È giunta ad una svolta
in un attimo ha saputo.
È un essere mortale
ad un angolo di strada
ferito e condannato.
È del corvo la sua bocca
e di sangue piange ora
quel suo occhio.
È sgomento e guarda storto
volta il capo sul mio grembo,
la sua stella ora si sfila
e guizza via.
L'universo non è forse
onde calme, mareggiate
e strappi a morsi
nella terra?
Di tormenti in tormenta
di pace, di bonaccia.
Questo mare universale
quando muori lo sorvoli.
in un attimo ha saputo.
È un essere mortale
ad un angolo di strada
ferito e condannato.
È del corvo la sua bocca
e di sangue piange ora
quel suo occhio.
È sgomento e guarda storto
volta il capo sul mio grembo,
la sua stella ora si sfila
e guizza via.
L'universo non è forse
onde calme, mareggiate
e strappi a morsi
nella terra?
Di tormenti in tormenta
di pace, di bonaccia.
Questo mare universale
quando muori lo sorvoli.
Poesia scritta il 10/03/2024 - 19:36
Da Anna Cenni
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Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Grazie di cuore Mary!
Anna Cenni 11/03/2024 - 22:18
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Sempre brava nelle tue opere
Mary L 11/03/2024 - 21:41
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Forse, fu per udire il suono dell'universo che Leonardo guardando un nibbio, si costruì una macchina volante, ora solo gli alianti, possono udire il rumore dell'inconoscibile.
Questo mi hai fatto ora venire in mente scrivendo, tu Mirko. E ti ringrazio di cuore.
Questo mi hai fatto ora venire in mente scrivendo, tu Mirko. E ti ringrazio di cuore.
Anna Cenni 11/03/2024 - 20:12
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Il nero passaggio alato dal giorno alla notte sorvola
il mare del silenzio dove si
stendono le colline del vuoto, morbido come la seta
accanto alla mia macchina da volo
con le sue ali
di ossa di balena e la copertura in fine cartamoneta.
Lì per lì non ho subito
inteso che la notte desse
la caccia alla mia pena
inaspettatamente, saltando
fuori da un’onda il buio
e nuotando, così, distante dall’ora di cena.
Verosimilmente desto,
arenato sulla spiaggia quel nero piumaggio
siedo a lui, mesto, accanto.
Il silenzio canta
parole antiche
e l’uomo non le ode, perché sordo oramai al canto.
il mare del silenzio dove si
stendono le colline del vuoto, morbido come la seta
accanto alla mia macchina da volo
con le sue ali
di ossa di balena e la copertura in fine cartamoneta.
Lì per lì non ho subito
inteso che la notte desse
la caccia alla mia pena
inaspettatamente, saltando
fuori da un’onda il buio
e nuotando, così, distante dall’ora di cena.
Verosimilmente desto,
arenato sulla spiaggia quel nero piumaggio
siedo a lui, mesto, accanto.
Il silenzio canta
parole antiche
e l’uomo non le ode, perché sordo oramai al canto.
Mirko D. Mastro 11/03/2024 - 19:53
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Grazie infinite Francesco!
Anna Cenni 11/03/2024 - 13:11
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L'universo è tutto quello che tu dici in maniera impeccabile, con sullo sfondo quella figura un pò spettrale che aleggia. Sempre di alto livello le tue opere, ciao
Francesco Scolaro 11/03/2024 - 10:03
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