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Il professor Nemesio fa l'appello

Nell’atrio della scuola c’era il solito movimento. Su una parete era attivato il bidello elettronico con gli avvisi per gli insegnanti.
Lino Nemesio vide che lampeggiava il segnale sotto il piccolo schermo che lo riguardava. Si avvicinò per leggere l’informazione:
Si avvisa il prof. Lino Nemesio che durante la prima ora gli alunni della classe 4^P effettueranno un incontro con il dott. Ivano Calopezzuti, esponente della Confederazione Nazionale dei Consumatori(CNC), sul tema: “Come utilizzare al meglio i buoni di acquisto natalizi”. Pertanto il prof. Nemesio, nella suddetta ora, è tenuto a svolgere lezione di supplenza nella classe 3^R, al posto della prof.ssa Susan Mariani.
- Accidenti!
- Che c’è, Nemesio? – lo interpellò una voce alle sue spalle. Era il collega Ranutti, docente di matematica, un tipo pachidermico e bonario.
- Non capisco perché non li comunichino il giorno prima questi cambiamenti – rispose Nemesio, senza distogliere lo sguardo dal monitor.
- Che ci vuoi fare, caro collega! Il CNC ha l’assoluta precedenza. Quando decide di attuare i suoi interventi, non ci son cazzi.
- Ma un minimo di programmazione… - protestò Nemesio. - Questa mattina avrei potuto dormire un’ora di più.
- È il sacro principio della flessibilità oraria.
- Già – fece Nemesio scuotendo il capo.
- Dovresti imparare da me. Prendersela fa salire la pressione. E alla tua età… Ma dimmi: in quale classe devi andare a fare supplenza?
- In 3^ R.
- La mia.
- Odio fare supplenza in una classe altrui.
- È una buona classe: solo quarantatre studenti, per lo più femmine. Io ci entro alla seconda ora.
- Quindi…
- Già, potresti lasciar loro studiare matematica, in preparazione del compito che devono svolgere con me. Così potrai rilassarti.
- Mi sarei rilassato meglio standomene un po’ di più a letto.
Ranutti gli diede un colpetto sulla spalla, che Nemesio prese per un gesto di sincero incoraggiamento. Il collega di matematica era decisamente un buon uomo.
- Lascia che il fumo vada in su e l’acqua in giù, dai retta a me, Nemesio – disse Ranutti
Proprio quello che non sapeva fare. Per questo aveva la pressione alta, e quella fastidiosa episodica dispepsia.
La classe 3^R non era tra le più affollate. Rinunciò ad eseguire l’appello elettronico mediante il computer che si collegava con i vari apparecchi istallati sui banchi degli alunni; si affidò invece al microfono, con il quale riuscì a calmare facilmente il chiacchiericcio di inizio ora:
- Angotti.
- Presente.
- Burnich
- Presente.
- Chamir
- Assente – fece una vocina incerta.
- Cheng Yao
- Presente. – Era la stessa vocina.
- Donadoni
- Assente – dissero in coro tre ragazzi vicini di banco.
- Donati.
- Presente
- Emmer.
Silenzio.
- Emmer!
- Pre…Presente.
- Sei distratto – lo rimproverò Nemesio, inquadrando un ragazzino al primo banco nella fila di destra, biondo e magrolino, che sembrava più giovane dei suoi compagni.
- Mi scusi, professore.
- Stavi leggendo, a quanto pare.
- Sì - fece il ragazzino, chiudendo furtivamente il libro che aveva davanti.
- Lui legge sempre – disse il suo compagno di banco, con un’espressione che si sarebbe potuta usare per sottolineare il comportamento di un subnormale.
Nemesio rivolse nuovamente lo sguardo al registro di classe:
- Erdogan.
- Presente.
- Fumagalli.
- Presente.
- Gahrenskj
- Presente.
- Germani.
- Presente.
- Hitler.
- Heil! – La risposta, sonora e del tutto incongrua, venne dall’ultimo banco della fila di centro.
- È uno scherzo? – domandò Nemesio, torcendo il collo per vedere meglio colui che aveva parlato.
- No, è assente – rispose la stessa voce sonora di prima.
- Davide Hitler è assente - confermarono altri due all’unisono, dall’altra fila.
Anche nelle caselle degli altri giorni della settimana risultava mancante.
- Fa molte assenze questo Hitler?
- Non viene più – disse una ragazza con un caschetto nero spruzzato di polvere argentata.
- Un suo amico dice che Davide ha chiuso con questa scuola. La sua famiglia è tornata in Austria.
- Okay – fece Nemesio e continuò l’appello:
- Hotunghimana.
- Presente – disse con voce roca una ragazza nera, alzandosi di scatto.
- Ignoti.
- Presente.
- Ildebrandi.
- Presente
- Lopresti.
- No.
- Non facciamo dello spirito – tuonò Nemesio, ma con poca autorità.
- Scusi professore. Intendo no: Lopresti Michele non è presente - disse un ragazzo con i capelli rasati a zero.
- Ce ne sono diversi di assenti questa mattina, a quanto pare.
- Sì – rispose all’unisono metà della classe.
Nemesio continuò l’appello:
- Lumumba.
- Presente – disse un altro ragazzo nero.
- Luridda.
- Presente.
- Marchesi.
- Presente
- Marchesini
- Presente
- Marchesoni.
- Presente.
- Marchessun
- Presente
- Mohammed.
- Presente.
- Musocchi.
- Presente
- Mustafà
- Presente.
- Blin blon bloon…blin bloon… PUBBLICITA’! – Era il consueto stacchetto che si diffondeva nell’aula e che annunciava la pausa dedicata ai consigli per gli acquisti. Alla prima ora interrompeva le lezioni dopo i primi quindici minuti. Quella mattina era un po’ in anticipo.
- Sei stanco, ragazzo? – diceva una giovane e calda voce femminile. – Provi un senso di pesantezza alla testa e non riesci a concentrarti?
Qualcuno si lasciò scappare un ”sii!”, sibilante come il fischio di una locomotiva.
- Non disperare. Anche questa mattina arriverà il tanto atteso intervallo – proseguì la voce di donna, mentre un arpeggiato di sitar elettrico cominciava a crescere in sottofondo. – Fai una corsa al bar della tua scuola, cerca di arrivare tra i primi, per non lasciarti sfuggire la bionda aranciata ENERGIN!.
- Ma siamo solo alla prima ora – borbottò Lino Nemesio, riscotendo un gesto di approvazione da una ragazzina grassottella seduta nel primo banco, la quale disse a sua volta:
- Si vede che nella cabina di diffusione, Momo ha fatto confusione con i programmi pubblicitari.
Momo era il bidello robot, addetto al funzionamento di tutta l’apparecchiatura di diffusione dei messaggi nelle aule.
La musica andava in crescendo, e la voce:


- Sì, la bionda e frizzante ENERGIN
amica del mattino,
dolcemente ti accompagna
dando gusto al tuo panino,
come amica, come amante…
E la tua mente ci guadagna!


- Blin blon bloon...blin bloon... FINE DELLA PUBBLICITA’!
- Va bene, riprendiamo l’appello – disse Nemesio.


Alla fine dell’ora, Lino Nemesio si alzò per uscire, lasciando acceso il microfono che sarebbe servito al collega della seconda ora.
Prima di raggiungere la porta dell’aula il suo sguardo intercettò quello di uno scolaro biondo e magrolino. Sembrava che gli dicesse: “Posso parlare con lei, professor Nemesio?”
- Ma sì certo. Tu sei… - Si fermò un attimo, accanto al banco del ragazzo.
- Emmer.
- Omonimo di quel vecchio regista cinematografico.
- Chi?
- Niente. Lasciamo perdere.
Il ragazzo chinò la testa sopra il libro che teneva aperto sul banco. Un libro che non sembrava un libro di scienze, né di matematica o di contabilità.
Nemesio fece per chiedergli cosa stesse leggendo, invece fu distratto dalla porta, che si era aperta in quell’istante mostrando la figura massiccia del professor Ranutti, l’insegnante di matematica. Doveva svolgere la lezione della seconda ora.
- Tutto okay? – domandò il professore di matematica con voce bonaria, rivolto a Nemesio.
- Tutto okay – rispose quello, guardando l’alunno Emmer.
- Non è poi una cattiva classe, vero? – fece il matematico.
- No, hanno studiato tranquillamente la tua materia. A qualcuno ho lasciato ascoltare musica con gli auricolari. Forse se c’era Hitler…
- Quello è l’agnellino della compagnia. Che ci sia o che non ci sia non cambia nulla.
- È tornato in Austria, hanno detto i compagni.
- Ho saputo – fece Ranutti, liberando il passaggio.
- Sono tutti tuoi. Io torno nella mia 4^P
- Buon lavoro.
- Buon lavoro a te, collega.
Nemesio uscì dall’aula, dopo avere lanciato un’ultima occhiata al giovane Emmer, che se ne stava tranquillamente nel suo banco, chino sul suo libro.




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Racconto scritto il 23/10/2015 - 12:10
Da Giuseppe Novellino
Letta n.1136 volte.
Voto:
su 9 votanti


Commenti


Grazie di cuore! Un saluto particolare alla mia compaesana.

Giuseppe Novellino 25/10/2015 - 18:49

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Giuseppe, mi sei simpatico...Hai la mia età, mia moglie è valtellinese e le tue storie sono leggere e piacevoli.

Roberto Colombo 23/10/2015 - 15:24

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