“Mi chiusi la porta alle spalle, non ricordo se sbattendola, ma mi ritrovai fuori sulle scale, sola, lasciando dentro gli altri.
In quell’attimo di massimo silenzio, di sconfitta e di sconforto, se avessi avuto un minimo ripensamento e mi fossi voltata per rientrare, so che avrei trovato la porta già sprangata, murata contro il male che rappresentavo.
Una volta fuori presi la macchina e nel buio vagai verso il mare con la vista annebbiata dal dolore e dalle lacrime, dal risentimento e dalla morte a cercare sostegno e complicità, sperando che almeno il mare ed il vento mi abbracciassero e mi coccolassero.
Una vita insieme fatta di risate, di strada, di dure salite e soste gioiose, di condivisione, di incomprensioni e di chiarimenti, di progetti e di crescita.
Tutto finito. Finito. Finito.
Io non ero piu’ niente. Non per loro che si erano liberati di me, e forse non ero piu’ niente neanche per me stessa che ormai mi svuotavo ogni giorno di piu’, la mia anima ed il mio corpo che si raggrinzivano sotto il peso del dolore e della solitudine: che coppia….dolore e solitudine…stavo soccombendo, mi muovevo con occhi spenti in mezzo a questa melma, senza trovare una mano che mi riportasse alla luce, nell’indifferenza di coloro che erano state tra le persone piu’ importanti, i miei “amici”, forti nella loro comune omertà.
Ho pagato cara la mia presunzione, la mia finta potenza racchiusa da una corazza dura e falsamente impenetrabile. Sono stata rigida ed aspra per nascondere la mia debolezza, la mia timidezza e l’incapacità di chiedere aiuto, e nessuno è stato talmente sensibile e attento da capirlo, anzi, tutta la mia passione e dedizione di tanti anni è stata ignorata, inghiottita in fretta come un boccone sgradevole a cui si fa seguire una bella sorsata d’acqua per scordare tutto e sperando in un rutto liberatorio che metta fine al malessere.
Sono andata avanti, come gli altri del resto, ho fatto la mia strada da sola, trasformando i ricordi in lacrime e alimentandomi con esse, che diventavano sempre piu’ salate, e tramutando le lacrime in cibo per la mia anima, sempre così all’erta verso nuove sensazioni, ma sempre molto remota e nascosta.
Ho imparato tante cose, che forse esistono i conoscenti e non gli amici, che il mondo è pieno di persone di cui non conosco a volte neanche il nome, ma capaci di entrare nel mio cuore con il calore e la semplicità di un fuoco, con gesti nobili e silenziosi che riescono ad alleviare il mio disagio e che non pretendono niente in cambio.
Ho ancora una dura corteccia e sono gelosa di ciò che mi sono costruita impastando le pietre con le lacrime, è difficile entrare nel mio cuore, ma è pur vero che una volta entrati non se ne esce facilmente. E il mio cuore è molle, ma solo pochi lo sanno…
Ho imparato a sorridere piu’ spesso e a gioire di ogni attimo e di ogni cosa e gesto ordinario, ad avere piu’ rispetto, a chiedere scusa…
Sono cresciuta ma sono ancora quella persona su cui si poteva contare, quella che “pone il proprio onore nel meritare fiducia” e sono ancora sensibile come quella sera in cui il rifiuto è stato peggio di una pugnalata, ma sono consapevole che esistono altre porte che nessuno vorrà chiudermi alle spalle”.
In quell’attimo di massimo silenzio, di sconfitta e di sconforto, se avessi avuto un minimo ripensamento e mi fossi voltata per rientrare, so che avrei trovato la porta già sprangata, murata contro il male che rappresentavo.
Una volta fuori presi la macchina e nel buio vagai verso il mare con la vista annebbiata dal dolore e dalle lacrime, dal risentimento e dalla morte a cercare sostegno e complicità, sperando che almeno il mare ed il vento mi abbracciassero e mi coccolassero.
Una vita insieme fatta di risate, di strada, di dure salite e soste gioiose, di condivisione, di incomprensioni e di chiarimenti, di progetti e di crescita.
Tutto finito. Finito. Finito.
Io non ero piu’ niente. Non per loro che si erano liberati di me, e forse non ero piu’ niente neanche per me stessa che ormai mi svuotavo ogni giorno di piu’, la mia anima ed il mio corpo che si raggrinzivano sotto il peso del dolore e della solitudine: che coppia….dolore e solitudine…stavo soccombendo, mi muovevo con occhi spenti in mezzo a questa melma, senza trovare una mano che mi riportasse alla luce, nell’indifferenza di coloro che erano state tra le persone piu’ importanti, i miei “amici”, forti nella loro comune omertà.
Ho pagato cara la mia presunzione, la mia finta potenza racchiusa da una corazza dura e falsamente impenetrabile. Sono stata rigida ed aspra per nascondere la mia debolezza, la mia timidezza e l’incapacità di chiedere aiuto, e nessuno è stato talmente sensibile e attento da capirlo, anzi, tutta la mia passione e dedizione di tanti anni è stata ignorata, inghiottita in fretta come un boccone sgradevole a cui si fa seguire una bella sorsata d’acqua per scordare tutto e sperando in un rutto liberatorio che metta fine al malessere.
Sono andata avanti, come gli altri del resto, ho fatto la mia strada da sola, trasformando i ricordi in lacrime e alimentandomi con esse, che diventavano sempre piu’ salate, e tramutando le lacrime in cibo per la mia anima, sempre così all’erta verso nuove sensazioni, ma sempre molto remota e nascosta.
Ho imparato tante cose, che forse esistono i conoscenti e non gli amici, che il mondo è pieno di persone di cui non conosco a volte neanche il nome, ma capaci di entrare nel mio cuore con il calore e la semplicità di un fuoco, con gesti nobili e silenziosi che riescono ad alleviare il mio disagio e che non pretendono niente in cambio.
Ho ancora una dura corteccia e sono gelosa di ciò che mi sono costruita impastando le pietre con le lacrime, è difficile entrare nel mio cuore, ma è pur vero che una volta entrati non se ne esce facilmente. E il mio cuore è molle, ma solo pochi lo sanno…
Ho imparato a sorridere piu’ spesso e a gioire di ogni attimo e di ogni cosa e gesto ordinario, ad avere piu’ rispetto, a chiedere scusa…
Sono cresciuta ma sono ancora quella persona su cui si poteva contare, quella che “pone il proprio onore nel meritare fiducia” e sono ancora sensibile come quella sera in cui il rifiuto è stato peggio di una pugnalata, ma sono consapevole che esistono altre porte che nessuno vorrà chiudermi alle spalle”.
Racconto scritto il 20/03/2015 - 14:42
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Voto: | su 12 votanti |
Commenti
Si, Spartaco, c'ero, ma ero un topolino impaurito!
Hai visto che incontri t'ho fatto fare oggi??
Ciao!
Hai visto che incontri t'ho fatto fare oggi??
Ciao!
Millina Spina 24/07/2016 - 16:50
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bellooooooo...letto adesso lo si capisce di più...caspita, ma tu eri qui quando io ero Focus...noto che ci sono ancora i miei acerrimi detrattori, VIGI, Curatola, quindi prima che ci bannassero tutti quanti...ciaociao, grande Millina 5 stelle, molto emotivo questo pezzo. 5 stelle
Spartaco Messina 24/07/2016 - 15:43
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E' la prima volta che ti leggo...ho trovato il tuo racconto molto ben scritto, scorrevole e molto reale! Brava Millina, Buona giornata,
Chiara B. 08/04/2015 - 11:18
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Grazie di cuore Gio, Nino e Luciano Rosario.
Buona Pasqua a tutti!
Buona Pasqua a tutti!
Millina Spina 04/04/2015 - 18:55
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Millina complimenti. Luciano
luciano rosario capaldo 04/04/2015 - 17:46
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Bel racconto,scorrevole e di facile comprensione,scritto con armonia e proprietà di linguaggio.Un'opera magistrale che non è semplice scrivere.Bravissima davvero.Ciao
Nino Curatola 21/03/2015 - 10:51
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Spesso veniamo delusi proprio da chi abbiamo tanto amato e creduto sincero, di sentimento, nei nostri confronti. Però le bastonate aiutano a crescere e a fortificare. Molto piaciuta. Ciao...
Gio Vigi 20/03/2015 - 17:57
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