Quanto la mamma aveva ‘n pett’ascoso
era però su labbra a figl’impresso
così, quel dì che m’ero doloroso
era però su labbra a figl’impresso
così, quel dì che m’ero doloroso
pel lo travaglio che m’avea depresso
fu ‘n petto infisso su piaga rovente
tanto che parmi affrettasse decesso.
Quel che de l’invettiva fu movente
oggi, dopo tant’anni, non ho scenza
pur se sovente, lì, cade la mente.
Inver nulla dettami coscienza
che porti lo cervello a dar risposta
qual fu l’inciso a tanta veemenza.
In fin però lo cranio apre imposta
palesando cagione d’invettiva:
invidia, tanto in cor tene riposta.
Fosca pel figlioletto è prospettiva
che lo corso di vita gli riserva
poiché alma invasa è di nera dottrina
d’ odio che stolta nutrice core innerva.
Poesia scritta il 04/06/2015 - 15:44
Da nello maruca
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