In viaggio con la valigia rossa
Il sig. Smith un uomo di mezza età, un attore, un comico, faceva ridere tutta la sua cittadina. Faceva ridere chiunque incontrava. Gli amici e i parenti adoravano il suo modo di fare buffo e le sue battute.
Portava sempre con sé la sua valigetta rossa, una valigia ormai logora, fatta di cartone e chiusa tramite un grande elastico. Dentro di essa c’era il mondo! C’erano i costumi di scena, i suoi mille copioni, le foto della sua figlia adorata e della sua cara mogliettina, ormai defunta da più di vent’anni ma che lui non aveva mai potuto dimenticare….
Una sera il sig. Smith esce da un teatro di fretta, voleva andare a casa al più presto, era stanco, esausto dalle prove precedenti un grande spettacolo che doveva fare nel week-end per beneficenza a New York. Non era mai uscito dalla sua piccola città, era preoccupato di andare a New York ma anche contento di fare qualcosa di diverso. Aveva comprato una macchina fotografica nuova per fotografare i grattacieli di cui tanto aveva sentito parlare. Ma ora la sua priorità era andare a casa a riposare. Sta per attraversare la strada quando una gip incomincia a sbandare e a girare su se stessa, il sig. Smith non sa cosa fare, se tornare in teatro, chiedere aiuto, attraversare di corsa la strada, o aspettare. Decide di aspettare davanti all’ingresso del teatro… ma tutt’a un tratto la gip gli si catapulta addosso.
Il sig. Smith urla e poi sviene. Giace a terra sembra morto. Tutte le persone che hanno visto la scena e i colleghi del teatro gli si avvicinano, chi piange, chi urla, chi chiama l’autombulanza, chi prega… Il conducente della gip a parte qualche graffio sta bene ma si sente terribilmente in colpa per quello che è successo. Aveva perso il controllo della gip a causa della strada ghiacciata.
Dopo qualche ora il sig. Smith si sveglia in ospedale, nota che aveva un braccio ingessato e la testa bendata. C’era un’infermiera vicino a lui. Vuole chiedere cosa sia successo, (perché lui non ricordava assolutamente nulla dell’accaduto) ma la sua gola non emette nessun suono, benché si sforzasse, nulla nessun suono, e così si spaventa e inizia a piangere disperato, si strappa la flebo, vuole andare a casa, l’infermiera chiama immediatamente il medico.
Il medico racconta al sig. Smith che ha avuto un trauma cranico e ha un piccolo ematoma nel cervello nella zona del linguaggio, ma quando si riassorbirà potrà nuovamente parlare. E’ solo questione di tempo, e di pazienza.
Arriva la figlia, gli amici e tutto il paese, e il conducente della gip a trovarlo in ospedale. Tutti gli mostrano affetto e gli stanno vicino ma lui è devastato, è distrutto dal dispiacere che non può parlare, non può più farsi una bella risata e non può più far ridere nessuno. Il suo mondo ora è il silenzio. Ha paura che la voce non torni più. E per un attore comico questa è la peggiore tragedia che gli potesse capitare.
I giorni passano lenti, dopo un mese e una settimana toglie il gesso, un po’ di fisioterapia e il braccio va a posto, ma la voce non torna. I medici gli dicono di pazientare ancora, l’ematoma si è riassorbito, la voce dovrebbe tornare, è questione di giorni, lo rassicurano.
Gli amici pensano che se prenderebbe di nuovo uno spavento come il giorno dell’incidente la sua voce potrebbe tornare e così fanno di tutto per farlo spaventare, usano ogni mezzo, richiamano persino il signore della gip e ricreano l’incidente, ma nonostante tutto il sig. Smith rimane muto, muto come un pesce.
Il povero sig. Smith si incupisce ogni giorno di più, è senza lavoro, è senza una speranza, e passa le sue giornate a bere e a dormire, le bollette e i debiti aumentano, e lui si sente finito, finito come uomo, come padre, come attore.
Ma un giorno alla figlia gli viene una grande idea.
Va di corsa dal padre e gli dice: “Papà, perché non fai il mimo, non c’è bisogno della voce per fare questo lavoro!”. Lui inizialmente boccia l’idea della figlia, ma poi ci pensa su e dice a se stesso: “Provare non costa niente”. E così scrive al suo manager e caro amico di vecchia data di questa idea. E il manager l’accoglie al volo.
E così il sig. Smith di nuovo con la sua valigetta rossa viaggia per la sua cittadina e nelle città limitrofe e riscuote più successo facendo il mimo che prima quando era un comico.
Decide di arricchire i suoi spettacoli anche con piccoli numeri di prestigio. E questo alla gente piace. I giornali parlano di lui. E il suo successo è sempre più in salita… Incomincia ad andare in giro per il mondo, New York, Madrid, Parigi, Atene, Roma… Tutti conoscevano il sig. Smith!
Era felice, molto felice, appagato per il suo nuovo lavoro, ma gli mancava la sua voce, gli mancava farsi una bella risata, canticchiare sotto la doccia…non sopportava l’idea che sarebbe rimasto muto per sempre. Tra una tourné e l’altra andò da ogni tipo di dottore, logopedisti, foniatri, neurologi, psicologi ecc. ecc. Per avere una speranza, una soluzione. Prese ogni tipo di medicinale ma la voce sembrava ormai perduta.
Tornò poi per un breve periodo nella sua cittadina, ci fu grande festa tutti lo accolsero, ma lui era così triste e non apprezzò nulla di quello che potessero fare per lui. Maltrattò tutti. Voleva rimanere solo.
E lo accontentarono nessun amico lo andò più a trovare, nessun cittadino lo salutò più, tutti pensarono che peccava di orgoglio, che il successo gli aveva dato alla testa! L’unica che gli stava vicino era la figlia, capì che dietro il comportamento di suo padre c’era tanta sofferenza.
Un pomeriggio uscì vestito elegantissimo, doveva andare ad un matrimonio, non aveva alcuna voglia di andarci, il suo passo era così lento e svogliato. A metà strada decise di tornarsene indietro, ma quando attraversò la strada, un trattore quasi lo investì, frenò a soli 2 centimetri da lui, e il sig. Smith urlò, urlò a gran voce, incominciò a imprecare e a sbraitare contro il contadino alla guida del trattore. Poi all’improvvisò si inginocchiò e scoppiò a piangere, perché la sua voce era tornata e così abbracciò il contadino, lo baciò sulle guance, gli baciò le mani, lo ringraziò, cominciò a saltare, a urlare, sembrava impazzito, e se ne andò per la sua via.
Il contadino pensò fra sé e sé:
“Io sarò un contadino
e non ho di certo un cervello fino,
ma questo cittadino è un po’ sciocchino!
Lo stavo per investire
e lui prima inveisce
e poi si mette a saltare e a gioire?!?
Io volevo chiedergli perdono
ma in un attimo in mezzo alla strada rimasto solo sono.
E’ sparito,
quel pover uomo
dove sarà finito?”
Poi vide a terra la valigetta rossa, spaccata a metà, vide le foto, i copioni e capì che era il grande mimo Smith e comprese anche perché aveva avuto quella reazione. Perché le era finalmente ritornata la voce! E pensò: “come ho fatto a non riconoscerlo?!?”
Il sig. Smith una volta a casa, telefonò a tutti, proprio a tutti, parenti, amici, conoscenti… diede a tutti la buona notizia. Poi si mise a cantare, a recitare, a urlare, a ridere da solo delle sue battute … era euforico come non lo era stato mai!
Ma ad un certo punto sentì dodici rintocchi della campana della cattedrale, ed esclamò: “E’ mezzanotte, nooo, mi sono dimenticato del matrimonio, dovevo fare il mimo questa sera, nooo!”. Chiamò subito il suo manager e gli disse: “Mi scusi sig. Denver, ho recuperato la voce, ora posso parlare, ma a causa dell’euforia ho dimenticato che dovevo venire al matrimonio di sua figlia. Mi può perdonare?”. Ma il manager rispose infuriato: “Mia figlia sapeva che doveva venire un mimo questa sera al suo matrimonio, e non è venuto, che figura ho fatto davanti a lei e a tutti gli invitati! Lei è licenziato. Ha fatto un grande errore questa sera! Non può porvi rimedio alcuno”.
Il sig. Smith disse: “Ma ha compreso che ho di nuovo la mia voce e posso fare qualsiasi cosa, posso di nuovo recitare, sarò non solo un mimo ma di nuovo un grande attore?”.
Ma il manager replicò: “Lei è finito come attore e mimo, per l’affronto che mi ha fatto, non lavorerà più, nessuno lo assumerà più! Parlerò solo male di lei”. E gli chiuse il telefono in faccia!!!
Il sig. Smith con mezzo sorriso esclamò: “Beh, non si può avere mica tutto dalla vita!”.
Portava sempre con sé la sua valigetta rossa, una valigia ormai logora, fatta di cartone e chiusa tramite un grande elastico. Dentro di essa c’era il mondo! C’erano i costumi di scena, i suoi mille copioni, le foto della sua figlia adorata e della sua cara mogliettina, ormai defunta da più di vent’anni ma che lui non aveva mai potuto dimenticare….
Una sera il sig. Smith esce da un teatro di fretta, voleva andare a casa al più presto, era stanco, esausto dalle prove precedenti un grande spettacolo che doveva fare nel week-end per beneficenza a New York. Non era mai uscito dalla sua piccola città, era preoccupato di andare a New York ma anche contento di fare qualcosa di diverso. Aveva comprato una macchina fotografica nuova per fotografare i grattacieli di cui tanto aveva sentito parlare. Ma ora la sua priorità era andare a casa a riposare. Sta per attraversare la strada quando una gip incomincia a sbandare e a girare su se stessa, il sig. Smith non sa cosa fare, se tornare in teatro, chiedere aiuto, attraversare di corsa la strada, o aspettare. Decide di aspettare davanti all’ingresso del teatro… ma tutt’a un tratto la gip gli si catapulta addosso.
Il sig. Smith urla e poi sviene. Giace a terra sembra morto. Tutte le persone che hanno visto la scena e i colleghi del teatro gli si avvicinano, chi piange, chi urla, chi chiama l’autombulanza, chi prega… Il conducente della gip a parte qualche graffio sta bene ma si sente terribilmente in colpa per quello che è successo. Aveva perso il controllo della gip a causa della strada ghiacciata.
Dopo qualche ora il sig. Smith si sveglia in ospedale, nota che aveva un braccio ingessato e la testa bendata. C’era un’infermiera vicino a lui. Vuole chiedere cosa sia successo, (perché lui non ricordava assolutamente nulla dell’accaduto) ma la sua gola non emette nessun suono, benché si sforzasse, nulla nessun suono, e così si spaventa e inizia a piangere disperato, si strappa la flebo, vuole andare a casa, l’infermiera chiama immediatamente il medico.
Il medico racconta al sig. Smith che ha avuto un trauma cranico e ha un piccolo ematoma nel cervello nella zona del linguaggio, ma quando si riassorbirà potrà nuovamente parlare. E’ solo questione di tempo, e di pazienza.
Arriva la figlia, gli amici e tutto il paese, e il conducente della gip a trovarlo in ospedale. Tutti gli mostrano affetto e gli stanno vicino ma lui è devastato, è distrutto dal dispiacere che non può parlare, non può più farsi una bella risata e non può più far ridere nessuno. Il suo mondo ora è il silenzio. Ha paura che la voce non torni più. E per un attore comico questa è la peggiore tragedia che gli potesse capitare.
I giorni passano lenti, dopo un mese e una settimana toglie il gesso, un po’ di fisioterapia e il braccio va a posto, ma la voce non torna. I medici gli dicono di pazientare ancora, l’ematoma si è riassorbito, la voce dovrebbe tornare, è questione di giorni, lo rassicurano.
Gli amici pensano che se prenderebbe di nuovo uno spavento come il giorno dell’incidente la sua voce potrebbe tornare e così fanno di tutto per farlo spaventare, usano ogni mezzo, richiamano persino il signore della gip e ricreano l’incidente, ma nonostante tutto il sig. Smith rimane muto, muto come un pesce.
Il povero sig. Smith si incupisce ogni giorno di più, è senza lavoro, è senza una speranza, e passa le sue giornate a bere e a dormire, le bollette e i debiti aumentano, e lui si sente finito, finito come uomo, come padre, come attore.
Ma un giorno alla figlia gli viene una grande idea.
Va di corsa dal padre e gli dice: “Papà, perché non fai il mimo, non c’è bisogno della voce per fare questo lavoro!”. Lui inizialmente boccia l’idea della figlia, ma poi ci pensa su e dice a se stesso: “Provare non costa niente”. E così scrive al suo manager e caro amico di vecchia data di questa idea. E il manager l’accoglie al volo.
E così il sig. Smith di nuovo con la sua valigetta rossa viaggia per la sua cittadina e nelle città limitrofe e riscuote più successo facendo il mimo che prima quando era un comico.
Decide di arricchire i suoi spettacoli anche con piccoli numeri di prestigio. E questo alla gente piace. I giornali parlano di lui. E il suo successo è sempre più in salita… Incomincia ad andare in giro per il mondo, New York, Madrid, Parigi, Atene, Roma… Tutti conoscevano il sig. Smith!
Era felice, molto felice, appagato per il suo nuovo lavoro, ma gli mancava la sua voce, gli mancava farsi una bella risata, canticchiare sotto la doccia…non sopportava l’idea che sarebbe rimasto muto per sempre. Tra una tourné e l’altra andò da ogni tipo di dottore, logopedisti, foniatri, neurologi, psicologi ecc. ecc. Per avere una speranza, una soluzione. Prese ogni tipo di medicinale ma la voce sembrava ormai perduta.
Tornò poi per un breve periodo nella sua cittadina, ci fu grande festa tutti lo accolsero, ma lui era così triste e non apprezzò nulla di quello che potessero fare per lui. Maltrattò tutti. Voleva rimanere solo.
E lo accontentarono nessun amico lo andò più a trovare, nessun cittadino lo salutò più, tutti pensarono che peccava di orgoglio, che il successo gli aveva dato alla testa! L’unica che gli stava vicino era la figlia, capì che dietro il comportamento di suo padre c’era tanta sofferenza.
Un pomeriggio uscì vestito elegantissimo, doveva andare ad un matrimonio, non aveva alcuna voglia di andarci, il suo passo era così lento e svogliato. A metà strada decise di tornarsene indietro, ma quando attraversò la strada, un trattore quasi lo investì, frenò a soli 2 centimetri da lui, e il sig. Smith urlò, urlò a gran voce, incominciò a imprecare e a sbraitare contro il contadino alla guida del trattore. Poi all’improvvisò si inginocchiò e scoppiò a piangere, perché la sua voce era tornata e così abbracciò il contadino, lo baciò sulle guance, gli baciò le mani, lo ringraziò, cominciò a saltare, a urlare, sembrava impazzito, e se ne andò per la sua via.
Il contadino pensò fra sé e sé:
“Io sarò un contadino
e non ho di certo un cervello fino,
ma questo cittadino è un po’ sciocchino!
Lo stavo per investire
e lui prima inveisce
e poi si mette a saltare e a gioire?!?
Io volevo chiedergli perdono
ma in un attimo in mezzo alla strada rimasto solo sono.
E’ sparito,
quel pover uomo
dove sarà finito?”
Poi vide a terra la valigetta rossa, spaccata a metà, vide le foto, i copioni e capì che era il grande mimo Smith e comprese anche perché aveva avuto quella reazione. Perché le era finalmente ritornata la voce! E pensò: “come ho fatto a non riconoscerlo?!?”
Il sig. Smith una volta a casa, telefonò a tutti, proprio a tutti, parenti, amici, conoscenti… diede a tutti la buona notizia. Poi si mise a cantare, a recitare, a urlare, a ridere da solo delle sue battute … era euforico come non lo era stato mai!
Ma ad un certo punto sentì dodici rintocchi della campana della cattedrale, ed esclamò: “E’ mezzanotte, nooo, mi sono dimenticato del matrimonio, dovevo fare il mimo questa sera, nooo!”. Chiamò subito il suo manager e gli disse: “Mi scusi sig. Denver, ho recuperato la voce, ora posso parlare, ma a causa dell’euforia ho dimenticato che dovevo venire al matrimonio di sua figlia. Mi può perdonare?”. Ma il manager rispose infuriato: “Mia figlia sapeva che doveva venire un mimo questa sera al suo matrimonio, e non è venuto, che figura ho fatto davanti a lei e a tutti gli invitati! Lei è licenziato. Ha fatto un grande errore questa sera! Non può porvi rimedio alcuno”.
Il sig. Smith disse: “Ma ha compreso che ho di nuovo la mia voce e posso fare qualsiasi cosa, posso di nuovo recitare, sarò non solo un mimo ma di nuovo un grande attore?”.
Ma il manager replicò: “Lei è finito come attore e mimo, per l’affronto che mi ha fatto, non lavorerà più, nessuno lo assumerà più! Parlerò solo male di lei”. E gli chiuse il telefono in faccia!!!
Il sig. Smith con mezzo sorriso esclamò: “Beh, non si può avere mica tutto dalla vita!”.
Racconto scritto il 09/02/2016 - 14:57
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Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Sono felice Francesco che ti sia piaciuto. Grazie
Maddalena Clori 10/02/2016 - 00:17
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Gennarino d'avvero che si protrebbe trasformare in un film?!?!
Wow!!!!
Wow!!!!
Maddalena Clori 10/02/2016 - 00:16
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grazie sig. Michele per aver definito il mio racconto emergente e originale.
Buonanotte!
Buonanotte!
Maddalena Clori 10/02/2016 - 00:14
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Grazie Anna per aver letto il mio racconto, sono lieta che ti sia piaciuto.
Buonanotte
Buonanotte
Maddalena Clori 10/02/2016 - 00:12
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Racconto scorrevole, che fa superare la difficoltà di lettura sul web. Molto originale nel finale..quindi piaciuto
Francesco Gentile 09/02/2016 - 20:30
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Maddalena, che storia!... ci si potrebbe fare un film, lungo anche. certo che descrivere una storia così lunga e complessa in poche righe non è facile...ma mi è piaciuta molto, grande idea per una sceneggiatura...olè, un caro saluto a te!
Gennarino Ammore 09/02/2016 - 20:00
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UN RACCONTO CHE PRENDE L'ATTENTO LETTORE... PER LA SUA SCORREVOLEZZA... PER LA SUA ORIGINALITA' E... PER IL SUO CARISMA EMERGENTE... IL MIO ENCOMIO MADDALENA
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Rocco Michele LETTINI 09/02/2016 - 18:03
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Ciao Maddalena una bella storia con un finale non scontato. Molto brava. Ciao
Anna Rossi 09/02/2016 - 17:03
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