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Ghost, un gatto tutto particolare di una famiglia speciale.

Durante il Natale del 1976 conobbi Ghost, un gatto nero della razza Maine Coon, lui era il gatto della fattoria del mio amico Alan Gagnon, ed è inutile ricordarlo ma era il gatto più buono, invisibile ed anticonformista con cui abbia mai avuto a che fare nel periodo che trascorsi come ospite della famiglia Gagnon.


Loro hanno sempre avuto in casa un animale… in questi ultimi anni hanno quel girandolone di Mosè un Husky bellissimo.
Ma torniamo al gattone, per la verità ad osservarlo, le poche volte che si vedeva mentre gironzolava per l'aia, non sembrava poi così diverso dagli altri gatti di campagna a parte la taglia extra large... ma sotto, sotto era diverso... ad esempio, lui non amava inseguire né lucertole né grilli, non faceva mai dispetti alle galline o alle papere del cortile e non preparava mai agguati ai passerotti che si posavano sui davanzali, ma soprattutto non gli piaceva dare la caccia ai topi, anzi, a dirla di buzzo buono, tra tutti gli animali della fattoria i topini di campagna erano i migliori amici che avesse... Impossibile direte voi! Ah no? Non mi credete? Allora state a un po' a sentire.


Dunque, Ghost si era inserito in quella tranquilla famiglia, proveniente dal Canada, proprietaria di una pregevole fattoria in quel di Middlebury nel Vermont.
Come quasi tutte le case di quella cittadina, anche la loro casa aveva un aspetto un po' inusuale per noi italiani, totalmente edificata in legno, verniciata d'un bianco luminoso e gli scuri tinti di un bel verde come i prati che la circondavano.
Ci abitava la famiglia Gagnon da alcune generazioni, ovvero da quando papà Phillips si era trasferito nel Vermont, subito dopo la seconda guerra mondiale, con tutta la famiglia, ed erano conosciuti e stimati da tutti.
Dal loro trasferimento in Vermont erano trascorsi molti anni ed ora la famiglia era composta da papà Alan, il mio amico appunto e da mamma Jennifer, una splendida ragazza canadese, che si prendevano cura della fattoria, oltre che dal loro figlio Barry, un ragazzone che frequentava la Boston University, avendo deciso di iscriversi al corso di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali.
Alan era il figlio minore di Phillips e la nostra conoscenza era dovuta da un avvenimento del tutto sentimentale… Phillips, durante la guerra era stato pilota della RAF e per una serie di casualità rocambolesche era stato salvato da mio padre e nascosto nella nostra casa in Italia, precisamente a Roma, fino all'arrivo degli alleati, ovvero il 5 Giugno del 1944, quando io mi accingevo a compiere 8 anni.
Tra le nostre famiglie era rimasto un buonissimo rapporto di amicizia che nel tempo è rimasto sempre vivo ed autentico.


Di solito ero io a fuggire dalla frastuono della vita moderna per rifugiarmi per brevi periodi in quella casa, che negli anni mutò spesso aspetto ma vi assicuro che me ne innamorai subito, e quelle visite saltuarie fecero di me un fervente adoratore di quei luoghi. Imparai presto ad amare il silenzio della natura, quella gente schiva, quell'aria, quei profumi e soprattutto i mille colori che sapeva offrire quella magica terra in autunno.
In quella casa scrissi alcune delle fiabe che la mia fantasia elaborò coinvolgendo quasi sempre la famiglia Gagnon… poi nacque l'idea di scrivere una lunga storia "La valle incantata" che inserii in quello splendore…ma questa è un'altra storia.


Ed ora fatte le dovute presentazioni eccovi la storia.


Ogni anno, come sempre accade in campagna, quando si avvicina la stagione invernale, i topini di campagna cominciavano a fare riserve di cibo in previsione del freddo inverno e le abbondanti nevicate.
Vi lascio immaginare cosa riuscivano a combinare quei pelandroni, in quei giorni la fattoria si trasformava in un vero e proprio carosello... topini di qua, topini di la… topini dappertutto e tutti alla ricerca di cibo o di un buon rifugio caldo.
- Non possiamo continuare così. - disse un giorno Jennifer ad Alan mentre mungeva Miss O'Hara, la più vecchia mucca della fattoria - Se Ghost non comincerà a fare il suo dovere di gatto e non caccerà di casa i topi, resteremo senza scorte alimentari e con il Natale alle porte non è salutare, quindi dovremo pensarci noi


Miss O’Hara, a sentir quelle minacciose parole, ebbe un ritorno di latte e subito uscì sull'aia a riferire al buon Ghost del pericolo che stavano per correre i suoi amici.
- Bada amico - disse Miss O’Hara - che Jennifer sta preparando la polpetta ai tuoi amici topi!
Sentendosi investito di responsabilità, il buon gattone cominciò a lambiccarsi il cervello sul da farsi.
«Ma come riuscire a far capire ai topini di non scorazzare per la casa o in cantina? Loro vivevano da sempre in quella fattoria, ed era lì che avevano sempre fatto provviste»
A furia di pensare passò del tempo e un bel giorno Alan e Jennifer si recarono in centro, comprarono delle trappole e il giorno dopo le sistemarono accanto ai pertugi delle pareti dai quali entravano ed uscivano i topi.
Quindi presero il pezzo di pecorino che i topini avevano tutto sbocconcellato e ne tagliarono alcuni pezzetti che sistemarono all'interno delle trappole.
Ogni mattina Alan faceva il giro della casa per controllare i risultati e ogni mattina tornava sconsolato da Jennifer borbottando:
- Nulla! Nelle trappole non c'è nemmeno un topolino


Eppure durante il giorno vedevano benissimo i topolini passeggiare e rincorrersi per tutta la casa... e una sera decisero di controllare di persona.
Si nascosero in un angolo della cantina ed aspettarono.
Con meraviglia scoprirono che il loro gattone era così buono e paziente che non soltanto non era capace di cacciare i topi, ma la sera insegnava a Jerry, il topino che comandava la colonia, come evitare le trappole. Il micione, arrivava perfino a dividere con gli amici topini la ciotola con i croccantini preferiti e ogni sera offriva un banchetto a spese della sua dieta.
- Non è mica un gatto normale quello! E' da pensione altro che! - bofonchio Jennifer sorridendo.


La mattina dopo i due decisero di prendere misure più efficaci delle trappole, si recarono a Leicester e presero in prestito un gatto di nome Tom.
Di quel gatto era arrivata voce fino alla loro fattoria, si raccontava che fosse famosissimo per le sue stragi di topi, che era più veloce di un leone di montagna e che non avesse pietà per nessun animaletto che poteva somigliare ad un buon boccone.
Da quel giorno, con il povero Ghost spedito in pensione e con quel Tom in giro per la fattoria, per i poveri topolini iniziò un periodo davvero difficile, tant'è che scomparvero dalla circolazione.
Visto come si erano messe le cose, i topini della fattoria decisero di riunirsi in assemblea per trovare una soluzione e la sera stessa, quando Tom uscì per la solita caccia notturna ai passerotti addormentati, si radunarono in cantina tutti i superstiti.
- E' urgente trovare un rimedio o quest'inverno non avremo nulla da sgranocchiare – disse Jerry il topino più vecchio
- Secondo me gli si dovrebbero tagliare le unghie e strappare i denti a quel gattaccio - disse uno dei topi più giovani
Ovviamente la proposta non ebbe molto successo e allora Jerry prese la parola
- Ho visto che il cagnolino della fattoria vicina porta al collo un campanellino che suona non appena corre o cammina... Ier sera, mentre gli facevano il bagno, ho nascosto il campanellino ed ora è al sicuro
- Bell'idea! - Esclamarono tutti, cioè, quasi tutti, poiché un topino che sembrava volesse rendere l'anima al cielo, tanto era magro e sgangherato, si alzò e se ne andò in fondo alla cantina dissentendo.
Jerry riprese la parola
- Chi ci vieta di mettere anche noi il campanello al collo di Tom? Così lo sentiremmo quando si avvicina e avremmo il tempo di metterci in salvo!
Quelle parole furono accolte con ovazioni e applausi.
E stavano già promettendo un monumento di formaggio, quando quel furbastro di Jerry chiese:
- Un momento, cerchiamo di fare le cose per benino. L'idea potrebbe essere buona ma chi sarà di noi che attaccherà il collare al collo di Tom?
- Io no di certo, - bofonchiò il topino magro e sgangherato - non voglio mica finire i miei giorni tra le su zampacce!


Nella cantina si fece un silenzio che fece crollare nella disperazione tutti i topini. Nessuno si sentiva tanto coraggioso da avvicinarsi a quella tigre sempre affamata.
E così, confusi e impensieriti, i topini sciolsero la riunione senza aver deciso nulla.
Il giorno successivo ne parlarono con gli altri animali del cortile.
- Non c'è più nulla da fare, s'ha d'andare proprio via da questa bella casa
- Non facciamo gli stupidi! - disse la mucca Miss O’Hara - Prima è meglio chiedere consiglio alla fata del laghetto. Lei sicuramente saprà come risolvere il problema
- A quella svampita non piacciono i topi!
- Ce l'ho io un modo per farci sentire! - Borbottò Jerry
- E come faresti? Chiesero un insieme di voci
- Quella benedetta figliola ha sempre la testa fra le nuvole e non guarda mai in basso… tra l'altro per non farsi vedere con gli occhiali li tiene sempre in tasca… Basterebbe mettere un bel tronco per il viottolo e la cosa sarebbe fatta!
- La faresti cadere? Potrebbe farsi del male!
- Non vi preoccupate, ha la testa più dura d'una pietra… magari si potrebbe mettere un po' di paglia lungo il viottolo!


E così fecero, si misero tutti in allarme e quando videro passare la fata in bicicletta, fecero in modo che finisse su un bel covone di fieno appositamente messo in loco... Dopo di che le spifferarono quello che stava accadendo.
- Che volo ragazzi!.. Chi sarà stato a mettere sulla strada quel ramo?... Accidenti! Se lo prendo e gli metto le mani addosso… Ed io come potrei aiutarvi? - chiese la fata
- Basterebbe un piccolo aiuto!
- Ma scusate… Tom non è quel gatto di Leicester?
- Si!
- Mi dicono che è un vero figlio d'un cane… però... però... forse qualcosina la si potrebbe fare. Innanzi tutto ho bisogno della collaborazione di un'ochetta dell'aia e di Ghost
- Non ti preoccupare, penserò io a convincerli - disse Jerry - O, ma non gli succederà mica nulla, vero?
- Acciderba no! Farò in modo che domani mattina, quando Tom rientrerà dalla caccia notturna, veda vicino al laghetto l'ochetta, che io farò somigliare ad una bellissima micina e se Tom non s'è del tutto rincitrullito ne vedremo delle belle... state tranquilli che dopo non importunerà più nessuno
- E quando scoprirà il trucco?
- Lasciate fare a me... io gli ho una laurea in queste cose!


Detto fatto, l'indomani mattina, quando Tom rientrò dalla caccia notturna e vide sulla sponda del laghetto una micina tutta bianca con un bel fiocco rosa legato al collo, indovinate un po', gli s'incrociarono gli occhi per l'emozione e non capì più nulla.
Era successo che il tapino s'era perdutamente innamorato della micia-oca.
L'oca, che in realtà era rimasta oca, scodinzolando come sanno fare soltanto le oche, andò fino all'acqua e senza pensarci su fece un bel tuffo.
Tom, che aveva ancora gli occhi incrociati, corse al fiume e si gettò in acqua per salvare la sua micina... ma il gran citrullo si era dimenticato che non sapeva nuotare e poco mancò che affogasse.
Fu salvato da Ghost che lo tirò fuori dell'acqua prendendolo per la collottola.
- Ti devo la vita - disse Tom quando riuscì a prendere fiato - Dimmi cosa vuoi che faccia per te ed io lo farò
- Amico mio, a me non serve proprio nulla, sei tu che hai bisogno d'aiuto… tu sei un gatto di città, non conosci tutti i pericoli della campagna, qui succedono cose davvero strane... L'estate scorsa ci fu una strega che si trasformò in gatta per far affogare un paio di damerini di città... ma tu perché ti sei buttato in acqua? Non lo sai che questo laghetto odia i gatti?
- Oh nulla, nulla! - mentì Tom sentendosi raddrizzare il pelo sulla gobba - Avevo un gran caldo...
- Dai retta a me, fatti un gran favore, scappa via di qua prima di lasciarci il pelo - disse Ghost


E così fece... Tom scappò tanto velocemente che nessuno lo vide più da queste parti.
È finita ragazzi! La storia finisce qui... Ah è vero, volete sapere cosa successe dopo?
Successe che Alan e Jennifer ripresero in casa il buon Ghost, per la felicità di Barry, da allora i topolini continuarono a banchettare alla mensa di Ghost senza però farsi più vedere in giro per la casa... e quando, dopo un po' di tempo, Alan e Jennifer compresero cosa era veramente accaduto nella loro fattoria, non riuscirono ad arrabbiarsi.


- Gli’è che abbiamo un gatto grande e grosso ma troppo buono! - disse Jennifer tra le risate.
(E scusate il mio toscanismo).




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Racconto scritto il 15/11/2015 - 01:46
Da m c
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