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Ancorato allo chapiteau

Il clown stava lì dove era sempre, sull’odore di vecchia segatura e fili di zucchero fuso alla tomaia delle scarpe che aveva cucite la sua Mara.
Le luci intermittenti sospese rischiaravano il cuoio e la gomma; e sulla suola un pianto che era la sola cosa ancora sua.
Lui che aveva dispensato risa per tutta la vita dietro la lacrima sul cerone.
Col dito strisciava il caramello rappreso al telone lacero, lui che non sorrideva mai su tutto ma nonostante tutto.
La bocca del cannone non custodiva da anni la sua Mara e il sorriso del trucco non gli aveva mai levato il dolore.


Smise di tenere aperti gli occhi domandandosi se le funi dei trapezi potessero raggiungere il cielo.



(da Caldolana, Dominique Noir alias M.D.Mastro)




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Racconto scritto il 27/07/2025 - 07:22
Da Mirko D. Mastro
Letta n.354 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Grazie

Mirko D. Mastro 31/07/2025 - 17:42

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Ridi pagliaccio, la gente paga... Eh, si mi hai fatto ricordare quest'opera. I clown fanno ridere gli altri anche quando il cuore piange. Ciao grande Mirko

santa scardino 31/07/2025 - 16:47

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Non fu per libertà ma in nome di libertà il cannone un giorno invece di uccidere donò l'autonomia,sulle stelle
forse anche un clown a sedere con lei starà. Delicato sul filo della vita così che è! Complimenti!

Anna Cenni 27/07/2025 - 16:55

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Molto bello e piacevole pur nella sua malinconia d'un clown, questo breve racconto circense.

Maria Luisa Bandiera 27/07/2025 - 14:06

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