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LA CASA DEGLI SPECCHI

<< Lei non ci crede, ma vedrà vedrà! Ah, se se vedrà!>> urlò il vecchio alla sua schiena, ma lui era già lontano. Certo che non ci credeva, lui credeva solo a quello che vedeva, certe stupide credenze le lasciava alle donnette di paese! Aveva scelto quella casa perché era isolata e grande e poi perché gli piacevano le case antiche, le superstizioni le lasciava volentieri agli altri. Salì in macchina e partì, era ora di andare a vedere la sua nuova casa.
Effettivamente era isolata e questo giocava a suo favore, non aveva voglia di vedere nessuno, aveva scelto quel luogo non certo per fare vita sociale, ma proprio per poter raccogliere i cocci della sua vita. L'edifizio era in mattoni e una veranda gli correva tutt'intorno. C'era anche un portico. Sì, gli piaceva. Era ciò che cercava, prese le valige e le portò dentro, anche l'interno era bello, i mobili erano quelli originali. Andò in cucina e si versò un po' d'acqua era l'ora di prendere le sue pillole. Ma come era successo che la sua vita fosse andata così? Fino ad un anno prima era tutto perfetto, aveva il suo amato lavoro, una bella moglie...e ora invece era costretto a rinunciare al suo lavoro e stava divorziando. I dolori alla mano non gli davano tregua. Dannato incidente! Chiuse gli occhi concedendosi di ricordare quella tragica notte. Era un chirurgo di successo e quella era la sua serata libera, aveva portato sua moglie a cena fuori, ma l'avevano chiamato per un'urgenza. Era salito in macchina e aveva messo in moto. Non aveva fatto neanche un chilometro, che un'altra autovettura gli aveva tagliato la strada, era accaduto tutto in pochi secondi, non ricordava nulla, solo buio. Quando si era svegliato era in un letto di ospedale, con una vistosa fasciatura alla mano, e da lì era cominciato il suo declino, i dolori, il gonfiore, il tremore e l'operazione. Era stato così che aveva perso tutto, il prestigio, il lavoro e la moglie, perché nonostante l'operazione non aveva recuperato del tutto l'uso della mano e ancora oggi la situazione non era migliorata. Quando riaprì gli occhi il sole era tramontato. Tornò nella sala, era una bella stanza piena di specchi con un grande camino in pietra e un enorme pendolo sulla parete. Si mise ad osservare le cornici riccamente decorate degli specchi e ad un certo punto gli sembrò di vedere delle strane figure. Che avesse delle allucinazioni? Dovevano essere le pillole a fargli quell'effetto, si disse. Guardò l'orologio doveva prepararsi la cena. La governante che aveva assunto aveva dichiarato che lei sarebbe andata lì solo la mattina e fino a mezzogiorno. Che sciocca donna pensò dirigendosi in cucina.
Dopo cena si concesse una lunga passeggiata in giardino. Aveva voglia di distendere i nervi e di aria fresca. Quelle allucinazioni l'avevano scombussolato. No che fossero importanti di per sé, ma perché se continuavano avrebbe dovuto cambiare terapia. Cercò di non pensarci e continuò a camminare, per esperienza sapeva che la cosa migliore era ignorare quegli effetti, tanto sarebbero scemati una volta conclusa la terapia. L'importante era che non divenissero troppo frequenti, in fondo poteva benissimo trattarsi di un episodio isolato. Rientrò in casa che era buio. Nella sala gli sembrò ancora di avere delle allucinazioni, però era ben deciso ad ignorarle, era anche stanco per via del trasferimento. Cercò uno dei libri che si era fatto spedire e cercò un postò tranquillo per mettersi a leggere. L'orologio batté i 12 rintocchi della mezzanotte. Alla fine decise di sistemarsi nello studiolo adiacente alla sala, aprì la finestra per far entrare un po' d'aria e poi si immise nella lettura, per circa un ora quando fu distolto dai rintocchi dell'orologio, erano 12 e non 13, che prima si fosse sbagliato? Guardò il suo orologio, no, era l'una. Che il pendolo si fosse inceppato? Si alzò ed andò a controllare. Non solo il pendolo segnava le 12, ma c'era una porta che prima non aveva notato. dove portava? Si chiese oltrepassandola. Si ritrovò in uno stretto e lungo corridoio alla fine del quale entrò in una sala identica alla sua, dove delle strane figure stavano sedute sul divano. Ancora le sue allucinazioni, Dannazione! Le figure però non sembravano essersi accorte di lui che era ancora nell'ombra. Una figura di donna gli si avvicinò.
<<Signore state bene?>> una delle sue allucinazioni, ma le allucinazioni non parlavano.
<<Signore state bene?>> chiese ancora la figura.
<<Sì grazie>> la figura annuì. Doveva sospendere quelle pillole o rischiava di impazzire, fece per voltarsi.
<<Avete bisogno di qualcosa?>> chiese ancora la figura.
<<Sì che tu sparisca!>> disse in tono iroso ad una figura che ora arrossiva dalla rabbia e dall'imbarazzo. E se ne andò. Che strana quell'allucinazione. Doveva essere proprio in crisi se rievocava alla mente la figura di una giovane donna. Ripercorse il corridoio e si ritrovò nuovamente nella sua sala. Negli specchi vedeva ancora quelle strane figure, cercò di ignorarle e si diresse al piano di sopra. C'erano 4 camere da letto e due salottini. Seguendo un impulso entrò nella stanza prima della sua. Il letto era sfatto e non c'erano lenzuola e non c'erano tende alla finestre, quello che lo colpì era un grande quadro a figura intera alla parete. Ritraeva la figura che aveva visto pochi istanti prima. Come era possibile? Come aveva fatto ad immaginare quella donna? Si avvicinò al dipinto, sotto c'era una scritta, ' la cara Margaret a 16 anni'. Non poteva essere, era tutto così assurdo! Doveva dormirci su, decise.
Ma non riuscì a dormire molto, anzi quasi per nulla, quella figura lo aveva ammaliato. Era solo un sogno, si ripeté, eppure sembrava così reale! Tornò in sala, doveva pur esserci una spiegazione logica, si disse! Guardò negli specchi, ma non vide più quelle figure che vi aveva scorto dopo il tramonto e la porta non c'era più. Guardò l'orologio, si stava facendo l'alba, era stato a girarsi e a rigirasi nel letto per tre ore nella speranza di prendere sonno. Ma non vi era riuscito. Che avesse sognato quella strana esperienza? Eppure la porta lui l'aveva vista, ci era passato...


Alle otto precise arrivò la sua governante.
<<Io non pulisco gli specchi!>> gli disse non appena entrata. Ma possibile che tutti gli abitanti del paese avessero una fobia per gli specchi di quella casa?
<<Come vuole>> ribadì secco. Tornato nella sala notò che qualcosa nel riflesso degli specchi non andava. I mobili erano messi in modo diverso, tutti addossati alla parete, in modo da lasciare un grande spazio al centro ed era preparato un tavolo da buffet. Che la sua governante vedesse quello che vedeva lui? Si girò a guardare la stanza dove si trovava, era come la sera precedente.
<<Kate? Può venire un attimo?>> chiamò la sua governante.
<<Cosa vuole, dottore?>> lo infastidiva essere chiamato in quel modo
<<Sapete dirmi di chi è il ritratto appeso nella stanza accanto alla mia?>>
<<Margaret Carlington>> disse a fior di denti.
<<Sa altro di lei? Chi era?>>
<<La figlia del signor Carlington, è vissuta in questa casa>> continuò con lo stesso tono di prima.
<<Può andare, ora>> disse e la donna andò via subito senza guardare gli specchi. Poco dopo mezzogiorno Kate andò via lesta, a dispetto della sua corporatura bassina e massiccia. Era nello studiolo, quando verso l'una sentì di nuovo l'orologio battere 12 rintocchi. Si precipitò di nuovo nella stanza, c'era di nuovo quella strana porta. Ma cosa stava succedendo? L'oltrepassò di nuovo e di nuovo percorse il corridoio, ma la sala era deserta e allora provò nella stanza accanto dove sentiva suonare il pianoforte. Lì seduta con lo sguardo sognante c'era la donna che gli si era avvicinata la sera precedente. Questa volta però lei restò dov'era.
<<Sono venuto a scusarmi>> le disse.
<<Capisco>> lei ancora non si mosse.
<<Posso ascoltarvi suonare?>> le chiese ancora.
<< Se volete>> Sì lei era decisamente arrabbiata.
<< fareste perdere la pazienza ad un santo!>> Sbottò turbato dalla strana piega che stavano prendendo le cose.
<<Anche voi!>> sorrise, la abbia di lui aveva fatto scemare la sua.
<<Come vi chiamate?>>
<<Margaret. E voi?>>
<<Daniel>>
<<Come siete entrato?>>
<<Non mi credereste mai>> lei sorrise, cielo! Quando sorrideva le si illuminava il viso.
<<Provate, prometto di prendere molto seriamente quello che mi direte>>
<<So già che me ne pentirò. Io vivo qui ma in un altra epoca>> era difficile ammetterlo. Lei rise.
<<Sì avevate ragione, non vi credo per nulla!>> rise ancora
<<Vi giuro che sono sincero.>> Ribadì punto sul vivo
<<Va bene, va bene! Vi credo, non fate quella faccia offesa!>>
<<Perché? Offendervi è una vostra prerogativa?>> le chiese.
<<Signore! Siete impossibile!>> arrossì dalla collera. Era ancora più bella.
<<Vi ho cercato in sala>>
<<Non vado mai lì la mattina. Mi piace suonare, se non vado a caccia con mio padre e mio zio>>
<<Vi piace andare a caccia?>> le chiese.
<<Sì e a voi piace la caccia?>> aveva gli occhi accesi di speranza, e in quel momento lui irrazionalmente sentiva l'impulso di dirle qualsiasi cosa pur di renderla felice, ma sentiva anche di non poterle mentire, ma in cosa si stava cacciando?
<<Non sono molto ferrato in cose simili.>> non aveva che una vaga idea di cosa potesse essere una battuta di caccia.
<<Capisco. Ma sapete andare a cavallo?>> di nuovo la speranza negli occhi.
<<Certo>> le disse. In realtà ci andava poco e male, ma non avrebbe sopportato di vederla di nuovo delusa. Vera o falsa che fosse quella storia lui stava impazzendo sul serio. Si fermo ancora qualche minuto e lei lo invitò alla festa organizzata per il suo compleanno.
Quando tornò nel suo mondo però continuò a pensare a quell'incontro. Lei era così...così come? Bella? No forse bella non era il termine adatto, ma affascinante sì, aveva fascino ed acume e una dolcezza che lo incantava. Nel pomeriggio si recò in città, c'era un negozio che vendeva e noleggiava costumi scenici...era pazzo ma voleva andare a quella festa, voleva rivedere Margret senza che lei lo prendesse in giro per le sue magliette e i suoi Jeans.


Non appena arrivò, Margaret gli si fece vicino.
<<Vedo che non portate più quegli assurdi vestiti>> cinguettò mettendosi al suo braccio. Fu così che lei si accorse del tremore della sua mano. Dannazione! Non aveva preso le sue pillole.
<<Non vi crucciate, non è nulla>> sorrise allo sguardo angosciato di lei, cercò di tranquillizzarla e un poco vi riuscì. Non era abituato a donne così delicate come Margaret. Avrebbe voluto baciarla, ma sapeva che non spettava a lui un simile ruolo.


Nel tempo però le sue visite continuarono e in breve il loro rapporto mutò. Lei era troppo speciale, così diversa dalle donne che frequentava nel suo mondo, così superficiali e calcolatrici come la sua ex moglie. No Margaret non era come Alice, era pulita, voleva sposarsi, avere dei figli, prendersi cura del marito, tutte cose che nel suo mondo non avevano senso, ma che avevano peso in quello di Margaret. Ma lei non era solo questo, era spiritosa ed intelligente. Parlare con lei era un'esperienza eccezionale, perché lei sapeva ascoltare in silenzio e spesso ribadire con acume, anche se c'erano cose che andavano oltre la sua comprensione. In breve lui si innamorò di lei. Si innamorò perdutamente, come non gli era mai capitato prima. Lei divenne il centro della sua vita. Il suo pensiero più dolce.


Una sera erano seduti nel portico, il resto della casa dormiva. Si erano dati appuntamento per poter restare un po tranquilli, entrambi amavano l'aria della sera.
<<La vostra mano trema meno, Daniel>> gli disse con dolcezza.
<<Sì è vero, è merito vostro.>> Era sincero, ormai non prendeva neanche più le pillole, ma ancora non aveva riacquistato la padronanza dell'arto, non del tutto almeno.
<<Dite? Voi esagerate!>> Si schermì lei arrossendo
<<Non esagero, voi siete diventata molto importante per me>> lei abbassò lo sguardo arrossendo, era adorabile quando arrossiva. Lui le si avvicinò prendendole il viso con due dita e baciandola.
<<Vi amo>> le disse ritraendosi. Lei lo guardò. Per un attimo apparve felice, poi si rabbuiò
<<State bene?>> le chiese. Aveva forse sbagliato?
<<Sì. Ma ho trovato questo.>> Gli porse un foglietto. <<Io non vi credevo, non vi ho mai creduto, e mio padre dice che sono scempiaggini senza senso, ma non è così, vero?>> fece ancora una pausa, prima di chiedere: <<Dobbiamo svegliarci dal sogno?>>
<<No!>> le rispose impulsivamente. Non voleva svegliarsi, non voleva che finisse.
<<Ma se si chiude il passaggio?>> chiese Margaret spaventata.
<<Troveremo un modo>> le disse deciso, cingendola con un braccio. Voleva proteggerla, era bello avere una donna da proteggere. Ma gli ostacoli erano tanti e lei neanche gli aveva detto se lo amava, eppure egli era convinto di essere corrisposto.


Il tempo passava e si avvicinava domenica. Era quello il giorno che si sarebbe chiuso il passaggio. Dopo la mezzanotte non avrebbe più potuto andare da lei o tornare nel suo mondo. E c'era anche il rischio che il passaggio si chiudesse prima. Aveva cercato un modo per arginare il problema, ma non aveva trovato nulla e non aveva trovato nulla su Margaret. Ora sapeva che era la donna che amava, ma avrebbe voluto saperne di più. Ora però non aveva tempo per farsi domande, guardò l'orologio, presto avrebbe potuto riabbracciare Margaret, il passaggio stava per riaprirsi. Era sempre bello poter trascorrere del tempo con la sua adorata Margaret.


Il tempo volò via veloce e arrivò anche il sabato. Ormai aveva imparato a capire come funzionavano gli specchi, erano delle finestre sul passato, sul mondo di Margaret. Era sera, ma era ancora presto acché il passaggio si riaprisse. Aveva regolato il suo orologio, seguendo l'ora solare, anche se ormai erano in estate, era l'unico modo per sapere quando si sarebbe riaperto il passaggio, anche essendo fuori casa, perché quello strano fenomeno seguiva il tempo del passato, cioè si generava e sviluppava secondo quando andava accadendo nel mondo di Margaret e non nel suo. Si sentiva strano, non aveva comunque più tempo, doveva prendere una decisione, che gli costava fatica, ma l'indomani si sarebbe chiuso il passaggio. Non era riuscito a sapere nulla di Margaret, ma in realtà ancora non si era recato alla biblioteca del paese. Trasse un respirò ed uscì di corsa, doveva arrivare lì prima che chiudesse.


Era un ora buona che stava facendo ricerche, quando finalmente trovò quello che cercava. In un vecchi archivio erano riportati i nomi delle famiglie più in vista del paese, e lì trovò anche i Carlington, riconobbe subito James ed Richard, il padre e lo zio di Margaret, per quanto li avesse visti poche volte. Scorse le pagine per trovare Margaret, ma quando trovò quello che voleva sapere rimase pietrificato.


<<Non dovete andare, io non voglio!>>
<<Signore, ora finitela! Non avete neanche deciso il da farsi e volete impedirmi una cosa che mi piace?>> disse in tono iroso, e poi in tono più dolce aggiunse, <<Prometto che starò attenta>> erano sotto al portico.
<<La vostra promessa non è sufficiente e non lo sarà!>>
<<Partecipo alle battute di caccia da quando avevo sei anni!>>
<<Per favore, fatelo per me, amor mio>>
<<Perché non capite?>> gli disse.
<<Perché siete voi a non capire!>>
<<Ora basta!>> sbottò lei.
<<Come volete>> Si congedò arrabbiato. <<Buona notte!>>
Quella notte non chiuse occhio. Ma perché lei non si era fidata? Non voleva accettare che lei potesse morire.


La mattina dopo era in ansia aveva passato la notte in bianco e ora guardava gli specchi per vedere cosa stava succedendo. Sembrava tutto tranquillo, che la storia fosse già cambiata? Ma la sua era solo una debole speranza, in fondo nessuno gli aveva dato la certezza che la storia potesse cambiare. Poi di colpo la portafinestra che dava sulla sala si aprì e lui vide il padre di Margaret entrare con la figlia in braccio. Lei sembrava senza vita. Poco dopo entrarono due uomini, uno dei due, quello con la valigetta, se così poteva definire quella borsa nera, doveva essere un medico. Margaret giaceva sul divano. Egli la guardò e poi scosse la testa, la sua faccia tetra non era per nulla rassicurante. Doveva far qualcosa! Dannazione perché il passaggio non si apriva? Corse nella sua stanza e andò a prendere la sua valigetta. Lì, aveva conservato alcuni dei suoi strumenti da chirurgo, quando non aveva più potuto esercitare, poche cose in realtà, che mai avrebbe pensato di usare. Finalmente sentì i rintocchi dell'orologio. Corse giù per le scale più in fretta che poté ed oltrepassò la porta.
Quando la raggiunse gli spiegarono che il medico gli aveva detto che era impossibile estrarre la pallottola. Lui guardò i genitori di Margaret.
<<Anche io sono un medico. Permettetemi di appurare la situazione>> loro acconsentirono mestamente.
Sì la situazione era critica e lei aveva perso molto sangue, ma non impossibile, un tempo non avrebbe avuto esitazioni...ma un tempo era al suo ospedale, non doveva pensarci ora, non era andato lì per vederla morire. No! Non l'avrebbe permesso. Un modo c'era di estrarre la pallottola ma era rischioso.
<<Portatela di sopra, posso operarla!>> disse in tono deciso togliendosi la giacca. Mentre Margaret veniva trasportata di sopra l'altro medico gli si avvicinò.
<<Siete pazzo!>>
<<Forse, ma so quello che faccio>> Non operava da più di un anno ma quella era l'ultima chance di salvare la persona che amava.


L'intervento era durato a lungo ed era stato estenuante. Non aveva mai lavorato così, in una camera da letto e senza anestetico, per non parlare di tutto il resto. Ma era riuscito ad estrarre la pallottola. Ora non gli restava che aspettare e sperare. Temeva che i suoi sforzi fossero stati vani e che fosse condannato a restare in quel mondo senza di lei. A notte fonda Margaret riprese conoscenza. Era debole ma a poco a poco il colorito le stava tornando, anche se era ancora pallida.
<<Siete voi?>> mormorò
<<Non potevo vivere senza di voi>> lei annuì.
<<Neanche io>> gli sussurrò sfiorandogli la mano con la propria.
<<La vostra mano non trema più>> gli disse.
<<No, ma non sforzatevi.>> Le disse sfiorandole la fronte con le labbra. Non sembrava febbricitante, era un buon segno.
<<Il passaggio?>> chiese ancora lei.
<<Shhh...non è più un problema, io sono a casa ora qui con voi, amore mio>> le sorrise.
<<Sono felice>> lui annuì.
<<Anch'io>> le sfiorò le labbra e la lasciò riposare, rimanendo a vegliarla. Col passare dei giorni Margaret migliorò. Il passaggio sul futuro non si aprì più. Il ritratto di Margaret venne realizzato su ordine di Daniel e fu pronto in tempo per le loro nozze e venne appeso nella sala, con una dedica, 'Alla mia amata Margaret, donna e moglie meravigliosa'.


Non era andata a lavorare in quei giorni, perché il dottore non si era visto, ma presa da un impulso decise, di andare a controllare, aprì la porta con la sua copia della chiave ed entrò. La prima cosa che la colpì fu il grande ritratto di donna appeso al camino, ma chi l'aveva messo li? Ma soprattutto la cosa che la spaventò fu vedere su uno dei tavolini un altro ritratto, più piccolo, un'antica coppia di giovani sposi, la donna del ritratto e il dottore. Spaventata Kate lasciò le chiavi ed uscì lesta, senza neanche guardarsi indietro e senza guardare gli specchi, chiudendo la porta e lasciandosi dietro, la casa degli specchi e la sua strana storia.


Il racconto è un'opera di fantasia ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.




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Racconto scritto il 08/09/2015 - 12:07
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1149 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


Giuseppe, non ti scusare per la moltitudine di commenti!!! Mi fa molto piacere, leggerli, davvero!!! Purtroppo non ho seguito la tua vicenda, e mi dispiace molto, ma non abbatterti, credimi, scrivi bene!!! Spero davvero che, lavoro permettendo, continuerai a leggere e commentarmi, perché i tuoi commenti sono sempre molto graditi e ti ritengo una persona molto valida, non solo come scrittore. Buona giornata e alla prossima!!!

Marirosa Tomaselli 15/02/2017 - 12:04

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Purtroppo da fine febbraio o al massimo inizio Marzo, inizia un nuovo lavoro e temo che non potrò più scrivere nuovi racconti. Lavorerò fuori sede e non avrò con me il PC... ed è grazie ad esso che scrivo i miei componimenti. Ma tranquilla non mi perderai perché almeno come lettore sarò presente (ho pur sempre lo smartphone), sempre pronto a leggerti e commentarti piacevolmente. Scusa per la moltitudine di commenti e ti auguro una buona serata romantica scrittrice. Un abbraccio e a presto.

Giuseppe Scilipoti 14/02/2017 - 17:02

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Mi sarebbe dispiaciuto perdere quelle persone che ritengo valide qui su Oggi Scrivo, molto poche in verità ne tu rientri tra queste, che il oltre molto brava, sei dolce e sincera. A dire la verità scrivo da poco più di un anno, la mia principale è verace passione è sempre stata quella della cinematografica ma scoprendo da poco la scritturq e potendomi esporre in maniera diretta...Forse la letteratura passa a pieno merito per essere collocata al primo posto.

Giuseppe Scilipoti 14/02/2017 - 16:58

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Non so se hai seguito la vicenda ma...Mi stavo quasi per cancellarmi dal sito. Un utente è stato troppo duro con me per via che il mio racconto 'Pace' ha vinto il riconoscimento mensile. Mi aveva letteralmente abbattuto ma in extremis quasi nell' atto di cancellarmi lo staff ha preso le mie difese e spiegandomi bi basarmi sul loro giudizio (ovvero che sono stato scelto per il primo posto) e ammonendo l utente in questione.

Giuseppe Scilipoti 14/02/2017 - 16:54

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Comunque grazie per il tuo commento sincero, che so che lo è. Ho già vinto in questo sito due primo posti è un terzo posto (Il mio racconto pace si è classificato primo nella sezione racconti del mese di Gennaio) e anche questo aiuta a credere più in me per far sì che un giorno possa cimentarmi anch'io nello scrivere un libro commerciale (o un antologia di racconti oppure un romanzo). Non mi sento ancora però pronto e non mi etichetto scrittore ma scribacchino...

Giuseppe Scilipoti 14/02/2017 - 16:50

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Cara Marirosa innanzitutto grazie che hai risposto ai miei commenti. Wow ha già pubblicato un libro cartaceo? Deve essere una grande soddisfazione. Leggerò innanzitutto tempo permettendo tutti i tuoi racconti e le poesie qui su Oggi Scrivo poi vedrò di recuperare il libro che mi hai segnalato. Non rinunciare al secondo libro però...E ti auguro che tu possa portarlo a compimento un giorno. A scrivere molto molto bene sei tu, io ancora ho tanto da imparare a da sperimentare.

Giuseppe Scilipoti 14/02/2017 - 16:46

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...Comunque, quella della pubblicazione è una strada che anche tu dovresti pensare di percorrere, perché scrivi molto molto bene, e lo sai che dico sul serio. Alla prossima! E ancora grazie!!!

Marirosa Tomaselli 14/02/2017 - 15:34

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Ciao, Giuseppe i tuoi commenti sono sempre graditi, e ben accetti...lieta che questo genere un po' particolare ti sia piaciuto. Riguardo al libro, ho già provato, non come ebook, ma come cartaceo, e ne ho pubblicato uno a dicembre del 2011, il titolo era "Da Londra non si vede il cielo" E l'ambientazione era quella della Londra vittoriana...per ora, ho troppi impegni e poche possibilità di riuscire a scrivere un secondo libro...ma chissà prima o poi...( continuo tra un attimo..)

Marirosa Tomaselli 14/02/2017 - 15:31

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A questo punto mi sento in dovere di chiedertelo: hai mai pensato o stai già provvedendo a scrivere un libro commerciale? Ad esempio con l'autopubblicazione su Amazon attraverso Kindle? Puoi rispondere anche qui se vuoi, leggerò l'eventuale la risposta collegamandomi in questa pagina. Se lo ritieni opportuno puoi rispondere anche in altri racconti o poesia. Ritorno spesso nelle pagine in cui ti ho commentato...Non si sa mai mi sfugge qualcosa qualche tuo intervento.

Giuseppe Scilipoti 14/02/2017 - 13:53

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Cara Marirosa, 'La casa degli specchi'...Mi ha catturato dall'inizio alla fine. Avvincente e pieno di sorprese. Un romance con elementi sovrannaturale, con alcuni spruzzi di fantasy. Il finale è un bel colpo da maestro, Daniel riesce a salvare la sua amata, salvando così anche il loro amore. Ti ho sempre dato cinque stelle ed anche stavolta è così. Un racconto lungo... come quelli che piacciono a me. La scrittura ti piace troppo...si vede eccome!!

Giuseppe Scilipoti 14/02/2017 - 13:48

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Il tuo racconto è bellissimo!!
Hai portato i lettori sulle ali della fantasia, dove tutto è possibile.
L'amore riesce a varcare i confini del tempo e di ciò che ci sembra razionale, la storia è molto dolce e il testo alquanto scorrevole.
Godibilissimo e trascinante, bravissima!!!!!

Maria Rosa Schiano 09/09/2015 - 16:21

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Wow Mariarosa!! Un racconto originale e molto ben scritto, bravissima!! Buona giornata,

Chiara B. 09/09/2015 - 10:25

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Mi ha trascinato in un mondo di fantasia. Bellissimo racconto, i miei sinceri complimenti Mariarosa

Anna Rossi 08/09/2015 - 17:59

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DECISAMENTE UN ECCELLENTE RACCONTO... IL MIO ENCOMIO A *****. LIETO MERIGGIO MARIROSA.

Rocco Michele LETTINI 08/09/2015 - 15:29

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