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UNA STORIA DI OGGI

Oggi vi voglio raccontare la storia di Pierluigi perché mi sembra emblematica del modo di vivere "moderno" verso il quale si è orientata, da tempo, una buona parte della popolazione maschile.
Pierluigi è un mio collega, mi è simpatico ma non lo posso definire mio amico; siamo troppo diversi come pensiero e modo di vivere. Io sono metodico, riflessivo, altruista e dedito al lavoro mentre lui è qualunquista, impulsivo, egoista e vive il lavoro come una pena inflittagli dal Padreterno. Di tanto in tanto, all'uscita dall'ufficio, ci beviamo una birra insieme nel bar vicino ed in qualche occasione mi racconta di sé.
Ha quarantadue anni, vive con la madre vedova e benestante, frequenta, a suo dire, un sacco di ragazze ma non ha mai pensato di sposarsi; troppi vincoli e responsabilità che, come sul lavoro, non si vuole assumere.
Io, al contrario, mi sono sposato da anni, ho una moglie con cui vado d'accordo ed un figlio che frequenta la scuola media. Viviamo del mio lavoro e di qualche aiuto che, di tanto in tanto, ci danno i nostri genitori che ci consente un'esistenza più dignitosa.
Una delle ultime volte in cui siamo andati al bar Pierluigi mi ha confidato, con fare un po' sbruffone, che da tempo usava droghe "leggere" e che, per pagare alcuni debiti verso i suoi fornitori, aveva accettato di lavorare per loro.
Gli ho detto seccamente: "Tu sei matto, non ti libererai più! Smetti subito, esci da questo giro perverso se non vuoi finir male". Si è messo a ridere e mi ha risposto: "Sei sempre il solito, non riesci a capire che si può vivere anche fuori dai soliti schemi! Apri gli occhi; non vedi quanta illegalità ci circonda impunita! Moltissimi, a tutti i livelli vivono di espedienti! Tu continua pure la tua esistenza anonima, io voglio vivere in modo pieno e sulla cresta dell'onda".
Mi sono mancate le parole per replicare; l'ho guardato negli occhi scuotendo tristemente la testa, ho finito la mia birra e me ne sono andato.
Per qualche giorno non ci siamo più parlati poi, all'entrata dell'ufficio, mi è venuto incontro sorridendo come se niente fosse dicendomi: "Scusa, mi sono reso conto di averti scioccato, non avrei dovuto parlartene; spero anzi che tu non accenni ad alcuno quanto ti ho rivelato in un momento di euforia".
Poiché la mia bontà a volte rasenta la stupidità l'ho tranquillizzato e nuovamente invitato a comportarsi onestamente se ci teneva alla sua onorabilità e alla sua sicurezza. "Grazie per il consiglio ma so badare a me stesso" mi ha replicato aggiungendo: "Sono sveglio e scafato, il tempo di pagare i miei debiti e smetterò".
Dopo circa venti giorni, nel frattempo non ci eravamo più visti al bar, uscendo dall'ufficio vidi che ad aspettarlo, cosa insolita per lui, c'era una giovane e piacente ragazza bionda, vestita poco ed in modo un po' troppo appariscente per i miei gusti.
Non molto distante da lei si trovavano due persone le quali, apparentemente chiacchieravano, ma che, all'apparire di Pierluigi si erano scambiate un rapido cenno prima tra di loro e poi con la ragazza che aveva lievemente annuito o, almeno così mi era sembrato. Lei gli era andata incontro con un ampio sorriso, l'aveva baciato e se n'erano andati.
Il mattino seguente gli ho detto: "Bella quella ragazza che ti aspettava ieri, ho visto che ti trattava con una certa confidenza, è la tua fidanzata?". "No" mi ha risposto "Quella è Irina, una che ho conosciuto tre settimane fa a cui devo essere piaciuto perché, da allora, mi ronza sempre intorno. Doveva parlarmi di una cosa importante. Stasera usciamo a cena poi, considerato che mia madre è andata per qualche giorno da sua sorella, l'inviterò a casa mia; sai come vanno queste cose".
Mentre parlava mi osservava tutto compiaciuto con un sorriso beffardo di compatimento che mi ha mandato un po' il sangue alla testa per cui, nonostante la mia indole pacifica, ho replicato con tono ironico: "Ma viene da sola o anche con i suoi amici?". Pierluigi mi ha guardato con gli occhi stralunati confermandomi che la sera precedente non aveva notato nulla e mi ha chiesto: "Cosa vuoi dire, la conosci? Non farti strane idee, è una brava ragazza. Pensa che, siccome vive insieme ad alcune amiche di cui però non ha molta fiducia, ieri sera mi ha chiesto consigli per mettere al sicuro un importante gioiello, l'unico suo bene, che le donne della sua famiglia si sono tramandate. Le ho detto che a casa abbiamo un'ampia cassaforte a muro e che ero disponibile ad ospitare il suo monile; in questo modo ero sicuro che non avrebbe potuto rifiutare l'invito di un dopo cena da me. Non fare insinuazioni maligne perché stavolta non te lo perdonerei. Mi da la sua fiducia ed io, anche se non posso certo dire che l'amo, comincio a pensare che stavolta il rapporto potrebbe continuare seriamente, non è una come le altre".
Punzecchiandolo avevo sfogato la mia rabbia, preferii lasciar perdere anzi, prima di salutarlo, dissi: "Era ora che mettessi la testa a posto; tua madre ha una certa età e purtroppo le mamme non sono eterne".
Il mattino successivo alle nove e mezzo non si era ancora presentato al lavoro ne, secondo la prassi, aveva telefonato avvisando di essere ammalato o per chiedere una giornata di ferie. Pensai quindi che, dopo una notte di fuoco, dormisse tranquillamente incurante del proprio dovere. Poiché avevo il suo numero di cellulare lo chiamai ma non mi rispose, dopo ripetuti tentativi pensai che si fosse sentito male e mi preoccupai perché mi aveva detto che era in casa solo.
Non sapevo cosa fare; mi consultai con un collega che mi disse alzando le spalle "Lascia perdere, lo sai che è uno sballato che non si cura minimamente del lavoro. Quando rientrerà affronterà le conseguenze; prima o poi l'azienda troverà il modo di licenziarlo".
A fine giornata sentii mia moglie che mi consigliò, per tacitare la mia coscienza, di passare a casa sua prima di rientrare. Sempre razionale e pratica, come sono spesso le donne, mi disse di parlare con il portiere dello stabile che forse mi avrebbe dato qualche indicazione.
Così feci e dopo un lungo tragitto arrivai alle sette di sera. Suonai ma non rispondeva nessuno ed il portiere mi informò che in tutto il giorno non l'aveva visto. Stavo per andarmene deluso quando il custode mi accennò che la madre del mio collega, come faceva di solito quando si assentava, gli aveva lasciato la chiave. "Per sua tranquillità, se vuole, possiamo salire" mi disse "La signora non avrà nulla da ridire; anzi magari la ringrazierà per il suo interessamento se mi lascia il suo nome. E' una vera gentildonna!".
Quando aprimmo la porta dell'appartamento sembrava all'apparenza tutto tranquillo ma dall'ingresso notai, per terra nella sala, un maglione tutto infagottato; decidemmo quindi di entrare e visitammo tutte le stanze.
Trovammo Pierluigi, sfinito, sanguinante ed in stato di semi incoscienza ammanettato con entrambe le braccia alle sbarre della testata del letto. Rendendoci conto della situazione chiamammo subito i soccorsi che, dopo averlo dissetato e medicato un po', lo ricoverarono all'ospedale.
Due giorni dopo era sabato e trovai il tempo per andare a fargli visita. Appena mi vide si mise a piangere poi, quando si fu calmato mi disse: "Avevi ragione, avrei dovuto prendere in considerazione i tuoi consigli". Mi spiegò poi farfugliando confusamente, perché gli avevano suturato alcune ferite sul volto, cosa era successo. Da quello che ho capito Irina gli aveva fatto vedere il gioiello e si era resa disponibile per le sue effusioni fino a proporgli un gioco erotico. Prima si era fatta legare ed in seguito lo aveva legato. Poi era diventata subito crudele, l'aveva picchiato perché voleva conoscere la combinazione della cassaforte Poiché lui continuava a rifiutarsi aveva chiamato i suoi amici, li aveva fatti entrare e questi, dopo altre botte ben più violente, avevano estratto i coltelli. Aveva dovuto arrendersi ed i tre se ne erano andati con tutti i gioielli della madre, una cospicua somma in contanti, il suo Rolex Daytona, il suo portafoglio con il bancomat e le carte di credito che, dopo essersi fatti rivelare i codici, avevano potuto utilizzare la sera stessa e nei due giorni successivi per effettuare prelevamenti ed acquisti.



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Racconto scritto il 03/01/2016 - 11:41
Da Gaetano Antonioli
Letta n.1313 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Grazie del commento Gennarino. Mi scuso per il refuso dovuto ad una modifica effettuata in modo errato.

Gaetano Antonioli 04/01/2016 - 12:32

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Una storia terrificante che parrebbe scritta per la sceneggitura di un film. Anche molto istruttiva per certi modi di vivere dei nostri giorni... è talmente ben scritta che ti segnalo un refuso che "sporca" la perfezione della forma...
il portiere mi informò che non in tutto il giorno non l'aveva visto.... c'è un non in più.

Gennarino Ammore 04/01/2016 - 08:03

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