Col sacco sulle spalle va il sonetto,
stanco di star da secoli quaggiù.
Or che di lui non c'è più alcun rispetto,
percorrer vuol sentieri di lassù.
stanco di star da secoli quaggiù.
Or che di lui non c'è più alcun rispetto,
percorrer vuol sentieri di lassù.
Non può più sopportar l'uso scorretto
di sé, ché non è più quello che fu;
è come se gli han lacerato il petto
e rimanere qui non vuole più.
Gli dico: "Dove vai, amico mio?".
Lui mi risponde: "Proprio non lo so!
Ora che la poesia ha un nuovo avvio,
la strada della gloria seguirò;
vado lassù, perché mi chiama Dio!".
"Addio, sonetto! Non ti scorderò!".
Poesia scritta il 26/05/2015 - 09:02
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Voto: | su 6 votanti |
Commenti
Ciao Giuseppe con te non muore certamente,sei un grande e un maestro in questo genere poetico.Ciao
Anna Rossi 26/05/2015 - 17:48
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La morte del sonetto esige un erede. Non scomparirà mai l'essenza, fin quando al mondo, qualcuno la decanterà.
Arcangelo Galante 26/05/2015 - 13:00
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Bene, un commiato proprio che non può avvenire se sarai tu a mantenerlo così egregiamente in vita.
Bravissimo.
Bravissimo.
luciano rosario capaldo 26/05/2015 - 11:10
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Un grazie... per tenerlo in Vita...
Sarà l'immortal tuo poetar... Straordinarietà da sempre... Lieta giornata
Sarà l'immortal tuo poetar... Straordinarietà da sempre... Lieta giornata
Rocco Michele LETTINI 26/05/2015 - 09:42
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