E' una strana malattia la mia,e dipendenza dal mare, causata da una esperienza personale.
Non basta semplicemente che io mi avvicini al mare, sento il bisogno di immergermi in lui, è come un martello pneumatico che batte forte alla mente.
Un giorno scendendo nelle sue profondità, sentii strani suoni, sembravano tante arpe suonate da sirene, ma erano solo rumori del silenzio che accompagnava la mia immaginazione...
guardai il mio profondimetro: quaranta metri.
Mi persi davanti ad un scenario mai visto... un infinità di colori su una superficie rocciosa, con tanti fiori di ogni tipo; al mio avvicinarmi alcuni si chiudevano, altri si sbriciolavano tra le mani.
Quanta meraviglia, vorrei poter scrivere queste sensazioni così, come le provai insieme a tante creature curiose più di me, che si mostravano nella loro bellezza.
All'improvviso davanti a me: scorsi due grandi occhi che mi guardavano.
Furono attimi di terrore, perché non individuando la creatura, il mio pensiero corse a uno squalo. La paura mi assalì, il cuore sembrava voler uscire fuori dal petto.
Pensai al peggio.
Ma non era uno squalo, quegli occhi sorridenti... appartenevano ad un delfino che cominciò a girarmi intorno curioso.
Mi avvicinai per toccarlo, carezzarlo, e lui si lasciò toccare, mi invitava al gioco spingendomi col muso.
Per me si trattava di un gioco pericoloso perché la sua forza incontrollata mi spingeva forte verso la superficie, mentre io avevo bisogno di tempo per procedere alle mie compensazioni.
Le sue intenzioni erano pacifiche, ma per me era pur sempre un pericolo.
Costretto, lo spaventai con le bolle d'aria dell'erogatore.
Mi pianse il cuore ma fu la mia salvezza, per poco quel gioco non si è trasformò in tragedia.
Da questa esperienza è iniziata la mia malattia.
Non c'è cura se non quella di immergermi nelle profondità del mare, scaricare tutte le tensioni parlando col silenzio.
Qui trovo la mia serenità, la completezza del mio essere.
Non basta semplicemente che io mi avvicini al mare, sento il bisogno di immergermi in lui, è come un martello pneumatico che batte forte alla mente.
Un giorno scendendo nelle sue profondità, sentii strani suoni, sembravano tante arpe suonate da sirene, ma erano solo rumori del silenzio che accompagnava la mia immaginazione...
guardai il mio profondimetro: quaranta metri.
Mi persi davanti ad un scenario mai visto... un infinità di colori su una superficie rocciosa, con tanti fiori di ogni tipo; al mio avvicinarmi alcuni si chiudevano, altri si sbriciolavano tra le mani.
Quanta meraviglia, vorrei poter scrivere queste sensazioni così, come le provai insieme a tante creature curiose più di me, che si mostravano nella loro bellezza.
All'improvviso davanti a me: scorsi due grandi occhi che mi guardavano.
Furono attimi di terrore, perché non individuando la creatura, il mio pensiero corse a uno squalo. La paura mi assalì, il cuore sembrava voler uscire fuori dal petto.
Pensai al peggio.
Ma non era uno squalo, quegli occhi sorridenti... appartenevano ad un delfino che cominciò a girarmi intorno curioso.
Mi avvicinai per toccarlo, carezzarlo, e lui si lasciò toccare, mi invitava al gioco spingendomi col muso.
Per me si trattava di un gioco pericoloso perché la sua forza incontrollata mi spingeva forte verso la superficie, mentre io avevo bisogno di tempo per procedere alle mie compensazioni.
Le sue intenzioni erano pacifiche, ma per me era pur sempre un pericolo.
Costretto, lo spaventai con le bolle d'aria dell'erogatore.
Mi pianse il cuore ma fu la mia salvezza, per poco quel gioco non si è trasformò in tragedia.
Da questa esperienza è iniziata la mia malattia.
Non c'è cura se non quella di immergermi nelle profondità del mare, scaricare tutte le tensioni parlando col silenzio.
Qui trovo la mia serenità, la completezza del mio essere.
Racconto scritto il 21/02/2015 - 19:55
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Voto: | su 4 votanti |
Commenti
Caro amico Giacomo, vorrei essere bravo come te per descrivere l'emozione che si prova quando si fanno certi incontri. Col tempo forse arriverò hai tuoi livelli. Un caro saluto. Ciao
donato mineccia 21/02/2015 - 21:27
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Grazie Gio Vigi, non so se e un male o un bene il fatto che sono un dipendente del mare. La serenità che ce nel profondo blu,
e inspiegabile, o quanto meno servirebbero centinaia di pagine... solo per capire, e non comprendere quello che si prova. Un abbraccio
e inspiegabile, o quanto meno servirebbero centinaia di pagine... solo per capire, e non comprendere quello che si prova. Un abbraccio
donato mineccia 21/02/2015 - 21:19
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Dimenticavo...meriti un eccellente perché hai saputo far comprendere la nostra "dipendenza" e l'hai fatto molto bene. ciaociao
. Focus 21/02/2015 - 20:54
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Bravo Donato, gran bel racconto...mi hai fatto rivivere tante immersioni, ed ogni volta è come se fosse la prima... poi certi incontri lasciano il segno. Per me è stata la Foca Monaca, all'isola di Milos...posterò il racconto, prima o poi. Un abbraccio a te e al tuo, anzi nostro, mare. ciaociao
. Focus 21/02/2015 - 20:53
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Sei fortunato, Donato, hai incontrato un delfino. Mi piacerebbe toccarlo, stare in vasca con lui. Immagino le cose che vedi, lì sotto! Beh, anche questa è passione: godila ma con prudenza.
Ciao...
Ciao...
Gio Vigi 21/02/2015 - 20:49
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