà pomeriggio e, alle prime ombre della sera, ripiegava il giornale e ritornava nella sua casa ormai vuota da qualche tempo. Quel giorno gli si sedette accanto un uomo di età indefinibile che, dopo averlo fissato con insistenza, lo salutò.
Danny si sentì imbarazzato e con un gesto del capo contraccambiò il saluto. Quindi si rifugiò nella lettura che aveva forzatamente interrotto.
“Come sta?” chiese l’uomo con voce stanca e incolore., Danny che non gradiva dar confidenza alle persone sconosciute, senza staccare gli occhi dal giornale masticò un ‘bene grazie’, che forse il suo interlocutore non ebbe nemmeno l’opportunità di comprendere.
“Io sono un archivista” esclamò lo sconosciuto a mo’ di presentazione, ignorando l’atteggiamento palesemente ostile di Danny. E così dicendo appese una pesante borsa di cuoio che aveva con sé e che Danny non aveva nemmeno notato, ed estrasse un fascicolo contenente dei fogli in gran parte sgualciti.
Danny si decise a prestargli attenzione, più curiosità che per un vero e proprio interesse.
“Stiamo mettendo a posto gli archivi” spiegò lo sconosciuto “e così eliminiamo le cose vecchie che non ha senso conservare”. “E allora?” interrogò Danny, quasi spazientito nel dover ascoltare quello strano personaggio.
“Vedi” riprese l’occasionale interlocutore, dandogli improvvisamente del tu “questi fogli sono i giorni che non torneranno più e che quindi è giusto eliminare dal dossier della tua vita”.
“Ma cosa dice!” esclamò questa volta Danny, spazientito.
“Questo foglio, ad esempio” replicò l’uomo, incurante del tono usato da Danny “è il giorno in cui lasciasti la tua prima fidanzata. Valutasti soltanto le tue aspettative di lavoro e per lei non poteva esserci spazio nella tua vita. Hai perduto un’occasione importante “.
“E quest’altro pacco di fogli” continuò “sono i giorni che non hai dedicato ai tuoi genitori, a tua moglie, ai tuoi figli, sempre per motivi di lavoro la tua carriera! Sono giorni da buttare.”
“Ma io…” sussurrò Danny.
“Non cercare di difenderti” avvertì lo sconosciuto “non ti sto facendo il processo. La vita è fatta così . Tante persone sono come te. Faccio questo lavoro da tempo e ne sono consapevole. Ma ora devo andare. Devo portare questi fogli al macero. Ti saluto”.
“No, aspetti” tentò Danny.
Ma l’uomo si era già allontanato in modo così repentino che Danny ebbe la sensazione che fosse svanito nel nulla.
In un primo momento ebbe la tentazione di inseguirlo per capire , per sapere qualcosa di più, ma sentì che le gambe non gli reggevano.
Si interrogò quindi sulla natura di quanto gli era accaduto: aveva vissuto un’esperienza paranormale o più semplicemente l’uomo era un buontempone che si divertiva con tali esperimenti?
Poi capì che era inutile perdersi in pensieri del genere e sprofondò allora nel suo vissuto e, come succede, a chi sta annegando, rivide, in un istante, come in un film, le immagini salienti della sua vita e si rese conto, d’improvviso, quante opportunità avesse perduto. La moglie lo aveva lasciato, i figli non li vedeva da anni e viveva da solo in quella casa lussuosa che si era potuto permettere dopo tanti anni di lavoro. Quella casa era tutto quanto aveva.
Ciò che provava si trasformò ben presto in un dolore fisico: non si sentiva bene. Era meglio tornare a casa.
Si guardò attorno e avvertì che era rimasto solo. Nessun clamore di bambini. Nessun altro rumore se non quello del traffico serale. Ormai il giorno si stava spegnendo e Danny si avviò verso l’uscita con la sua pesante e nuova consapevolezza.


(Nota: il sentimento di amarezza e disperazione per i giorni perduti)




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Opera scritta il 02/10/2023 - 13:15
Da Adriano Martini
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