Quando felice camminavi
nella spensieratezza della
gioia di essere e di esserci
costante e progressivo
nelle scelte anche se
erronee pur sempre
rimediabili nella fiducia
di poter continuare
quando nel pianto
ogni cosa poteva placarsi
sfogarsi in una e tante
presenze a cui si apparteneva
quando anche sai che il
cielo non ne può più di
te non ti ama ti devia
ti rimanda ti cancella
ti elimina
allora sai che sei veramente
solo come chi ti ha abbandonato
e nulla potrà più riportare
un legame che era fatto dello
stesso legame per cui era nato
Una storia triste che sa di
niente cui ha a che fare
ogni tipo di sorte
Un inscindibile scisso
che sa di amaro ed il
mio sguardo sarà sempre
rivolto contro all’indietro
in un vuoto che forse
solo la speranza potrà
trovare l’adiacenza
di un errore che colma
il nostalgico vuoto
dell’apparenza
Il mio giaciglio
spazzato dall’incredula
crudeltà di voglia
d’abbandono
di effimera voluttà
d’appartenenza
senza ritegno senza
il contegno per tantissimi
giorni di purissima vita
abbandonati
alla grazia di un sole che nasce
Camminavi felicemente fiducioso
come sempre e spoglio
lentamente soggiaceva
la perfidia presenza dell’attesa
di chi attende che cadi e
che ti accorga che anche la
tua caduta sia vana
per non smentire
che il tuo errore non
sia mai esistito e che
ci sia anche ogni libertà
per poter anche sbagliare
nella spensieratezza della
gioia di essere e di esserci
costante e progressivo
nelle scelte anche se
erronee pur sempre
rimediabili nella fiducia
di poter continuare
quando nel pianto
ogni cosa poteva placarsi
sfogarsi in una e tante
presenze a cui si apparteneva
quando anche sai che il
cielo non ne può più di
te non ti ama ti devia
ti rimanda ti cancella
ti elimina
allora sai che sei veramente
solo come chi ti ha abbandonato
e nulla potrà più riportare
un legame che era fatto dello
stesso legame per cui era nato
Una storia triste che sa di
niente cui ha a che fare
ogni tipo di sorte
Un inscindibile scisso
che sa di amaro ed il
mio sguardo sarà sempre
rivolto contro all’indietro
in un vuoto che forse
solo la speranza potrà
trovare l’adiacenza
di un errore che colma
il nostalgico vuoto
dell’apparenza
Il mio giaciglio
spazzato dall’incredula
crudeltà di voglia
d’abbandono
di effimera voluttà
d’appartenenza
senza ritegno senza
il contegno per tantissimi
giorni di purissima vita
abbandonati
alla grazia di un sole che nasce
Camminavi felicemente fiducioso
come sempre e spoglio
lentamente soggiaceva
la perfidia presenza dell’attesa
di chi attende che cadi e
che ti accorga che anche la
tua caduta sia vana
per non smentire
che il tuo errore non
sia mai esistito e che
ci sia anche ogni libertà
per poter anche sbagliare
Racconto scritto il 13/11/2015 - 21:26
Letta n.1099 volte.
Voto: | su 7 votanti |
Commenti
Il racconto si basa esclusivamente su un mio passato ahimè travagliato, comunque trascritto in prosa e già é tanto
Luca Di Paolo 15/11/2015 - 21:00
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Riflessivi... quanto reali gli ultimi........... (Scusami)
Rocco Michele LETTINI 14/11/2015 - 14:31
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Riflessivo... quanto reale gli ultimi firmati righi del periodo di chiusa... Serena Domenica Luca.
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Rocco Michele LETTINI 14/11/2015 - 14:29
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Mi sono piaciuti lo spirito e il succo della poesia. Un po' meno lo stile. Ineccepibile nelle sue caratteristiche, ma poco di mio gradimento: parole in libertà, secondo me, un po' fuori luogo per un discorso così lungo e articolato. Comunque è una mia impressione.
Giuseppe Novellino 14/11/2015 - 12:17
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Un viaggio introspettivo che abbraccia molti temi della vita.. Molte riflessioni ben accostate fra loro.. Molto piaciuta
Francesco Gentile 14/11/2015 - 09:08
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