Sentiamo, sentiamo questo grazioso rigurgito del sole che bacia
le ossa delle nostre mani:
coraggio, aspettate fuori, quello che c’è da fare è lontano ed è andato via.
Le mie dita ne sono lorde, come la livrea macchiata di un cameriere.
le ossa delle nostre mani:
coraggio, aspettate fuori, quello che c’è da fare è lontano ed è andato via.
Le mie dita ne sono lorde, come la livrea macchiata di un cameriere.
Aspettate fuori, allora, fuori dai portoni con i grossi batacchi impomatati di benzina
V super, fuori dalle grosse stazioni di servizio sporche di pioggia che cade di traverso,
fuori dai giardini con gli alberi bassi e piangenti,
fuori dalle cigolanti porte che tengono là in piedi.
Ci sarà un tempo per tornare, non credete, che questo silenzio finirà,
ma di cosa abbiamo di cui parlare? Mentre abbiamo molto di cui tacere;
c’è un odore di stantio e di pesante,
è aria che marcisce.
Saremo di ritorno, in pochi minuti, giusto il tempo di aggiustarci la cintura dei pantaloni,
che tiene su, come un cardo appassito, l’erba nostalgica di un tempo diverso,
di un altro tempo.
Dài, su, andiamo a divertirci.
Poesia scritta il 20/02/2017 - 11:39
Da Giulio Soro
Letta n.1109 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Veramente molto bella
brunello pompeo 21/02/2017 - 02:37
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ai ragione oggi è tutto inquinato è tutto un consumismo frenetico sporchiamo anche il della tua passeggiata
GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 20/02/2017 - 17:12
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A tratti dolente, ma energica e suggestiva. Una belle espressività la rende godibile e accessibile... per le svariate e incisive sfumature. Molto gradita e apprezzata
Francesco Gentile 20/02/2017 - 13:54
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