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Istantanee di morte (prima parte)

Prima tossì, poi provò a girarsi sul fianco, poi quando decise di alzarsi battè forte la testa e ricadde supina. Cosa stava succedendo? Dove si trovava? E perché non riusciva ad aprire gli occhi? No, aspetta…gli occhi erano aperti e allora perché non vedeva niente? Solo buio intorno a sé. C’era anche un’altra cosa che la preoccupava, sentiva che l’aria le veniva meno. Ma dove diavolo era? Provò a tastare con le mani intorno. Due pareti ai lati e una di fronte a sé. Provò a scivolare con le gambe in basso…un’altra parete. In preda alla disperazione provò a salire verso l’alto strisciando con le schiena. Chiusa. Era chiusa, senza via d’uscita. Calma, non bisogna farsi prendere dal panico. Ci doveva essere una spiegazione logica a tutto ciò. Respira piano, questo per il momento era l’unica cosa che le suggeriva il cervello, respira, respira e pensa, perché sei qui? Cos’è successo? Improvvisamente il ricordo la colpì come un pugno. Chiuse gli occhi e cominciò ad urlare, ad urlare e a urlare…



Vienna, molti giorni prima…


L’uomo uscì dall’albergo e si diresse verso la stazione centrale, passando per la Zeltgasse si accorse solo in quel momento che la neve durante la notte aveva imbiancato le strade. Si accese un sigaro un attimo prima di salire su un taxi ma subito ne discese, aveva notato in una bancarella qualcosa che aveva attratto la sua attenzione. Scusandosi col tassista, richiuse celermente la porta e andò con passo deciso verso l’oggetto che l’aveva colpito. Lo prese in mano, era davvero un manufatto splendido. Il proprietario della bancarella lo guardò con aria sorniona senza dire nulla, non c’era motivo di incentivare quell’uomo all’acquisto e quando lo vide mettere mano al portafogli ne ebbe conferma. L’uomo pagò l’intera cifra senza proferir parola e si allontanò alla ricerca di un altro taxi.



Intervista ai coniugi Rotella, dal TG1 del venerdì 18 dicembre ore 20:15


“Non sappiamo ancora dove si trovi nostra figlia, né dove sia diretta. Vogliamo precisare che nel giorno della scomparsa la sua stanza è stata messa a soqquadro da ignoti. Gli inquirenti stanno indagando al riguardo. In questo momento però vogliamo esprimere tutto il nostro cordoglio per la morte prematura e inspiegabile di Vanessa, ci stringiamo attorno alla famiglia Cecchetto. Chiara è una ragazza forte e coraggiosa, spero torni presto a casa, noi l’aspettiamo a braccia aperte, non ti preoccupare, tutto si può sistemare insieme…”



Dal diario di Chiara Rotella, martedì 15 dicembre ore 15:30


Oggi dovrebbe essere un giorno felice per me ma non lo è. Faccio un po’ fatica a scrivere queste righe ma sento di doverlo fare, devo cercare un modo per lenire il mio dolore. Si, caro diario, sono successe tante cose in questi due giorni. Non riesco a far smettere a queste lacrime di bagnare la pagina e la vista è un po’ annebbiata ma devo essere forte, momenti come questi capitano nella vita di tutti e non voglio che i miei genitori soffrano per me vedendomi stare male. Gengis Khan se n’è andato durante la notte. Non ho potuto dargli neanche un’ultima carezza. Così, come un soffio di vento la sua anima ha lasciato il suo corpo ancora così giovane. Non aveva dato nessun segno di malattia o di malessere. Se n’è andato in pace, senza lamentarsi, con la dignità che solo i cani sanno avere in punto di morte. L’ho trovato rannicchiato nella sua cesta, con la coda fra le gambe, le sue orecchie, di solito belle calde, stavolta erano fredde e rigide come il cuoio delle scarpe. Sapevo che un giorno questo sarebbe avvenuto ma me l’ero immaginato diverso, volevo esserci insomma, volevo tenergli la zampa un’ultima volta, volevo guardarlo negli occhi per fargli capire che io c’ero, che io ero accanto a lui e che non l’avrei mai abbandonato e invece se n’è andato così. Senza far rumore, senza disturbare. E pensare che ieri era il mio compleanno, se penso a com’ero felice ieri sera e a come sono triste oggi mi vengono i brividi. Ieri, il giorno del mio diciassettesimo compleanno. Festa organizzata in casa con amici e parenti, ah a proposito, lo sai chi è venuto? Lo zio Eraldo! Non lo vedevo da un anno, pazzesco, mi ha fatto proprio una bella sorpresa. È sempre in giro per lavoro, credo sia stato di recente a Vienna (lo sentivo dire ieri sera a papà) e m’ha portato un bellissimo regalo: una Polaroid di legno. Non ne avevo mai vista una e per di più in legno (credo sia l’unica al mondo, me l’ha detto lo zio ma non so se stava scherzando in quel momento), comunque a me la fotografia piace molto e, anche se siamo nell’era del digitale, avere un cimelio del genere non può che farmi piacere. C’erano solo otto pellicole dentro. Due foto le ho fatte ieri sera durante la festa, me ne sono rimaste altre sei. Per il momento me le voglio conservare. I miei genitori invece mi hanno fatto un super regalo: un week-end in una capitale europea per due persone. Non ho dubbi con chi partire, vero Vanessa? Adesso vado con papà a seppellire Gengis nel giardino, mi mancherai tanto amico mio.
Un bacio. Chiara.



Quartier generale della SIRS, mercoledì 23 dicembre ore 22:59


<< Sei un imbecille! Un imbecille! >>


<< Mi dispiace generale, quella ragazzina è molto sveglia, non potevo prevedere che…>>


<< Balle! Ma ti rendi conto che potere ha nelle mani? Adesso è come una mina impazzita, potrebbe essere ovunque... E tu saresti uno dei migliori agenti addestrati e pronti a tutto?! Ti rendi conto di cosa potrebbe succedere se fossero Loro a mettere le mani su quella macchina fotografica prima di noi?! Eravamo così vicini all’obiettivo…Johnny, devi trovarla!>>



Dal diario di Chiara Rotella, martedì 15 dicembre ore 22:30


Ho appena vomitato in bagno. E’ morto lo zio Eraldo. Sono stravolta, vado da Vanessa. Dicono sia stato un attacco di cuore. Addio zietto. R.I.P.



Intervista ai coniugi Cecchetto, da Chi l’ha visto del giovedì 17 dicembre ore 21:20


“L’ultima volta che abbiamo visto nostra figlia Vanessa è stato ieri, il giorno del funerale dello zio di Chiara. La sera prima, non me lo posso dimenticare, Chiara venne a casa nostra ed era sconvolta, questo lo ricordo bene, per la disgrazia avvenuta poche ore prima, se non sbaglio sono state a parlare quasi un’ora chiuse nella stanza di Vanessa, credevamo che si stessero consolando ma forse proprio in quell’ora hanno progettato la fuga… Queste foto le abbiamo trovate nella sua stanza. Ritraggono Vanessa con gli occhi chiusi, nel diario di Chiara c’è scritto che ne scattarono tre, noi ne abbiamo trovato solo due…”



Dal diario di Chiara Rotella, mercoledì 16 dicembre ore 14:30


Caro Diario, forse questa è l’ultima volta che ti scrivo. Devo partire e lo devo fare pure in fretta, Vanessa verrà con me. Ti faccio un breve riassunto di quello che è successo nelle ultime ore, alle 16 c’è il funerale dello zio e non ho molto tempo. Ieri sera ero sconvolta e sono andata a casa di Vanessa, ho portato con me lo zaino contenente la polaroid e le due foto scattate alla festa (capirai dopo perché ti faccio questa precisazione). Arrivata a casa dei Cecchetto ci siamo subito chiuse nella sua stanza e le ho raccontato dell’incredibile giornata appena trascorsa (Vanessa ha il cellulare rotto). Ho uscito la Polaroid dello zio ricordando i bei momenti passati solamente 24 ore prima insieme a lui. A quel punto Vanessa ha esclamato: “Però peccato che in questa foto tuo zio Eraldo ha gli occhi chiusi”. Lì per lì non c’ho fatto caso ma un particolare m’ha incuriosito, nell’immagine c’erano papà, lo zio Eraldo e Gengis Khan tenuto in braccio da mio padre. Solo papà aveva gli occhi aperti, gli altri due componenti della foto era come se stessero dormendo. Ed è questo che è strano. Non sono un’esperta ma trovo estremamente difficile che un cane chiuda gli occhi senza sbadigliare o abbaiare o dormire. Lui era in braccio a papà con il collo ben dritto e gli occhi chiusi. A quel punto siamo andate a vedere l’altra foto, la seconda che ho scattato quella sera, era una foto di gruppo, ed anche qui siamo rimaste a bocca aperta! Abbiamo preso pure una lente d’ingrandimento per essere sicure ma non c’erano dubbi, anche in questa immagine lo zio Eraldo aveva gli occhi chiusi. Tutti svegli, solo lui stava dormendo. Mi ricordo che è calato il gelo nella stanza, piccole goccioline di sudore erano ben visibili sul naso prorompente di Vanessa ma proprio quando meno me l’aspettavo proruppe in una fragorosa risata. “Dai, Chiara, sii seria. Abbiamo solo due foto, se magari ne facevi tre tuo zio sarebbe venuto con gli occhi aperti, non vuol dire nulla”. A quel punto guardammo la macchina fotografica poggiata sul letto. Era di un legno bianco, non sono un’esperta di legnami, ma non ricordo d’averne mai visti così in vita mia e poi c’erano quei geroglifici indecifrabili ai lati, ora che la guardavo con più attenzione, l’obiettivo sembrava un buco nero verso l’abisso ma mi stavo solo suggestionando. “Beh, possiamo sempre toglierci i dubbi” disse Vanessa con un sorriso nervoso. Scattami una foto, vedrai che non succederà nulla. E così feci. Scattai e aspettammo pazientemente che la polaroid sputasse fuori la stampa. Vanessa sbiancò di colpo. La foto la ritraeva con gli occhi chiusi. A questo punto gliene scattai altre due, di cui una in cui lei si teneva gli occhi aperti con le dita. Niente da fare. Nell’immagine le dita erano nella stessa posizione ma le palpebre erano molli e chiuse. “Cosa significa questo? Cosa significa?!”. La voce di Vanessa si fece stridula. “Morirò anch’io?”. “Quanto tempo mi resta?”. Non sapevo cosa risponderle, poi mi venne un’idea. Scatta una foto pure a me. “Ma sei sicura?” provò a ribattere. Feci di si con la testa e scattò. La macchina non emise nessun clic, eppure il pulsante si premeva benissimo. Vanessa provò più volte ma non ci fu niente da fare, nessuna stampa fotografica. Allora mi venne un’idea, andai in bagno e mi fotografai allo specchio. La macchina emise un clic e stampò la foto. Occhi aperti. Questo non fece che peggiorare la stato d’animo di Vanessa. Cominciò a disperarsi e a piagnucolare saltellando per la stanza. A questo punto decidemmo di fare un patto. C’eravamo dentro fino al collo e se c’era anche una sola possibilità di salvare Vanessa non dovevamo lasciare nulla d’intentato. Se lo raccontavamo in giro ci avrebbero preso per pazze. C’era una sola cosa da fare, dovevamo risalire al proprietario della polaroid in breve tempo ma per fare questo ci serviva l’indirizzo esatto del commerciante. Restammo d’accordo di preparare le valigie nella notte e io, durante la veglia a casa di mio zio, sarei andata in missione a rovistare fra le sue cose. E così ho fatto. Sono riuscita a rintracciare l’albergo di Vienna dove ha alloggiato. Vanessa è stata in agenzia ed è riuscita a cambiare il week-end offerto dai miei genitori con dei biglietti per il treno diretto a Vienna in partenza questa sera alle 19:51. Lei è maggiorenne, non dovremmo avere problemi ai controlli. Dobbiamo farcela. Lo zio quando viaggiava per lavoro aveva poco tempo per andare in giro, sono sicura che troveremo il negozio o la bancarella a pochi metri dall’albergo.


Mamma, papà, lo so che leggerete questo diario ma non posso lasciarvi nella disperazione. Dovete sapere la verità. In questo momento la vita di Vanessa è la cosa che conta di più. Spero di farcela. Torno presto. Ve lo prometto.


Chiara


P.S. Vi voglio bene.




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Racconto scritto il 31/01/2016 - 11:39
Da Seby Flavio Gulisano
Letta n.1302 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Bel racconto, mi è piaciuto. Devo dire che l'ho commentato in ritardo per avere il tempo di leggere insieme la prima e seconda parte. Se si leggono insieme si capisce, altrimenti, no, perché si dimentica la prima parte che è evidente sia il finale. Penso che ampliato potrebbe diventare un romanzo o un film

Complimenti
Nadia
5*


Nadia Sonzini 04/02/2016 - 15:28

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Grazie a tutti per i bei commenti. "Ho uscito", anche se non è corretto, in Sicilia lo usiamo spesso. "Ho uscito la macchina dal garage" è il primo esempio che mi viene in mente. Credo si tratti di una influenza dialettale. Tipico anche "esci i soldi!". Sinceramente ho appreso solo oggi che non è corretto, però, se mi dici che l'ha usato anche Calvino, quasi quasi non lo correggo e lo lascio come "chicca" nel mio racconto. Per quanto riguarda invece lo stile, mi sono ispirato alla tecnica di scrittura usata da Stephen King in uno dei suoi primissimi libri: Carrie. In quel libro le vicende della protagonista venivano ricostruire anche attraverso le interviste degli amici che l'avevano conosciuta. Io ho esasperato al massimo questa tecnica, limitando a pochissime righe la narrazione diretta. Non è stato semplice scriverlo, soprattutto sul piano temporale. A volte perdevo la trebisonda... Più complicato è stato scrivere "Una seconda possibilità", racconto che vi consiglio.

Seby Flavio Gulisano 01/02/2016 - 22:46

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Coinvolgente sin dalle prime righe! Molto bella l'idea di inserire dei pezzi di interviste e pensieri scritti dalla protagonista sul proprio diario! Buona serata,

Chiara B. 01/02/2016 - 18:33

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Concordo con Nadia, sembrano le sequenze di un film che cominciano a ricomporsi piano piano... son sicuro che ogni parola possa essere riletta con altro spirito dopo il disvelamento dell'arcano che attendo curioso.

Glauco Ballantini 01/02/2016 - 11:19

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Eccomi arrivato, buona settimana.
Intrigante questa prima parte che promette sorprese, almeno credo. Questa invenzione della Polaroid è geniale, costruire attorno ad essa lo è ancora di più,una Polaroid magica, ma sotto deve esserci qualcos'altro. Scittura elegante, lettura piacevole. 5* da parte mia.

salvo bonafè 01/02/2016 - 10:44

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Caro Seby, 70 letture ed un solo commento, e c'è una sola spiegazione: il racconto lungo. Il web è così, purtroppo. Oltre un certo numero di righe il lettore molla l'attenzione. Nessun problema, confermo il giudizio di Nadia, il racconto è molto buono e la trama avvincente. Io arrivo tardi per un'influenza non ancora risolta... ***** olè!
P.S. io invece non ho idea alcuna sulla soluzione di questo mistero e mi chiedo: ma come fai a pensarli questi gialli?... io sono negato, forse per quello trovo sia difficile scriverli.
Altra cosa: Uscire usato in maniera transitiva( ho uscito) a me non piace però ho trovato che pure Fenoglio e Calvino in un caso l'hanno usato...

Gennarino Ammore 01/02/2016 - 07:37

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Racconto particolare, interessante sia per la struttura-sembrano le scene di un film- sia per il contenuto.
Ho una mia teoria su come potrebbe finire, ma chissà se la pensiamo nello stesso modo. Aspetto la continuazione con interesse
Nadia
5*

Nadia Sonzini 31/01/2016 - 16:00

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