che sono morti.
Vivi nel corpo,
morti nell'anima.
La vita in loro
più non dimora.
La mente è vuota;
la meta
dispersa tra la nebbia;
il sé
annegato nell'oscurità.
Non sanno dove camminare,
non sanno cosa fare,
non sanno cosa pensare,
non sanno vivere,
poiché non sanno chi sono.
Sono fogli bianchi 
su cui si può scrivere tutto.
Sono libri 
dalle pagine vuote,
che si fanno bagnare 
da qualsiasi inchiostro. 
Soggiogabili.
Manipolabili
Ingannabili.
Vite incapaci
di scorrere da sole,
legate a fili 
che le manovrano. 
Vite troppo deboli
per rompere le catene.
Vite imprigionate da se stesse,
in celle da esse costruite,
con sbarre da esse erette.
Prigioni di impotenza,
pigrizia,
debolezza. 
Sanno camminare,
ma non sanno dove andare,
Non sanno quale suolo calpestare.
Restano seduti 
Sul ciglio della terra 
dai mille sentieri.
E la vita 
si imprigiona in un attimo 
bloccato,
suggellato,
spoglio 
secco. 
L'orologio dell'anima 
si ferma 
su un secondo morto. 
E quando il piede 
decide di avanzare,
la mano si stringe 
a quella di colui 
che calpesta il suolo 
più calpestato. 
E continua 
per il sentiero 
più tracciato,
più logoro,
senza conoscerne la meta. 
E se cambia
il sentiero,
cambia il loro cammino.
Vanno per andare,
non per essere.
Il loro passo è vuoto,
vagabondo.
Il loro equilibrio è fragile,
le loro gambe gracili. 
Un soffio di vento
li abbatte. 
Sono foglie cadute 
che seguono il vento,
incapaci di contrastarlo,
poiché non legate a niente.
Poesia scritta il 08/05/2017 - 17:18Voto:  |  su 3 votanti  | 
	

J.P Setracsed  
 09/05/2017 - 22:04 
  
  
margherita pisano  
 09/05/2017 - 18:47 
  
  
enio2 orsuni  
 09/05/2017 - 13:03 
  
mirella narducci  
 09/05/2017 - 10:41 
GIANCARLO   "LUPO" POETA  DELL  
 08/05/2017 - 18:16 
                        


