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IL REGALO

Peluche. Cosa ci faceva un uomo come lui con un peluche? Nulla. Era un ricordo, un portafortuna, un legame con un passato felice che non voleva dimenticare. Nessuna delle sue donne era riuscita a capire la presenza di quel gatto mezzo spelacchiato sulla mensola della sua stanza o all'interno della sua valigia, ma le donne andavano e venivano. Il gatto restava, e con esso il ricordo di quella sera.
Lo prese e lo rigirò tra le mani, era piccolo e mal ridotto, ma conservava tutta quella strana forza che lo aveva colpito quindici anni prima. Chiuse gli occhi e venne trasportato indietro. Era tutto così vivido, così chiaro, che ancora gli sembrava di essere lì, eppure non era un salto indifferente, in tutti quegli anni era cambiato tutto, le mode, i vestiti, il modo di parlare, la routine, la sua poi aveva subito un cambio radicale in special modo da quei primi anni in cui cercava di affermarsi come cantante.
Guardò il gatto e di colpo le pareti della stanza sparirono.


Era di nuovo sul palco, le luci gli danzavano intorno mentre intonava gli accordi della canzone con cui aveva deciso di chiudere la serata, mentre un coro urlante si alzava dal pubblico, desideroso di unirsi a lui in quell'ultimo brano. Mentre cantava aveva preso a muoversi sul palco, seguito dalle luci che evidenziavano ogni suo movimento, conferendogli un'aria irreale, in fondo lui era lì per far vivere un sogno. Poi piano quando ormai la canzone era quasi finita, mentre i musicisti che erano con lui, facevano risuonare le ultime note della canzone, aveva preso ad accomiatarsi dai suoi fan. <<Siete stati grandi! All'anno prossimo! Il concerto era per voi!>> e mentre andava ripetendo queste ed altre frasi, aveva cominciato a raccogliere fiori e oggetti che venivano lanciati sul palco o allungati direttamente dalle persone che erano lì sotto. Ne aveva già raccolto parecchi destinati ad essere messi in qualche deposito o altrove a seconda di cosa si trattava, quando spostandosi verso il centro del palco si chinò per prendere l'ennesimo regalo: il gatto. Stava ancora parlando e la voce gli si spense, mentre si chinava oltre il palco perdendosi in un paio di incredibili occhi viola che appartenevano ad una ragazza dal viso dolce, così vicina eppure così lontana dietro le transenne. Fu solo un attimo, un breve incontro di sguardi, subito distolti e furtivamente abbassati ma fu più che sufficiente perché quegli occhi gli restassero dentro, pericolosamente vicino al cuore. Riprese a camminare, a salutare e a raccogliere oggetti, la sua voce allegra riempì l'aria fino a quando le luci si spensero e venne il momento di scendere dal palco. Il suo staff si occupò di sistemare ogni cosa e raccogliere i vari oggetti accumulati al centro del palco, ma il gatto lo portò in camerino e poi nella sua stanza d'albergo e da quindici anni non se ne separava mai.
Rimise il peluche in valigia e gettò un'occhiata all'orologio. Quella sera avrebbe suonato. Lasciò la camera d'albergo per uscire seguendo una routine ormai consolidata, si concedeva sempre una passeggiata prima di un concerto.


Mentre camminava, il pensiero di quel concerto di quindici anni prima, in quella stessa città, non lo abbandonava così come non lo aveva abbandonato in quegli anni, forse perché un'emozione così breve ed intensa non gli era più capitata. Si concesse di camminare con calma, fermandosi a firmare qualche autografo o a guardare qualche negozio. Il tempo scorse veloce e venne il momento di tornare in albergo per prepararsi. Si voltò per riprendere la strada principale, e restò senza fiato. Il suo cuore perse un battito e poi riprese a battere ad un ritmo furioso, minacciando di uscirgli dal petto, mentre si perdeva di nuovo in quegli occhi viola che per quindici anni erano stati il suo ricordo più dolce.


Il racconto è frutto della fantasia dell'autrice, per cui ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.




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Racconto scritto il 28/09/2015 - 12:06
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1107 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


Grazie Marirosa per il commento sul mio racconto "Il coniglietto" ti ho risposto con due messaggi. Ho inserito degli aneddoti e segnalazioni.
Sei sempre molto gentile e so che è banale ma ti dico sempre grazie. Il tuo commento è un graditissimo "Regalo".

Giuseppe Scilipoti 11/02/2017 - 10:32

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Il racconto ha una sua delicatezza, il finale è aperto e immagino un prosieguo con la ragazza con gli occhi viola, il protagonista e...il peluche.
Piacevolissimo da leggere, davvero. Ho dovuto sospendere la lettura dei tuoi scritti impegni vari, nei momenti liberi leggo. Promesso! Mi piacciono moltissimo i tuoi racconti e sarebbe un peccato perdermeli. Ho scritto "Il coniglietto" se ti va di leggerlo mi farà piacere. Spero ti piacerà e che mi "regalerai" qualche stelletta!!

Giuseppe Scilipoti 10/02/2017 - 20:07

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Marirosa, personalmente il racconto mi ha emozionato. È vero rievoca un ricordo ma il componimento si impernia proprio su questo ed è strutturato in maniera profonda. Sono gusti, per cui con Giuseppe Novellino non mi trovo d'accordo e le imperfezioni del testo non minano la qualità dell'opera. Sono a mio avviso "graffietti" causati probabilmente da sviste o dal fatto che si tratta di uno dei tuoi primi lavori.

Giuseppe Scilipoti 10/02/2017 - 20:03

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Sì, il racconto è scritto in modo efficace, tranne alcune imperfezioni nella punteggiatura e la scelta un po' discutibile di avere serrato troppo la parte centrale senza degli "a capo".
Anche se la descrizione è notevole e anche se c'è un certo scavo psicologico, il tutto non mi sembra non molto interessante, limitandosi alla rievocazione di un semplice ricordo.

Giuseppe Novellino 28/09/2015 - 18:44

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