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La prostituta

LA PROSTITUTA


Erano le nove e trenta quando Molly si affacciò alla finestra. Un sole primaverile illuminava gli edifici che fiancheggiavano la via principale.
Quella mattina si sentiva strana. Eppure aveva dormito per sette ore filate, dopo aver finito il lavoro nel saloon e congedato il giovane dai capelli rossi.
L’aveva fatto salire in camera. Ma poi… Non ricordava la sua uscita. Rivedeva quel bel viso avvicinarsi al suo, gli occhi azzurri scavare dentro la sua anima. E poi quelle mani delicate accarezzarla lungo i fianchi. Ricordava di avere guardato l’orologio quando, in preda a un languido rilassamento, si era tirata la coperta sulle spalle. Ma non riusciva a ricostruire il distacco del giovane dal volto gentile e dalla barbetta rossiccia.
Molly si irrigidì nel vedere il signor McNey, affacciato all'uscio dell'emporio, che si accendeva la pipa. Lui e la moglie Jennifer capeggiavano la schiera di persone che volevano cacciarla dalla cittadina; la consideravano una specie di incarnazione del diavolo. Poi si rilassò, accarezzata dall'idea che non li avrebbe incontrati mai più.
Accostò i battenti della finestra e andò a guardarsi nello specchio. Due borse appena accennate sotto gli occhi verde chiaro. Per il resto il suo viso, incorniciato da biondi boccoli, conservava la freschezza di una donna non ancora trentenne.
Rappresentava una grande opportunità per lei la California. Non la conosceva nessuno là; l’attestato di infermiera poteva significare una nuova vita, pulita. Si sarebbe lasciata alle spalle un manipolo di persone grette, un paese che non aveva niente da offrire. Forse si sarebbe sposata.


Bussarono alla porta.
- Avanti.
- Allora, sei decisa? – domandò l’uomo sulla soglia. Indossava una lunga giacca elegante sopra un panciotto di seta luccicante. Era tozzo, dall’aspetto volgare ma portava con disinvoltura quell’abito ricercato.
- Sì, signor Spillane, nessun ripensamento. La diligenza per Reno partirà fra due ore.
L’uomo assunse un’espressione di rammarico. Teneva in mano una tuba di panno pregiato.
- Comunque nessuno mi rimpiangerà, qui a Elko – proseguì la donna.
- Non è vero, Molly.
- Già, qualche cavaliere solitario, qualche scapolo e qualche marito deluso... Di me ricorderanno solo le gambe, i fianchi, le tette…
- Anche la tua voce – la interruppe Spillane. Sei una brava cantante, non solo un'abile intrattenitrice.
Molly si lasciò cadere su una sedia e sospirò. – Siete stato buono con me, e vi ringrazio. L’unico, forse, in questa cittadina fetente. – Stava per chiedergli del cliente sconosciuto della sera prima, ma si trattenne. – Mi avete trattato bene, nel vostro locale. Ed è grazie a voi che posso disporre di un discreto gruzzolo. Una parte la ritirerò oggi; l’altra la trasferirò in una banca di Sacramento o di San Francisco.
Spillane fece un passetto avanti. – Molly, io… Non sono venuto per salutarti, ma per chiederti ancora una volta di restare.
Lei si rimise in piedi e lo fronteggiò con aria risoluta.
- Mi dispiace ma ho deciso. Intendo cambiare vita.
- Hai tutto il diritto, Molly. Ma ricordati che hai del talento e potresti diventare una stella in un posto meno provinciale di questo. Potrei darti delle credenziali ottime, sei ancora in tempo.
La ragazza stette un momento in silenzio, poi chiese:
- Chi era quel tizio che è salito con me, ieri sera?
Spillane corrugò la fronte. – Non devi chiederlo a me. Verso le undici mi sono chiuso nella stanza sul retro a parlare d’affari con Wilson, il direttore della banca.
Poi sospirò: - E va bene, Molly, se questa è la tua ultima parola, non mi resta che augurarti buona fortuna. Addio – e se ne andò.
Molly infilò le ultime cose nel baule.
Nel mettersi il cappellino, davanti allo specchio, pensò ancora alla notte precedente, a quell'uomo dai capelli rossi e la faccia d'angelo. Esisteva davvero o era stata vittima di un’allucinazione? Una cosa era certa: quella sua tenerezza l'aveva in qualche modo stregata.


Scese le scale. Nel locale vuoto c’era solo Pablito, il ragazzo messicano che puliva i pavimenti e aiutava a servire i clienti.
- Chi era quel tale con cui sono salita in camera ieri sera?
Il ragazzo si appoggiò alla scopa e guardò Molly con aria interrogativa.
Non lo so – disse dopo un momento di riflessione. – Io vi ho vista salire da sola, poco prima di mezzanotte, più presto del solito.
- Ne sei sicuro?
Sul volto del giovane apparve un sorriso malizioso. - Può darsi che un uomo vi abbia raggiunto subito dopo, ma non ci ho fatto caso.
- E non hai visto qualcuno, più tardi, scendere le scale?
- No, signora. C’era trambusto, ieri sera, nel saloon… E questa mattina, come vedete, c’è un bel da fare. Comunque ho sentito degli scricchiolii su per le scale, a causa di quei gradini incrinati.
- È un mistero – sibilò Molly. Eppure era sicura di essersi rimorchiato quell’individuo.
- C’è tanta gente che va e che viene in questo locale – commentò Pablito, rimettendosi a ramazzare.


Nel piccolo ufficio della banca c’era solo una cliente. Anche se le dava le spalle, Molly la riconobbe. Era Jennifer McNey, la signora dell’emporio.
L’orologio dell’ufficio segnava le 10.25. Aveva giusto il tempo di effettuare il prelievo prima di salire sulla diligenza per Reno.
La signora MacNey, avvertendo la presenza della ragazza, girò la testa. La squadrò da capo a piedi con aria sprezzante, poi si rivolse di nuovo all’impiegato.
In quel momento la porta si aprì con un botto.
Entrarono tre loschi figuri, due vestiti come vaccari e un terzo con una giacchetta nera e un paio di folti baffi; i primi due impugnavano le pistole spianate.
- Tutti a terra, è una rapina!
Molly, alle spalle della signora McNey, si scostò un po’ di lato, quando il capo dei rapinatori si fu avvicinato.
Solo allora Jennifer si girò con una mano nella borsetta. Aveva gli occhi spalancati, in una specie di trance. La sua bocca, già aperta, si spalancò del tutto e ne uscì un urlo di terrore.
L’uomo estrasse la pistola.
- Taci, maledetta…
- No! – gridò Molly. E si mise in mezzo
Un colpo assordante, una nuvola di cordite.
- “Che scema che sei” disse Molly a se stessa, mentre le ginocchia cominciavano a piegarsi. “La signora McNey ora non dirà più…”


Quello che Molly vide, prima di piombare nel buio, fu il volto del suo carnefice. Non aveva più i baffi folti, ma un pizzetto rossiccio e una bella capigliatura dello stesso colore. Due occhi azzurri la guardavano con un dolce sorriso di approvazione.






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Racconto scritto il 13/07/2015 - 12:43
Da Giuseppe Novellino
Letta n.1143 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Grazie per i vostri commenti. Sono contento che vi sia piaciuto.

Giuseppe Novellino 14/07/2015 - 20:32

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Anche io ho pensato a De Andrè! Complimenti è scritto molto bene!

Costanza Tassoni 14/07/2015 - 15:54

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Sembra la "Canzone di Marinella" interpretata da Andrè. Piaciuta moltissimo! Complimenti!!

Candlelight Candle 14/07/2015 - 13:53

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Tragicamente interessante e costruito come solo un professore di lettere avrebbe potuto; egregiamente.

luciano rosario capaldo 14/07/2015 - 09:23

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Tragico quanto bello. Mi è piaciuto molto, scritto bene e con una trama interessante. Ciao Giuseppe

Anna Rossi 14/07/2015 - 06:48

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Grazie. Un saluto anche a te.

Giuseppe Novellino 13/07/2015 - 20:54

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Una tematica di difficile quanto spiacevole impatto... COstrutta diligentemente... Il mio saluto Giuseppe

Rocco Michele LETTINI 13/07/2015 - 19:32

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