Quando finisce una storia o una frequentazione il motivo non è mai troppo palese. Ci si passa la colpa, la responsabilità , la vigliaccheria , come fanno i giocatori di una squadra con la loro palla. Poi, esauste, prendono forma tangibile e tagliente quelle parole mai pronunciate, ingabbiate nello stomaco, barricate dentro. Talvolta si liberano, le parole, quando la sola attrazione fisica non completa , anzi! separa. Allora si cercano gocce che, fallaci, irrorano una complicità ormai trascinata via e fallita. Lo sforzo compiuto per far continuare l' inesistente esistenza di un amore,in realtà, procrastina spropositatamente l' epilogo di noi. Ecco, mi lascia attonito la fase successiva alla conclusione. Quella in cui quando suona il maledetto cellulare e leggi il mittente ti senti sazio, agitato, propositivo, arrabbiato, sciocco, felice.
Racconto scritto il 08/10/2015 - 21:17
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Commenti
La riflessione è interessante, ma l'estrema condensazione del discorso lo rende un po' criptico.
Giuseppe Novellino 09/10/2015 - 18:30
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