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Jashira

Il mio incontro con Jashira risale a dieci anni fa.
Quel giorno volevo visitare un sito archeologico indiano perché mi era stato detto che conservava tutta l’energia spirituale degli sciamani che l’avevano abitato nell’antichità. Non sapevo dell’esistenza di un villaggio per cui lo paragonai a uno specchietto luminoso e beffardo usato per attirare e ingannare i turisti. Passai attraverso un’apertura nello steccato convinta di trovarmi davanti qualcuno incaricato di incassare il prezzo del biglietto per la visita. Attesi alcuni minuti prima di proseguire. Solamente quando non incontrai bazar e negozi di souvenir iniziai a osservare con curiosità quanto mi circondava. Le persone mi apparvero all’improvviso reali, vere, concentrate nelle loro faccende quotidiane. Tutte tranne una che se ne stava immobile, seduta in attesa. Mi avvicinai e lei mi sorrise. Il suo sguardo mi magnetizzò e io mi lasciai cadere in ginocchio. Subito mi fece cenno di mettere un cuscino sotto le gambe: la tensione e la stanchezza lentamente si dissolsero scivolando verso il terreno.
- La Madre Terra ha recepito il tuo sfinimento e lo ha accolto per trasformarlo con il Suo Amore. Sei venuta per dimenticare i tuoi progetti o per cercare qualcuno che ti dica come realizzarli? – mi chiese la donna.
Non mi mossi, non parlai, non strabuzzai gli occhi per la sorpresa nel sentire le sue parole tanto veritiere perché il tono della voce mi convinse di essere in presenza di una persona speciale. D’impulso tolsi il cuscino e tentai di assumere la posizione loto poi stesi le mani e le appoggiai sopra le sue. Sentii una corrente di energia passare da lei a me per una decina di secondi e un’esplosione di gioia partire dal centro del mio stomaco e raggiungere la testa. I miei occhi si bagnarono di lacrime che lasciai scorrere senza opporre resistenza. Jashira iniziò a disegnarmi dei cerchi su ciascun palmo poi mi massaggiò l’incavo della gola con movimenti delicati, ma precisi. Infine ritornò alle mani, al dorso. Le lacrime cessarono di sgorgare e io mi sforzai di non chiudere gli occhi, di non cedere alla sonnolenza che mi aveva assalito all’improvviso: fu inutile, mi afflosciai e mi addormentai.
Il momento del risveglio rimarrà sempre vivo nella mia memoria. Ero sola, in un villaggio indiano lontano dall’albergo in cui alloggiavo ed era scesa la sera. Dovevo aver dormito almeno tre ore e tutto faceva supporre che mi sarei ritrovata tremante di freddo e spaventata, ma non fu così. Jashira era lì a vegliare sul mio sonno. Ero tranquilla, in pace con me stessa, senza ansie per essere in una situazione che non avevo preventivato. La mia mente razionale si destò per analizzare, vagliare e cercare, come d’abitudine, di porre un sigillo di pessimismo al contesto. Ripensai alle problematiche che mi assillavano in quei giorni e con mia sorpresa trovai il vuoto. Interrogai la donna che aprì le labbra in un sorriso e rispose.
- Sei arrivata con un peso che opprimeva la tua anima, il tuo corpo ne era avvelenato e il tuo passo risultava pesante, rallentato. Quando i fili che di nascosto ti tiravano di qua e di là si sono spezzati sei crollata e questo ti ha permesso di riposare veramente. Adesso il tuo corpo, la tua mente e il tuo spirito sono ripuliti, privi di appesantimenti così tu puoi fare le tue valutazioni e capire se il lavoro che vorresti accettare fa davvero per te.
Jashira mi zittì con un cenno della mano e senza fornirmi una qualche spiegazione mi congedò. In quel momento mi sentii sola e abbandonata, priva di sostegno. Mi alzai, ritornai alla macchina e quindi all’albergo. Stanca precipitai in un sonno profondo, libero dalla morsa degli incubi che ultimamente mi attanagliavano durante la notte. Il mattino successivo trovai chiarezza nelle mie idee per ponderare le mie possibilità e scegliere ciò che ritenevo il meglio per me.


Da allora ritorno al campo ogni volta che ne ho la possibilità per capire meglio la mia vita e valutare le opportunità che mi si prospettano. Jashira è una donna indiana. I suoi occhi sono scuri, profondi e non si riesce mai a penetrare oltre la superficie; le trecce spruzzate abbondantemente di grigio e abbellite da cordoni colorati all’inizio le consideravo buffe e inadeguate a una donna di quell’età, ma poi mi sono detta che non immagino nemmeno quanti anni abbia perché il sorriso è di un’adolescente mentre le rughe profonde indicano che ha preso su di sé le ansie e le angosce di generazioni di donne. Jashira indossa tuniche di stoffa grezza dal taglio semplice, a disegni vivaci trattenute in vita da una cintura di corde intrecciate a mano. È sempre scalza, seduta a gambe incrociate davanti al suo tepee.
In tutti questi anni non mi ha mai abbandonata e con i segreti appresi dalle donne della sua famiglia mi ha sempre aiutata. Usa erbe e massaggi, tisane e pietre, ma soprattutto il potere della parola per trasmettere la pace e la serenità che lei ha conquistato tempo fa. Non mi rivela mai i “poteri” sottesi agli strumenti che usa perché, come mi rammenta sempre, sono io che devo trovare dentro di me la Fede per raggiungere ciò che voglio, con i miei mezzi e con i miei tempi.




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Racconto scritto il 22/06/2015 - 16:57
Da Magia 66
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