Non ci riconosciamo più in questo mondo. Siamo fatti di materiale inorganico e senza anima, non andremo tanto lontano.
Potremmo portare con noi le nostre sensazioni, i nostri ricordi, le nostre abitudini e sentirci, ugualmente, tristi.
Siamo stanchi di sentirci così, ripetiamocelo quanto siamo forti, quanto ancora abbiamo da dare, da soffrire … da vivere.
Convinciamoci di quanto valiamo, di quello che siamo e di come siamo.
Non moriamo lentamente, così.
Giochiamo, ridiamo, facciamo quello che più ci piace. Sentiamoci liberi di stare in mondo che potrebbe essere solo illusorio, di passaggio quasi.
Portiamocele con noi tutte quelle promesse, quelle gioie calorose ma non ne facciamo il nostro sostegno.
Ci dobbiamo creare un nuovo alibi al nostro star male. Non staremo più male, prometto solennemente.
Facciamo le valigie e andiamo. Dimentichiamoci chi siamo stati, qua nessuno ci conosce. Nessuno sa delle nostre ferite, dei nostri errori, di quelle persone sentite nel passato. Nessuno sa niente e noi, perché siamo ancora qui? Dai forza, andiamocene!
Ma cosa stiamo aspettando? Oh si, lo so cosa aspettiamo.
Crediamo ancora in quello che lasceremo qui, ci crediamo ancora immensamente.
Ma sì, ci crediamo ed così che deve essere. Non possiamo permetterci di abbandonare tutti i sogni per cui abbiamo lottato, giusto?
Ma basta, ora. Non siamo più tristi, guardiamoci con occhi nuovi. Comprendiamoci e lasciamoceli alle spalle quei sentimenti di disequilibrio emotivo.
Alziamoci in piedi e urliamo al cielo, al vento o, semplicemente, a noi stessi. Urliamo parole dolci, soavi, che ci comprendono, che sanno apprezzarci, sulle quali possiamo contare nei momenti difficili.
Non moriamo lentamente, così.
Sì, lo so. Ancora le rivediamo quelle labbra morbide, quei baci leggeri e quelle mani vellutate. E piangiamo, poco. Però piangiamo.
Sì, lo so. Ancora le rivediamo quelle amiche, quei regali condivisi e gli abbracci che tenevano caldo.
E si, lo so. Ancora la rivediamo quella paura infondo al fegato, ansia incontrollabile.
Proviamo a fare qualcosa mai fatto prima. Buttiamoci giù e vediamo che succede. Guardiamo in faccia un'altra realtà, diversa, uguale, non lo so. Ma dobbiamo partire.
Se rimaniamo qui, finisce che moriamo ed io non voglio morire.
Prediamoci per mano e buttiamoci in quello che non sappiamo essere certo. Buttiamoci in quello che potrebbe essere lo sbaglio più grande o un ringraziamento dovuto dalla vita. Buttiamoci, anche se questo potrebbe significare morirne.
Potremmo portare con noi le nostre sensazioni, i nostri ricordi, le nostre abitudini e sentirci, ugualmente, tristi.
Siamo stanchi di sentirci così, ripetiamocelo quanto siamo forti, quanto ancora abbiamo da dare, da soffrire … da vivere.
Convinciamoci di quanto valiamo, di quello che siamo e di come siamo.
Non moriamo lentamente, così.
Giochiamo, ridiamo, facciamo quello che più ci piace. Sentiamoci liberi di stare in mondo che potrebbe essere solo illusorio, di passaggio quasi.
Portiamocele con noi tutte quelle promesse, quelle gioie calorose ma non ne facciamo il nostro sostegno.
Ci dobbiamo creare un nuovo alibi al nostro star male. Non staremo più male, prometto solennemente.
Facciamo le valigie e andiamo. Dimentichiamoci chi siamo stati, qua nessuno ci conosce. Nessuno sa delle nostre ferite, dei nostri errori, di quelle persone sentite nel passato. Nessuno sa niente e noi, perché siamo ancora qui? Dai forza, andiamocene!
Ma cosa stiamo aspettando? Oh si, lo so cosa aspettiamo.
Crediamo ancora in quello che lasceremo qui, ci crediamo ancora immensamente.
Ma sì, ci crediamo ed così che deve essere. Non possiamo permetterci di abbandonare tutti i sogni per cui abbiamo lottato, giusto?
Ma basta, ora. Non siamo più tristi, guardiamoci con occhi nuovi. Comprendiamoci e lasciamoceli alle spalle quei sentimenti di disequilibrio emotivo.
Alziamoci in piedi e urliamo al cielo, al vento o, semplicemente, a noi stessi. Urliamo parole dolci, soavi, che ci comprendono, che sanno apprezzarci, sulle quali possiamo contare nei momenti difficili.
Non moriamo lentamente, così.
Sì, lo so. Ancora le rivediamo quelle labbra morbide, quei baci leggeri e quelle mani vellutate. E piangiamo, poco. Però piangiamo.
Sì, lo so. Ancora le rivediamo quelle amiche, quei regali condivisi e gli abbracci che tenevano caldo.
E si, lo so. Ancora la rivediamo quella paura infondo al fegato, ansia incontrollabile.
Proviamo a fare qualcosa mai fatto prima. Buttiamoci giù e vediamo che succede. Guardiamo in faccia un'altra realtà, diversa, uguale, non lo so. Ma dobbiamo partire.
Se rimaniamo qui, finisce che moriamo ed io non voglio morire.
Prediamoci per mano e buttiamoci in quello che non sappiamo essere certo. Buttiamoci in quello che potrebbe essere lo sbaglio più grande o un ringraziamento dovuto dalla vita. Buttiamoci, anche se questo potrebbe significare morirne.
Racconto scritto il 23/11/2015 - 19:09
Da FraAaron 759
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Commenti
Io ho trovato il testo in bilico tra l'esortazione a vivere e l'accettazione della caducità dell'esistenza. A tratti un po' ambiguo e lievemente ermetico, ma abbastanza suggestivo.
Giuseppe Novellino 24/11/2015 - 18:42
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