Freddi rintocchi d'estati
sulle palpebre rosse,
venti dell'est
che pervadono il mio corpo,
ma la lucentezza del mattino
si è bevuta il terreno.
sulle palpebre rosse,
venti dell'est
che pervadono il mio corpo,
ma la lucentezza del mattino
si è bevuta il terreno.
Le campane celestiali mi ricordano
che sono figlio del mio tempo,
che trascorro questo tragitto
come una clessidra
che non vede l'ora di spegnersi
e ingoiare di nuovo
la sua sabbia.
Gli enormi blocchi
formati dagli scogli del mare
mi incitano a varcare
il muro d'ebano,
alzati ai quattro venti
le chiamate del gruppo di angeli,
un soccorso temporaneo
nel vuoto celebrale.
Bianche le scritte
su quel muro d'orrore
che la civiltà ha mangiato, bevuto
e sonnecchiato abbastanza
per dimenticarsi del luogo
da cui siamo giunti.
I rintocchi caldi dell'inverno,
la porta del paradiso,
l'accoglienza dello spirito alato,
alla fine un serpente piumato
nacque.
Poesia scritta il 26/09/2014 - 19:32
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Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Grazie Chiara :)
Lorenzo Arcaleni 30/09/2014 - 19:14
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Intima e con immagini molto forti, buona serata Lorenzo!!
Chiara B. 30/09/2014 - 18:01
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