stando seduto dietro l’angolo, il tempo diventa più amaro.
I platani ti salutano con le loro foglie larghe.
I rami sembrano dei quintetti ad arco.
Blues, soffiando lento, bluesy.
Dietro all’angolo, vedi lo stipite e il fondo.
E la sera che è la notte, e che è piena di attesa.
Sassi lanciati per aria, come stelle comete.
In notturna, strascicare di fari.
Blues, leccando un muro, blues.
La via la vedi, dall’angolo.
A volte è scura, a volte è ondulata, a volte si muove.
La via è abbandonata.
Ci sono sempre un paio di cose che meritano il ricordo.
Blues, sulla punta delle dita, blues.
Puoi sempre chiederti perché non ci siamo lasciati
in quel momento, sorridendoci tra i denti,
su di un piano inclinato, sempre sospesi, sempre in lutto,
sempre consapevoli di tutto.
Blues che non conta, blues.
Mi sono chiesto perché non ci hai messo un post-it,
perché non ce l’hai ricordato, e ti sei messa le ghette di piombo,
ed armata del tuo sorriso migliore, non li hai nemmeno mostrato un anca,
al loro sussiego disarmante.
Blues di quelli che non dicono mai sì, blues.
Lo so il motivo per cui l’hai fatto, e perché lo fai,
e non è disperazione, dietro l’angolo, quando le foglie ti salutano,
con le loro mani larghe,
e tu le guardi così, di straforo, e le mandi a quel paese.
Blues, blues.
Voto: | su 4 votanti |