delle volte
ti accarezza,
si infrange nelle coste
cereluee dei tuoi occhi,
è un'onda che torna,
che torna
e non s'arresta,
e tutte le volte
mi riporta di nuovo
a sorseggiare
l'acqua dalle tue rocce,
mi getta
come sale sulla terra,
con occhi fradici
e sillabe di lame
nella capitale di fumo.
Un attimo, uno sguardo appena
e mi pare come di precipitare
negli attimi trascorsi
a leggerti parole addosso,
a interpretare i malumori,
ad intonare parole errate.
Mi pare
di tornare lì,
a costeggiare l'illusione di bussare
alla tua porta,
e accostare l'udito
sul legno freddo
che ti separava dal mondo,
per percipire un suono,
o anche solo il silenzio
e custodire un lamento.
Oppure,
attendere il tuo ritorno,
catturare una tua nota grave
per la rampa delle scale,
il tuo nome urlato
che rimbalza
di bocca in bocca
come bianco muggito,
e la maschera del tuo riso
che si propaga
e rimbomba in me.
Poi eccoti,
in fondo al corridoio,
che cammini verso di me,
che ti avvicini,
Dio,
ogni tuo passo
è un'agonia che mi proietta
in paradiso,
ti avvicini di più,
e sono muto come ghiaccio
e ardo di silenzi
e gelo come un sole.
Più vicino ancora,
e il tempo macina
i suoi secondi
al contrario,
odore d'acqua e campi
sale e bagnoschiuma,
ed è notte ed è giorno.
Una fiamma si drizza,
un rintocco del cuore,
mi paralizzo,
volo con l'idea,
nello sguardo ospito
le tue mille sagome
e le altrettante mille
che genera il mio pensiero.
Sei ad un passo.
Un cenno della tua mano
e poi te ne vai.
l'aria è fesa
e non ho altri
battiti da emettere.
Mi inerpico sui pendii
del ricordo,
riemergo,
e sono qui,
sul lenzuolo sgualcito.
Ho qualche canto da stonare ora
mentre ti penso,
Ho un paio di parole da dedicarti
che mai leggerai.
Rimango qua
a fingere che tu sia con me,
a parlarti in silenzio,
Intanto la vita mi passa accanto
e se ne va,

Voto: | su 2 votanti |



Complimenti
Nadia



