Naufragio Solingo
Sorte maligna di pravi propositi,
Tu che, me, donasti alle impervie acque
Dei mari tempestosi,sì che nocchiero
Fui di picciol legno nel pien della tempesta.
Tu che, me, donasti alle impervie acque
Dei mari tempestosi,sì che nocchiero
Fui di picciol legno nel pien della tempesta.
E non mi salvaron la testa e le braccia
Ed il cuore ruggente, vinto dall'acque
Naufragai nell'immenso.
Ah, quanto infausta è la sorte de' deboli.
E vento e pioggia battea sul mio volto
Più dura di marmo o di ciò che distrugge.
Un pianto pietoso rivolsi in su'l cielo
Per chieder miseria a chi non ci ascolta.
Per dono ottenuto gonfiò la tempesta,
Le acque più forti squassavan la barca,
E piansi e urlai e imprecai inver lo cielo
Stanco di vivere e, assiem, di soffrire.
Nel pieno del pianto slocai la mia mente,
Pensando all'umano destino al soffrire;
Il dolore s'accheta nell'uman compassione
Pensando di esser, nel dolor, men solo.
Poesia scritta il 22/10/2013 - 13:12
Da Frank Balen
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