Ancorato allo chapiteau
Il clown stava lì dove era sempre, sull’odore di vecchia segatura e fili di zucchero fuso alla tomaia delle scarpe che aveva cucite la sua Mara.
Le luci intermittenti sospese rischiaravano il cuoio e la gomma; e sulla suola un pianto che era la sola cosa ancora sua.
Lui che aveva dispensato risa per tutta la vita dietro la lacrima sul cerone.
Col dito strisciava il caramello rappreso al telone lacero, lui che non sorrideva mai su tutto ma nonostante tutto.
La bocca del cannone non custodiva da anni la sua Mara e il sorriso del trucco non gli aveva mai levato il dolore.
Le luci intermittenti sospese rischiaravano il cuoio e la gomma; e sulla suola un pianto che era la sola cosa ancora sua.
Lui che aveva dispensato risa per tutta la vita dietro la lacrima sul cerone.
Col dito strisciava il caramello rappreso al telone lacero, lui che non sorrideva mai su tutto ma nonostante tutto.
La bocca del cannone non custodiva da anni la sua Mara e il sorriso del trucco non gli aveva mai levato il dolore.
Smise di tenere aperti gli occhi domandandosi se le funi dei trapezi potessero raggiungere il cielo.
(da Caldolana, M.D.Mastro)

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