Il mese era ottobre, un mese di giorni che si accorciavano, ma di luce dorata dall’alba al tramonto. Non rimaneva molto tempo prima dell’arrivo dell’inverno”
L’alba riuscì a insinuarsi nelle fessure della persiana, mi resi conto che avevo portato l’ora più avanti al consueto appuntamento con l’inverno. Gli occhi, svegli da un bel po’, riuscivano a stropicciarsi, nonostante mi fossi girata volte e volte a cercare uno spazio per ricordare. Era appena arrivato ottobre con i suoi giorni di medianica debolezza, tra il caldo e quel leggero zefiro che mi faceva tirare le lenzuola per non avere un brivido improvviso. Guardai gli attimi che restavano appesi allo spazio di un tempo, quando il percorso della vita, ormai avanzata, cercava quei fiori di un’età nel tempo. I giorni finivano dietro un tramonto d’incanto, e l’alba sfiorava il mare, e come un bimbo nasce nel suo cantuccio, i colori prima tenui e poi brillanti, sorseggiavano i ricordi dell’estate ancora presente nella sua ottobrata, parole spese a cercare di dare un senso agli istanti passati, come caramelle sbucciate nel suo involucro protettivo, parole lasciate appese ai muri di un incontro fortuito. Mi incamminai verso le giornate d’inverno, ove il silenzio sovrastava il parlare e si avvertiva solo il calore incessante di un camino nel tempo, schioppettate di legna, accesa e presente da una fiaba mai letta. Ecco quel tempo! Quel tempo finire, svanire nel vuoto degli attimi. Con l’arrivo del gelo la vita cambia, è avvolta dal freddo sentire di un miscuglio di fatti, è circondata da un persistere di desideri lasciati appassire. E si cerca al di là di una finestra, quel mare lasciato, onde di ricordi, paure inattese di un tempo, mangiato e divorato dalla tempesta dei sogni. Resterò a guardare ancora un po'...
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Chapeau.