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Il mio nome è Ralph

Ralph.
Mi chiamo così, Ralph.
Un nome che odio. Un nome che detesto profondamente.
Si scrive Ralph ma si legge "Ralf". Basta sentire il suono che emette quando si pronuncia in bocca per farmi
rabbrividire. Non potevano i miei genitori chiamarmi in un altro modo? Chessò io, tipo Giorgio!?
Oppure Luca, visto che viviamo in Italia. Un nome classico insomma. Ma perchè proprio Ralph? Che tristezza. Che tedio.
Ogni giorno della mia vita a sopportare questo peso , dalla mattina alla sera, da casa a lavoro.
"Ralph!! Svegliati !!"
"Ralph , mi passi per cortesia quella matita?"
"Ralph, oggi vado in palestra, passi tu a prendere i bambini?"
Ricordo che quando andavo a scuola mi vergognavo da matti nel momento in cui l'insegnante, prima
di iniziare la lezione, faceva l'appello con la sua voce stridula e petulante.
"Rossi?"
"Presente"
"Donati?"
"Presente"
"Germano?"
"Eccomi!"
"Ralph Turano?"
Eh grazie, a tutti gli altri solo per cognome e invece a me devi per forza sottolineare che ho un nome
assurdo! No no , ma grazie mille! Stronza!
Immaginate dunque la mia vita scolastica ai tempi delle medie, quando ancora avevo in testa quel bellissimo
cespuglio di riccioli biondi e quegli occhiali da sfigato simili a fondi di bottiglia.
Ricordo che c'era un ragazzino viziato più grande di me, Simone Vartullo, che era ossessionato dal mio
strambo nome e ogni volta che mi incontrava nei corridoi mi guardava come se fossi uno straniero e mi canticchiava:
"Ralph Ralph, piccolo Ralph , ma che nome buffo che ha? il piccolo Ralph"


Lo odiavo.

Ma non era l'unico a suscitare in me la vergogna più totale, in classe ero bersagliato da continue battutine di poco gusto, e naturalmente le ragazze non mi degnavano neanche di uno sguardo.
V'immaginate a tenersi per mano con uno che di nome fa Ralph? NON SIA MAI!
Già, quanta solitudine.
E le ragazze poi.. Per anni ho provato in tutti i modi di mettermi in mostra, cercando di trovare un modo per sdrammatizzare sul mio nome, ma più tentavo di nasconderlo e più mi mettevo in ridicolo.
Una volta provai un approccio disperato con Giulia Favella, una delle fanciulle più graziose della scuola.
Mi batteva sempre forte il cuore quando la incrociavo per i corridoi, con quei capelli lunghi neri che le scendevano sulle spalle e quegli occhi vitrei pieni di luce! Mi avvicinai a lei dopo la lezione di italiano, era vicina al muro con un paio di amiche e spostava quei lussuosi capelli con un gesto da diva lasciandomi
letteralmente senza fiato. Quando mi vide paralizzato davanti a lei, con il mio sorriso da ebete e i miei occhiali da muflone strabico,
le scappò una piccola risata imbarazzata e pronunciò quella frase che mi segnò per il resto della vita:
"Cosa c'è, Ralph?? Ti sei perso, Ralph?"
Il modo in cui sottolineò il mio nome fu come una coltellata nel petto. Lo pronunciò accentuando la R in modo da renderlo ancora più fastidioso e snervante, ripetendolo per ben due volte come per renderlo ancora più ridicolo.
"RRRRRalph".
Le sue amiche si misero a ridere e io scappai con la coda tra le gambe, sentendo una lacrima scendere sulla guancia rossa dalla vergogna.
Passò tanto tempo prima di riuscire a rivolgere ancora la parola ad una ragazza. Erano gli anni delle prime volte e io mi sentivo sempre più fuori dal mondo, passando le giornate a casa a leggere libri per cercare di immedesimarmi in altri personaggi ai quali la vita aveva dato più fortuna. Immaginavo di avere un'identità nascosta
come i grandi eroi dei fumetti e uscire la notte con il mio mantello nero e la maschera che mi avrebbe donato una nuova personalità, così da potermi sentire finalmente un'altro uomo.
Una mattina di ottobre stavo percorrendo la solita strada per arrivare a scuola. Le foglie rossicce coprivano come un manto soffice il duro asfalto sotto ai miei piedi. Ero intento a fare attenzione a non scivolare su quelle foglie quando una voce dietro di me mi chiamò per nome. Ma per la prima volta nella mia bizzarra vita
non mi diede fastidio sentirlo pronunciare in quel modo così dolce e senza alcuna ironia nascosta.
Mi girai e la vidi rimanendo immobile, ancora estasiato da quella strana e nuova sensazione.
"Ciao! Scusami ti ho spaventato?"
"Ciao! No no figurati!"
"Sei Ralph giusto?"
"Si, Sono io.. Ralph.. ci conosciamo?"
"Andiamo nella stessa scuola, ti ho visto qualche volta all'uscita"
"Ah.. ok"
Non sapevo bene cosa dire visto che era la prima volta che una ragazza veniva di sua spontanea volontà a parlarmi.
Lei mi guardava in un modo diverso da tutti gli altri, come se fossi un'altra persona, ma ero proprio io lì davanti a lei.
"Come fai a sapere il mio nome?"
"Be un nome come il tuo difficilmente passa inosservato.." Sorrise abbassando gli occhi. "Piacere comunque, io mi chiamo Silvia".


Da quel giorno cambiai radicalmente modo di vivere, anche se nel corso degli anni molte persone ancora storcevano il naso incuriositi nel sentire il mio particolare nome e anche se continua a darmi particolarmente sui nervi,
da un lato lo devo ringraziare, perchè fu proprio grazie a quello strambo nome che Silvia si incuriosì di me, innamorandosi, ed ora è la madre dei miei splendidi figli.



Morale. Non bisogna mai fermarsi davanti ad un problema. Dal più piccolo al più grande che sia, ci sarà sempre qualcuno che saprà andare oltre e vedere tutto il meglio che c'è in noi, perchè anche un difetto può diventare un vantaggio.




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Racconto scritto il 27/03/2015 - 11:39
Da Axel Super Tramp
Letta n.1146 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Mi sono dimenticato di controllare la stesura mea culpa!
Mi fa piacere che questo racconto sia piaciuto !

Axel Super Tramp 30/03/2015 - 10:04

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Racconto molto piaciuto!
Me lo aveva promesso che la sua nuova storia, mi sarebbe piaciuta!
Bravo! Stavolta, il mio voto è molto buono!
Una piccola domanda: perché spesso va a capo prima della fine della riga?

Maria Valentina Mancosu 29/03/2015 - 21:07

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L'ho trovato leggero e divertente, scritto bene.
Bravo! Ciao...

Gio Vigi 28/03/2015 - 20:06

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