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LO SFRATTO

Lo sfratto


M’arivò lo sfratto, un brutto giorno.
Checco me disse de n’appartamento
da occupà, a Piazza Cinquecento
‘na bella casa, cor giardin’intorno.


Sfilai, la finestra der soggiorno
quello che viddi, me lassò sgomento
argenterie, quadri der Seicento
e lì feci ‘npasso, senza ritorno.


Buttai li stracci mia, ner secchione
riempii er camio, d’oggetti rari
li vennetti tutti a l’occasione


facenno tanti sòrdi, a filari
Così finì la vita d’accattone.
Ciò lo sfratto, ma giro cor Ferrari…


Gep© 2018




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Poesia scritta il 23/02/2018 - 01:11
Da Daniele Buratti
Letta n.1060 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


e vai cor vento tra li capelli Bura'
sarta chi zompa come se dice a roma
5*

enio2 orsuni 24/02/2018 - 13:00

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