Non dovrai cambiare nulla…
Lui, incuriosito, allora mi chiese cosa fosse per me la scrittura.
Anche questa volta presi in prestito le parole, le uniche che mi pareva potessero impressionarlo… questa volta di Charles Bukowski: per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo.
Mi piaceva impressionarlo. Ma a impressionarmi fu quasi sempre lui, Adriano Martini.
Quindi, oggi vorrei condividere con voi l’impressionante attitudine dianoetica(1) della sua prose poetry in questo dazzling melting(2) di Parliamo senza ricordi, Altro non resta, L’inventario e Attimo.
Non serve capire allorquando il sole in calici d’oro bevevamo assetati, ed ebbri sognavamo un domani… che oggi è passato.
Guardami ora tra le rughe segnate dal tempo, e ricerca con me l’amore promesso nel campo dei girasoli quando gli anni erano sottili.
Possiamo ancora parlare senza ricordi e gioire per un fremito d’ali che ci è caro, per il sole che ancora ci scalda. Ed amarci con diverse lusinghe.
Altro non resta che cogliere gli istanti e spremere la luce, e con essa nutrirsi senza lusinghe.
Così imprigiono i bagliori del giorno, e li assaporo.
Sempre più fitta è la schiera di chi intrecciò la vita con la mia che ora non ritrovo, se non per caso, nel penoso vagar della memoria.
Io avverto questa vita, senza veder la luce, già finita e un inventario appronto delle cose più care.
Ma poco importa ciò che posso donare a chi d’amor non si nutre, e pensoso m’immergo nel mio giardino d’ombre.
Si è fatto corto il tempo e questo è ciò che resta.
È quasi sera, ora d’andare; ma il sole pigro tergiversa nel cielo settembrino a curiosare tra le pieghe dei monti dove le prime ombre stanno bevendo la luce.
Un bambino sul prato si dondola su un sasso ed un altro, mano alla fronte, osserva l’orizzonte quasi a cercare nuove frontiere. Poco distante quanto pronto, tra un ramo basso del pino un’allodola impettita gode un altro caldo prima di ripartire.
Poi sento la tua voce, non più assorti i bambini ora corrono festosi; l’allodola s’invola e perfino la luce sembra essere mutata.
L’attimo si è infranto, e con la mente soltanto ne raccolgo i frammenti.
Quando un giorno ci rincontreremo mi domanderà, con quella sua curiosity, cosa sia per me l’epilogo.
So che gli risponderò che non ne ho la minima idea, ma so che per la sua sluice(3) userei le parole di Terri Guillemets: Se mi addormento con la penna in mano, non levarmela. Forse scrivo nei miei sogni
-glossario: (1) facilità intellettuale (2) illuminante fusione (3) chiusa

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