Il giorno del giudizio
Dio girò lo sguardo…
oppur s’appisolò!
Fu un attimo…
un sole artificiale
precipitò dentro lo sguardo
fissando
il bagliore accecante
negli occhi stupefatti
di un bimbo spaventato
da lì all’eternità.
Seguì un vento rovente,
no, non lo definirei divino,
bruciava pelle e ossa:
se il diavolo esiste
quel dì egli era lì
a guidar l’intero inferno
sin dentro la città.
Poi solo urla strazianti
a soffocar qua e là
il silenzio irreale,
l’immenso smarrimento
di un popolo ormai spento.
Giorni, mesi e poi anni vissuti
senz’albe né tramonti,
chiedendosi se rinacque bella
come lo fu al tempo
dell’ultimo mio sguardo
la città cancellata
assieme ai miei occhi
nell’attimo fuggente
di uno sbattere di ciglia.
Vorrei incontrare il protagonista
dell’inumano scempio,
no, non la diabolica mente
che ideò l’ordigno
o l’eroico generale
che ordinò il decollo
e nemmeno il presidente
che prese su di sé
l’onere e l’onore
di opporre la sua firma,
ma l’aviatore che
premendo il tasto rosso
aprì le cateratte
degli inferi roventi.
Oh, quanto desidererei capire
che razza d’uomo è
il militare che
è d’uso ad ubbidir tacendo
senza porsi alcun perché!
Se lo potessi incontrare
lo inviterei a guardare
dentro le mie spente pupille,
gli mostrerei ferite
dell’animo e del corpo
per sempre in divenire.
E al fin gli chiederei
perché non si rifiutò d’aprire
le porte dell’inferno,
e come può l’animo umano
soprafatto
dalla codardia del soldato
sopportare un simile misfatto.
NOTA:
Esistono due modelli di codardia. Una buona, quella esercitata dal soldato che si rifiuta di sparare, getta le armi davanti al nemico (che non considera mai tale) s’arrende o fugge.
L’altra, quella cattiva, è messa in atto dal militare che per un malinteso senso dell’onore o del dovere, oppure per paura, esegue senza fiatare ogni ordine, financo il più infamante.
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Ciao Dave.
Giancarlo
Ciao Barbara.
Giancarlo
Ciao Teresa.
Giancarlo