Ti aspetti una conclusione. Vuoi un buon incipit, un inizio interessante, contenuti e un finale che non deluda.
Ogni storia è dettata in buona parte da regole. Ma le parole che fremono nel cervello devono o possono seguire linee guida?
O si espandono nell’aria cadendoti addosso con la leggerezza della neve e con la sua stessa solubilità si disperdono quando le riesci a toccare.
Capire cosa significa. Capisco cosa mi vuoi raccontare, ho intuito il concetto che volevi trasmettere.
E allora?
Sei sicuro di aver capito?
Se ti racconto la storia di un bambino che non mangiava molto poco.
I genitori, quelle volte che rientravano dal lavoro, si preoccupavano di questa inappetenza con la tutrice di questa casa per bambini con genitori stacanovisti.
All’asilo non si rifiutava il cibo, se non mandavi giù un boccone, ti lasciavano anche tutto il pomeriggio in un antibagno, fino a quando non ingoiavi.
Se si veniva assaliti dalla nausea, potevi vomitare, nessun problema, rimangerai anche quello.
Ma la madre non ci credeva e il bambino ha intuito per la prima volta che i problemi conveniva risolverseli da solo.
Piano d’azione. Ingoia, taci, osserva e cerca di capire come poterti muovere in questa giungla di giganti in attesa di arrivare al loro livello, per poi scoprire tristemente che non c’è nulla di gigantesco in un adulto.
Capirai che le parole di un bambino non sono poi così importanti, che si danno tante soddisfazioni quando si pronunciano i primi “mamma” e “papà”, poi l’interesse va scemando.
Cosa è oggi quel bambino? Che veste d’adulto indossa non lo si può definire da questo frangente della sua vita.
Le variabili hanno comunque invaso il campo e non permettono di dare un inizio né il racconto di una prosecuzione che permettano di dire se è valso lo sforzo sopravvivere.
E chi leggerà si preoccuperà di pensare se questa storia è vera o no; la domanda è: ma ti importa veramente?
Ti importa di quel bambino, dell’adulto che ne è venuto fuori?
Ogni storia è dettata in buona parte da regole. Ma le parole che fremono nel cervello devono o possono seguire linee guida?
O si espandono nell’aria cadendoti addosso con la leggerezza della neve e con la sua stessa solubilità si disperdono quando le riesci a toccare.
Capire cosa significa. Capisco cosa mi vuoi raccontare, ho intuito il concetto che volevi trasmettere.
E allora?
Sei sicuro di aver capito?
Se ti racconto la storia di un bambino che non mangiava molto poco.
I genitori, quelle volte che rientravano dal lavoro, si preoccupavano di questa inappetenza con la tutrice di questa casa per bambini con genitori stacanovisti.
All’asilo non si rifiutava il cibo, se non mandavi giù un boccone, ti lasciavano anche tutto il pomeriggio in un antibagno, fino a quando non ingoiavi.
Se si veniva assaliti dalla nausea, potevi vomitare, nessun problema, rimangerai anche quello.
Ma la madre non ci credeva e il bambino ha intuito per la prima volta che i problemi conveniva risolverseli da solo.
Piano d’azione. Ingoia, taci, osserva e cerca di capire come poterti muovere in questa giungla di giganti in attesa di arrivare al loro livello, per poi scoprire tristemente che non c’è nulla di gigantesco in un adulto.
Capirai che le parole di un bambino non sono poi così importanti, che si danno tante soddisfazioni quando si pronunciano i primi “mamma” e “papà”, poi l’interesse va scemando.
Cosa è oggi quel bambino? Che veste d’adulto indossa non lo si può definire da questo frangente della sua vita.
Le variabili hanno comunque invaso il campo e non permettono di dare un inizio né il racconto di una prosecuzione che permettano di dire se è valso lo sforzo sopravvivere.
E chi leggerà si preoccuperà di pensare se questa storia è vera o no; la domanda è: ma ti importa veramente?
Ti importa di quel bambino, dell’adulto che ne è venuto fuori?
Racconto scritto il 18/01/2016 - 18:42
Da ellis lio
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Voto: | su 2 votanti |
Commenti
E'un racconto molto particolare e sofferto. I dolori da bambino possono determinare in modo esponenziale il futuro uomo che sarà. Purtroppo non ce se ne rende conto. Le tue parole sono dolorose ed interessanti.
Patrizia Bortolini 31/03/2016 - 10:09
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Ho letto con attenzione per capire.
Mi interessa molto, m'importa.
L'indifferenza è una parola dal suono insidioso, meglio starne lontano.
Mi interessa molto, m'importa.
L'indifferenza è una parola dal suono insidioso, meglio starne lontano.
salvo bonafè 26/03/2016 - 19:33
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