Lettera di un giorno
Imbiancare i muri attorno al giardino, al cancello, alla casa: cerco di focalizzare tutta la mia attenzione sull'opera, ma la mia mente viaggia.
Troppi pensieri la attraversano e nel giro di pochi minuti la stancano. Il pennello continua a lavorare seguendo il movimento del polso, a destra poi a sinistra, su e giù lungo il muro. Percepisco un lieve dolore all'avambraccio, ma continuo a dipingere con forza, nella vana convinzione di riuscire a sgombrare la mente da tutti quei pensieri invadenti.
Il muro, così bianco, risalta in contrasto con l'altro non ancora imbiancato e il sole ne rivela tutti i segni del passaggio del pennello.
É meravigliosamente bianco, accecante come il sole che lo illumina; un bianco tanto perfetto quanto vulnerabile. Sarebbe sufficiente un capriccio del vento per difettarlo.
Lo osservo nella speranza che si asciughi il più in fretta possibile. "Questo è il colore della purezza, il colore dell'abito da sposa, il colore della neve", penso tra me e me.
Da bambina, ogni volta che indossavo un qualche abito bianco, mia madre mi ripeteva:-" Sta' attenta, che si sporca eh!". Sugli abiti bianchi ogni macchia è più evidente. A volte non so se quella frase fosse rivolta ai miei abiti o alla mia innocenza; era un ammonimento che poteva suonare ambiguo. Si parlava degli abiti, ma quelli con un po' di sapone sarebbero tornati bianchi.
Forse l'anima è proprio come gli abiti: tanto più è pura, innocente, tanto più facilmente si sporca. E non basta certo il sapone per lavarne via le macchie.
Troppi pensieri la attraversano e nel giro di pochi minuti la stancano. Il pennello continua a lavorare seguendo il movimento del polso, a destra poi a sinistra, su e giù lungo il muro. Percepisco un lieve dolore all'avambraccio, ma continuo a dipingere con forza, nella vana convinzione di riuscire a sgombrare la mente da tutti quei pensieri invadenti.
Il muro, così bianco, risalta in contrasto con l'altro non ancora imbiancato e il sole ne rivela tutti i segni del passaggio del pennello.
É meravigliosamente bianco, accecante come il sole che lo illumina; un bianco tanto perfetto quanto vulnerabile. Sarebbe sufficiente un capriccio del vento per difettarlo.
Lo osservo nella speranza che si asciughi il più in fretta possibile. "Questo è il colore della purezza, il colore dell'abito da sposa, il colore della neve", penso tra me e me.
Da bambina, ogni volta che indossavo un qualche abito bianco, mia madre mi ripeteva:-" Sta' attenta, che si sporca eh!". Sugli abiti bianchi ogni macchia è più evidente. A volte non so se quella frase fosse rivolta ai miei abiti o alla mia innocenza; era un ammonimento che poteva suonare ambiguo. Si parlava degli abiti, ma quelli con un po' di sapone sarebbero tornati bianchi.
Forse l'anima è proprio come gli abiti: tanto più è pura, innocente, tanto più facilmente si sporca. E non basta certo il sapone per lavarne via le macchie.
Racconto scritto il 13/09/2015 - 12:54
Da Lucia Trucca
Letta n.1446 volte.
Voto: | su 5 votanti |
Commenti
Straordinario racconto imbastito con bianchi filamenti che lasciano pensare l'immacolato agire... Lieta settimana.
Rocco Michele LETTINI 14/09/2015 - 07:15
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Ciao Lucia mi associo al commento di Armando.Quello che scrive lo condivido in pieno. Ciao
Anna Rossi 14/09/2015 - 05:30
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Ciao. Il racconto mi è piaciuto, è scritto molto bene e la metafora che hai usato è molto appropriata. L'anima può essere un vestito rovinato per sempre e allo stesso tempo un muro che può tornare ad essere candido grazie al sudore della fronte e al vero impegno.
Ti saluto, a presto.
Ti saluto, a presto.
Armando Alfieri 14/09/2015 - 00:20
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