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La levatrice di Natale

Si incominciavano a scorgere le prime case di Betlemme, quando l’asino con un raglio nervoso puntò le zampe e non volle più muoversi, aveva camminato tanto, era stanco ed affamato, Giuseppe inutilmente lo sollecitò a ripartire, ma l’animale cocciuto solo come un asino sa fare, non ne voleva sapere di riprendere la marcia. Giuseppe allora, fece scendere la sua sposa, la fece sedere su un masso che pareva essere stato messo lì a bella apposta per invitare il viandante a fare una sosta e si mise a strappare alcune erbacce che crescevano stentatamente lungo il ciglio della strada; l’asino le mangiò mostrando di gradire il magro ma provvidenziale pasto e finalmente si decise a ripartire.
Giuseppe aiutò Maria a risalire in groppa all’animale e affrettò il cammino; la notte stava per calare e voleva trovare da alloggiare, visto anche lo stato della sua giovane sposa: era incinta e non sarebbe tardato poi molto che il bambino nascesse. Oltrepassarono un accampamento di pastori, i cani abbaiarono al passaggio della piccola comitiva, c’era poi, prima di entrare in Betlemme un caravanserraglio, ma Giuseppe tirò innanzi, voleva trovare una sistemazione più comoda per Maria. Arrivati in paese cominciarono a chiedere dove trovare un piccolo alloggio per la notte e magari per il tempo che il bambino nascesse; inutilmente, c’erano troppi forestieri arrivati a causa del censimento. Giuseppe scoraggiato dalla vana ricerca, provò anche a chiedere al custode del caravanserraglio, ma inutilmente. Sconsolato, non sapendo più che fare, Giuseppe si indirizzò verso alcune grotte che aveva intravisto prima di entrare nel villaggio. Erano ricoveri di pastori e una la trovarono vuota, c’era solo legato alla mangiatoia intento a ruminare del fieno, un pacioso bue. Rincuorato di aver trovato un riparo per la notte, Giuseppe fece entrare Maria e si dette da fare per accendere il fuoco, poi sistemò il fieno, mettendoci sopra il suo mantello, in modo che Maria si potesse coricare. Alloggiò anche l’asino e finalmente col crepitare del fuoco, un po’ di tepore sembrò riscaldare lo spartano ambiente. La scena era stata osservata dai pastori che avevano lasciato fare; una donna in particolare si era mostrata attenta, a Marta non era sfuggito lo stato di Maria e pensò di andarla a trovare. Entrando nella grotta, trovò la giovane Maria con i primi segnali del parto, il viaggio coi suoi disagi ne aveva anticipato la data e allora Marta ritornò al campo e prese dalla sua bisaccia alcuni panni, prese anche del latte e si affrettò a ritornare da Maria che, ormai sfinita dal viaggio, era amorevolmente assistita da Giuseppe e si apprestava a mettere al mondo il suo bambino. La notte era calma, in cielo c’erano molte stelle, in lontananza si sentivano i cani a guardia del gregge, quand’eco un vagito si udì e improvvisamente i cani tacquero e una musica accompagnata da un vento dolce alleggiò sull’accampamento dei pastori che si svegliarono domandandosi che prodigio stesse accadendo. Apparvero nel cielo delle figure di angeli che, sulle note della musica davano lode e gloria al bambino che era nato nella grotta. I pastori appena la visione sparì, riavutosi dall’evento prodigioso, si avviarono in tutta fretta verso la grotta ed entrati trovarono un bel bambino che Maria aiutata da Marta, stava fasciando. Giuseppe li invitò ad entrare e si presentò: era un falegname di Nazaret ed era arrivato per obbedire all’editto che obbligava tutti a censirsi presso il villaggio d’origine. Il bambino era bello ed emanava un qualche cosa di celestiale, sembrava sorridere ed i pastori piegarono le loro ginocchia e si trovarono ad adorare, senza forse capire, il grande mistero che quella notte aveva portato. A qualcuno però, più anziano, vennero in mente le parole della Scrittura in cui si parlava di un grande evento che sarebbe accaduto proprio in Betlemme e meditarono con un misto di stupore e gioia per essere stati testimoni di sì tale grande avvenimento. E la memoria si perpetuò di figlio in figlio, di figlio in figlio…



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Racconto scritto il 05/12/2015 - 14:21
Da Ivana Piazza
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