Oggi ho deciso, basta coi tormenti
liberar mi voglio la coscienza
d’un fatto ignoto agli òmini di scienza.
Io Cane son, con pelo coda e denti,
severa guardia fui col mio latrato
a mandrie, campi, casa o palafitta
da prima che la Bibbia fosse scritta,
prima ancor che’l diluvio fosse inviato
ma quando di Noè salimmo l’Arca
tra le bestie da lui tutte adunate,
modestamente fui, ma voi pensate,
il sol portato a mano dal Patriarca.
A quel tempo nei secoli remoto
non ero ancor Volpino e neppur Bracco
a nonno Lupo somigliavo’n sacco
di zanne e pel ma all’uom ero devoto.
Mi ritrovai sull’Arca riparato
tra Panda, Capra, Scimmia e l’Ocelotto
la Puzzola mandammo al pian di sotto
al posto suo il Gatto fu invitato.
Lungo fu’l viaggio, come a tutti noto
e periglioso assai per l’alte onde
l’unico cibo furon erbe e fronde
ch’infin da lor sarei fuggito a nuoto.
Prima di confessarvi il mio peccato
alla domanda mia date risposta:
qual piccolo animal par fatto apposta
per prender le carezze, lui beato,
coi topi gioca e dopo se li pappa,
vi dice “miao” in segno di saluto?
Mi dite: “il gatto, questo è risaputo!”
La risposta eppure non ci acchiappa.
Quella che voi tutti or credete gatto,
tigre fu che, per rendersi gradita,
perse di taglia e tanto fu smagrita
sì da poter con l’uomo fare patto.
Come il segreto a me fu rivelato?
Vista la cena d’alghe in maionese
“basta!” mi dissi, e ogni fren s’arrese.
Mentre Noè giaceva addormentato
il gatto, quello ver, mi son mangiato!
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