E’ strano vederti lì, con i tuoi trent'anni beffardi che mi dici:
“Io non ci riesco”.
E’ strano accettare ciò:
Hai dimenticato come si pedala.
Hai dimenticato come si vive sulla bicicletta.
Il vento che pettina i capelli, il brusio dei freni,
La bellezza di una velocità che rilassa,
Una velocità lenta.
Allora io dico:
“Pedala, pedala!”.
La paura,
La paura ti sta fregando l’anima.
La prima volta cadi;
ed è strano vederti cadere a trent'anni.
Dietro di noi il mare si gonfia.
Il mare ride divertito, ha preso le abitudini degli uomini sordi,
Ha dimenticato cos'è l’amore.
Sputa onde altre tre metri piene di sale, e di sassi, e di sabbia.
Di ambizioni dorate.
Il rumore dei soldi supera di gran lunga il battito del cuore.
Io ripeto preoccupato:
“Pedala che le onde sono dietro di te, la tempesta ci ha raggiunto”.
La sabbia è un macigno, non si riesce più a pedalare,
e adesso nuotiamo, le biciclette sono sul fondale pieno di pesci silenziosi.
Il mare ci ha divorato.
Così succede che la prima volta cadi, ma la seconda rischi di annegare.
Ci sono i gabbiani sopra le nostre teste e nuvole senza una destinazione.
Nel silenzio di chi annega, inizi a nuotare.
Così,
La terza volta apri gli occhi e ricordi chi sei:
“ Io ho trent'anni e so ascoltare il mio cuore”.
E poi,
Il mare s’addorme, il Sole si sveglia e spaventa le nuvole.
I gabbiani rispettano.
I raggi si muovono e la bici avanza.
“Non hai dimenticato” dico io, “Hai soltanto paura di un mondo che non vuole più ascoltare le piccole cose piene di dettagli e di tutte le forme d'amore”.
“Io non ci riesco”.
E’ strano accettare ciò:
Hai dimenticato come si pedala.
Hai dimenticato come si vive sulla bicicletta.
Il vento che pettina i capelli, il brusio dei freni,
La bellezza di una velocità che rilassa,
Una velocità lenta.
Allora io dico:
“Pedala, pedala!”.
La paura,
La paura ti sta fregando l’anima.
La prima volta cadi;
ed è strano vederti cadere a trent'anni.
Dietro di noi il mare si gonfia.
Il mare ride divertito, ha preso le abitudini degli uomini sordi,
Ha dimenticato cos'è l’amore.
Sputa onde altre tre metri piene di sale, e di sassi, e di sabbia.
Di ambizioni dorate.
Il rumore dei soldi supera di gran lunga il battito del cuore.
Io ripeto preoccupato:
“Pedala che le onde sono dietro di te, la tempesta ci ha raggiunto”.
La sabbia è un macigno, non si riesce più a pedalare,
e adesso nuotiamo, le biciclette sono sul fondale pieno di pesci silenziosi.
Il mare ci ha divorato.
Così succede che la prima volta cadi, ma la seconda rischi di annegare.
Ci sono i gabbiani sopra le nostre teste e nuvole senza una destinazione.
Nel silenzio di chi annega, inizi a nuotare.
Così,
La terza volta apri gli occhi e ricordi chi sei:
“ Io ho trent'anni e so ascoltare il mio cuore”.
E poi,
Il mare s’addorme, il Sole si sveglia e spaventa le nuvole.
I gabbiani rispettano.
I raggi si muovono e la bici avanza.
“Non hai dimenticato” dico io, “Hai soltanto paura di un mondo che non vuole più ascoltare le piccole cose piene di dettagli e di tutte le forme d'amore”.
Poesia scritta il 02/05/2019 - 12:58
Da Bruno Gais
Letta n.885 volte.
Voto: | su 4 votanti |
Commenti
Bellissima
Maria Isabel Mendez 02/05/2019 - 22:20
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forse, hai ragione
cadi, anneghi, ti osservi...
compiutamente, cominci a vivere
cadi, anneghi, ti osservi...
compiutamente, cominci a vivere
laisa azzurra 02/05/2019 - 19:48
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A me piace come scrivi,catturi e crei interesse!
Grazia Giuliani 02/05/2019 - 19:13
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