Nella densa e velata nebbia della memoria,
scorgo incredula le valige abbandonate sui binari,
le scarpe dai lacci consunti, tutte le intime raccolte di una vita, ammassate, separate, rinunciate. Sento l’abbaiare concitato e rabbioso dei cani,l’ansimare del treno e l’acuto stridio dei vagoni.
Odo nella polvere che avvolge l’indescrivibile,
le strazianti urla dei bambini,strappati alle madri.
Quanti non son potuti crescere… Quanti non son potuti nascere!
Vedo ossa fuori dalle lacerate carni,vedo uomini e donne nudi, senza capelli, dai corpi rinsecchiti, dalle guance scavate, dalla spasimata sofferenza,ammucchiati senza pietà nel fango.
Vedo, mani consunte aggrappate ai muri dai fili spinati ,
in cerca di una libertà privata, e di una dignità sepolta.
Scorgo letti di legno impilati nelle lunghe camerate,
i pigiami a righe, marchiati dalle stelle e dal sangue.
Fiuto il miasma delle ciminiere dei forni, che si disperde.
Un fungo di cenere dall’acre odore.
Nulla rimane, di te uomo, solo traccia di una pietà, che dilania i cuori.
Anime inghiottite dalla selezione. Le file che si dividono al cenno di un si e di un no, che decidono la sopravvivenza o la morte immediata.
Le urla animate degli aguzzini, in preda ad un collettivo inconcepibile disprezzo per la vita umana.
Vedo, un numero sul braccio, unica identità di quest’essere umano,privato della sua stessa anima.
Gli interminabili nomi riconosciuti e ignoti,su piastre di marmo.
…E chissà quanto ancora!
L’immaginazione è povera cosa,difronte alla spietata realtà.
E poi…I sopravvissuti al destino finale, dagli smunti e sofferenti occhi vuoti di terrore, ma vivi! Scorgo nelle coscienze frastornate e deboli, la logorante rievocazione, impressa eterna nella mente, nel corpo, e nello spirito.
Ai milioni di uomini, donne e bambini innocenti, giudicati scomodi e indesiderati, vittime dell’omicida follia blasfema di un solo uomo,morti nei campi di concentramento, rivolgo la mia preghiera.
A tutti coloro, che hanno cooperato,spesso rinunciando alla propria vita,per la fine della guerra e a questa mattanza, rendendo il mondo libero dalle atrocità naziste, va la mia gratitudine.
Per tutti gli uomini e le donne, consapevoli e non,
che hanno abbassato le palpebre per non considerarsi complici, va la mia collera e il mio dispregio.
Per l’indifferenza che ha lasciato che tutto ciò accadesse, la mente si rifiuta d’accettare.
Mai più un’umanità così feroce, mai più un’umanità così devastata!
scorgo incredula le valige abbandonate sui binari,
le scarpe dai lacci consunti, tutte le intime raccolte di una vita, ammassate, separate, rinunciate. Sento l’abbaiare concitato e rabbioso dei cani,l’ansimare del treno e l’acuto stridio dei vagoni.
Odo nella polvere che avvolge l’indescrivibile,
le strazianti urla dei bambini,strappati alle madri.
Quanti non son potuti crescere… Quanti non son potuti nascere!
Vedo ossa fuori dalle lacerate carni,vedo uomini e donne nudi, senza capelli, dai corpi rinsecchiti, dalle guance scavate, dalla spasimata sofferenza,ammucchiati senza pietà nel fango.
Vedo, mani consunte aggrappate ai muri dai fili spinati ,
in cerca di una libertà privata, e di una dignità sepolta.
Scorgo letti di legno impilati nelle lunghe camerate,
i pigiami a righe, marchiati dalle stelle e dal sangue.
Fiuto il miasma delle ciminiere dei forni, che si disperde.
Un fungo di cenere dall’acre odore.
Nulla rimane, di te uomo, solo traccia di una pietà, che dilania i cuori.
Anime inghiottite dalla selezione. Le file che si dividono al cenno di un si e di un no, che decidono la sopravvivenza o la morte immediata.
Le urla animate degli aguzzini, in preda ad un collettivo inconcepibile disprezzo per la vita umana.
Vedo, un numero sul braccio, unica identità di quest’essere umano,privato della sua stessa anima.
Gli interminabili nomi riconosciuti e ignoti,su piastre di marmo.
…E chissà quanto ancora!
L’immaginazione è povera cosa,difronte alla spietata realtà.
E poi…I sopravvissuti al destino finale, dagli smunti e sofferenti occhi vuoti di terrore, ma vivi! Scorgo nelle coscienze frastornate e deboli, la logorante rievocazione, impressa eterna nella mente, nel corpo, e nello spirito.
Ai milioni di uomini, donne e bambini innocenti, giudicati scomodi e indesiderati, vittime dell’omicida follia blasfema di un solo uomo,morti nei campi di concentramento, rivolgo la mia preghiera.
A tutti coloro, che hanno cooperato,spesso rinunciando alla propria vita,per la fine della guerra e a questa mattanza, rendendo il mondo libero dalle atrocità naziste, va la mia gratitudine.
Per tutti gli uomini e le donne, consapevoli e non,
che hanno abbassato le palpebre per non considerarsi complici, va la mia collera e il mio dispregio.
Per l’indifferenza che ha lasciato che tutto ciò accadesse, la mente si rifiuta d’accettare.
Mai più un’umanità così feroce, mai più un’umanità così devastata!
Racconto scritto il 26/01/2016 - 08:22
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Commenti
Racconto della memoria, ahimé.. nel tempo che la memoria rifiuta o o quasi ignora. Molto apprezzato..
Francesco Gentile 26/01/2016 - 11:11
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Bellissima riflessione, verista e poetica allo stesso modo. Vengono i brividi leggendo queste righe, meritevoli di nota sia per il valore intrinseco di questo ricordo che per l'abilità linguistica col quale è stato scritto. Non può non venirmi alla mente il grande "romanzo" storico di primo levi, Se questo è un uomo, e anche il suo seguito, La tregua, nel quale espone la sua teoria dei Sommersi e salvati. uè, saluto napoletano... meritate *****
P.S. era meglio pubblicarlo domani 27 Gennaio
P.S. era meglio pubblicarlo domani 27 Gennaio
Gennarino Ammore 26/01/2016 - 08:43
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