Passeggiava solitaria e sentiva la polvere addosso. La faccia segnata dalla giornata di lavoro, la mente sgombra da ogni pensiero profondo. La musica nelle orecchie batteva, batteva forte, battevano le sue scarpe sull'asfalto caldo, batteva lo stomaco che reclamava la cena, battevano gli occhi cercando il risveglio.
-Finirà questa giornata finirà presto questo torpore- si ripeteva - non si può dormire per sempre -
I piedi viaggiavano a rilento, la sua mente viaggiava a rilento, la mancanza correva forte. Un vortice rapidissimo di immagini sbiadite tempestava i suoi ricordi e rendeva la realtà più vera, più sopportabile, più reale...ma i colori...che fine avevano fatto i colori?
Lei intanto si vestiva di nero e aspettava l autunno: il bordò delle foglie, il marrone intenso della terra. I rumori. La pioggia che testarda lava ogni cosa. Un ombrello per coprirsi, trovare riparo sotto qualcosa come un gatto imbronciato.
Non le era mai piaciuta quella stagione -definita da tutti tipo da estate- detestava da sempre anche l'inverno. Ma ora, ora che tutto era cambiato, la placidità di un tappeto di foglie e di un "crac" sotto i piedi ben si adatta all'apatia del suo animo dormiente.
Il caldo la soffocava, il sole la feriva.
Sperava nel freddo e nella sua durezza, aspettando di rinascere rondine e volare via.
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se ti fa piacere, sarò lieto di ricevere le tue risposte, giusto per capire se sono riuscito a tracciare correttamente i tuoi lavori attraverso le mie disamine.
Ti auguro buon pomeriggio.
Il testo l'hai scritto nel 2015, beh...paradossalmente l'Autunno e alle porte, presto avremo le foglie ingiallite,alle castagne, le giornate che si accorciando ma pur sempre una lunga vita davanti. La tua primavera tanto desiderata prima o poi ritornerà. Brava!
Mi piace questo tuo modo spiazzante di concludere i testi e faccio per cui riferimento anche al tuo ultimo scritto pubblicato ovvero "Girasole", infatti con un tocco di realtà riesci a penetrare a a spezzettare rendendo penso più digeribili le illusioni e le paturnie.