Anime crepuscolari
Il mezzo, a quell'ora pomeridiana, era abbastanza carico. Ma di tanto in tanto, qualche posto si liberava, lasciando qualcuno alle fermate. Il sedile, occupato dal giornalista, era situato in una posizione preminente rispetto agli altri. Da lì, egli poteva osservare più o meno tutti i pendolari. Ed Otis sapeva farlo bene. Faceva parte delle sfumature del suo mestiere, scrutare, anche se con garbate occhiate, tutti i presenti; pretendento di fare un quadro generale sulle loro vite. Chissà, si domandò. Guardando quell'orda di gente così diversa: madri, studenti, nonni. Di ogni colore e nazionalità. Ognuno che veniva o andava da qualche parte. Con il loro carico di pensieri. Immersi in un permanente senso di oblio pendolare. Anime del purgatorio o infernali? Di nuovo, pensò:"chissà, se Dante avesse scritto la sua commedia nell'epoca dei nostri giorni, in quale girone avrebbe infilato questo piccolo universo racchiuso in quel parallelepipedo di metallo. Magari, ne avrebbe concepito uno a parte. I mediocri del crepuscolo. Ma, con tutta probabilità, ne avrebbe avuto pena. Allora, li avrebbe nominati: anime pendolari del purgatorio. Si, forse sarebbe andata, proprio, così. Sarebbe stato troppo dedicargli un inferno. All'inferno ci vanno solo: i furbi, gli scaltri e gli strafottenti. E se alle sette, ormai, di sera sei in un mezzo pubblico, di una grossa città metropolitana, non eri niente di tutto ciò. "
Erano a poche fermate dal capolinea, quando quell'idea, balzana, di saltare sull'autobus, stava per cedere il passo alla stanchezza e alla disperazione. Le vittime del purgatorio erano rimaste in poche. La bambina saltellava con un tutù rosa, da danza, per il corridoio ricoperto dalla moquette di gomma. Ogni tanto, utilizzando una barra di sostegno come appoggio, piegava la gamba tentando di farsi arrivare il tallone alla nuca. Con risultati che lasciavano intravedere, ancora, un lungo percorso da seguire. <<Ciao.>> Disse la piccola, terminando il suo balletto, con una deliziosa spaccata, davanti al giornalista. Che, trasalendo, lievemente interdetto, sfoggiò un sorriso, quello tipico, che si può concedere solo ad uno spirito innocente: <<Ciao.>> <<Come ti chiami? >> Continuò la ballerina, attratta dal riflesso degli occhiali dell'uomo. <<Io sono Otis. E tu piccola? >> Disse egli. <<Barbara. Però mi chiamano tutti Barbarella. >> <<Carino.>> Si disturbò, subito, a dire l'uomo. Convinto di non voler fare nulla per offendere una mente così fresca ed ingenua. <<Dove stai andando?>> Sorridente chiese lei. Otis non era abituato alla curiosità dei bambini. Che non gli importa tanto chi sei, ma cosa fai per sprecare tutta l'energia che hai in corpo. Come fanno loro nelle attività di gioco. <<Io cerco qualcosa o qualcuno. Non l'ho ancora capito.>> Rispose Otis. Rendendosi conto, solo, dopo di aver dato una risposta grottesca. <<Sei strano tu,>> disse la piccola Semionova. Poi proseguì:<<hai provato sul giornale, il mio papà dice che ci trovi sempre quello che non stai cercando! >> Barbarella gli passò un quotidiano, del giorno precedente, che stava utilizzando per simulare un nastro da ginnastica artistica. Otis, per non offendere, ancora una volta, la suscettibilità della piccola, accettò. Poi, con un inchino, ringraziò la bambina; che poco dopo,chiamata dalla madre, scomparve dalla sua vista saltellando, fino alla porta d'uscita. "L'ingenuità dei bambini è la salvezza di questo mondo", ripensò a questa frase non ricordando dove l'avesse letta. Per, mera, curiosità, aprì la pagina del giornale stazzonato; quando un piccolo annuncio pubblicitario, non come gli altri però, molto semplice e per nulla curato, attirò la sua attenzione. Era il tipico annuncio che si pubblica solo se non vuoi vendere niente. Privo di fronzoli. (La casa di cura per le dipendenze e le assuefazioni,della vostra città, apre un nuovo servizio sperimentale per la cura del disagio...) ad un tratto, l'annuncio s'interrompeva. Poiché la pagina era strappata da un lato. Per poi riprendere ad un altro punto:( non mancate l'occasione, in caso di necessità, ma anche come esperienza alternativa, di far parte di questo progetto. Si cercano candidati.) Terminando il messaggio con un indirizzo. Naturalmente, si poteva trattare di un innocua coincidenza. Pensò l'uomo. Ma, d'altro canto, sapeva bene che, le innocue coincidenze erano quelle piccole cose che nei secoli passati, come quelli a venire avevano sconvolto l'umanità. In taluni campi. Certo non era la medesima cosa. Ma, tanto, non aveva niente da perdere. Così decise, sempre per caso, di passare da quelle parti.
Continua...
Il mezzo, a quell'ora pomeridiana, era abbastanza carico. Ma di tanto in tanto, qualche posto si liberava, lasciando qualcuno alle fermate. Il sedile, occupato dal giornalista, era situato in una posizione preminente rispetto agli altri. Da lì, egli poteva osservare più o meno tutti i pendolari. Ed Otis sapeva farlo bene. Faceva parte delle sfumature del suo mestiere, scrutare, anche se con garbate occhiate, tutti i presenti; pretendento di fare un quadro generale sulle loro vite. Chissà, si domandò. Guardando quell'orda di gente così diversa: madri, studenti, nonni. Di ogni colore e nazionalità. Ognuno che veniva o andava da qualche parte. Con il loro carico di pensieri. Immersi in un permanente senso di oblio pendolare. Anime del purgatorio o infernali? Di nuovo, pensò:"chissà, se Dante avesse scritto la sua commedia nell'epoca dei nostri giorni, in quale girone avrebbe infilato questo piccolo universo racchiuso in quel parallelepipedo di metallo. Magari, ne avrebbe concepito uno a parte. I mediocri del crepuscolo. Ma, con tutta probabilità, ne avrebbe avuto pena. Allora, li avrebbe nominati: anime pendolari del purgatorio. Si, forse sarebbe andata, proprio, così. Sarebbe stato troppo dedicargli un inferno. All'inferno ci vanno solo: i furbi, gli scaltri e gli strafottenti. E se alle sette, ormai, di sera sei in un mezzo pubblico, di una grossa città metropolitana, non eri niente di tutto ciò. "
Erano a poche fermate dal capolinea, quando quell'idea, balzana, di saltare sull'autobus, stava per cedere il passo alla stanchezza e alla disperazione. Le vittime del purgatorio erano rimaste in poche. La bambina saltellava con un tutù rosa, da danza, per il corridoio ricoperto dalla moquette di gomma. Ogni tanto, utilizzando una barra di sostegno come appoggio, piegava la gamba tentando di farsi arrivare il tallone alla nuca. Con risultati che lasciavano intravedere, ancora, un lungo percorso da seguire. <<Ciao.>> Disse la piccola, terminando il suo balletto, con una deliziosa spaccata, davanti al giornalista. Che, trasalendo, lievemente interdetto, sfoggiò un sorriso, quello tipico, che si può concedere solo ad uno spirito innocente: <<Ciao.>> <<Come ti chiami? >> Continuò la ballerina, attratta dal riflesso degli occhiali dell'uomo. <<Io sono Otis. E tu piccola? >> Disse egli. <<Barbara. Però mi chiamano tutti Barbarella. >> <<Carino.>> Si disturbò, subito, a dire l'uomo. Convinto di non voler fare nulla per offendere una mente così fresca ed ingenua. <<Dove stai andando?>> Sorridente chiese lei. Otis non era abituato alla curiosità dei bambini. Che non gli importa tanto chi sei, ma cosa fai per sprecare tutta l'energia che hai in corpo. Come fanno loro nelle attività di gioco. <<Io cerco qualcosa o qualcuno. Non l'ho ancora capito.>> Rispose Otis. Rendendosi conto, solo, dopo di aver dato una risposta grottesca. <<Sei strano tu,>> disse la piccola Semionova. Poi proseguì:<<hai provato sul giornale, il mio papà dice che ci trovi sempre quello che non stai cercando! >> Barbarella gli passò un quotidiano, del giorno precedente, che stava utilizzando per simulare un nastro da ginnastica artistica. Otis, per non offendere, ancora una volta, la suscettibilità della piccola, accettò. Poi, con un inchino, ringraziò la bambina; che poco dopo,chiamata dalla madre, scomparve dalla sua vista saltellando, fino alla porta d'uscita. "L'ingenuità dei bambini è la salvezza di questo mondo", ripensò a questa frase non ricordando dove l'avesse letta. Per, mera, curiosità, aprì la pagina del giornale stazzonato; quando un piccolo annuncio pubblicitario, non come gli altri però, molto semplice e per nulla curato, attirò la sua attenzione. Era il tipico annuncio che si pubblica solo se non vuoi vendere niente. Privo di fronzoli. (La casa di cura per le dipendenze e le assuefazioni,della vostra città, apre un nuovo servizio sperimentale per la cura del disagio...) ad un tratto, l'annuncio s'interrompeva. Poiché la pagina era strappata da un lato. Per poi riprendere ad un altro punto:( non mancate l'occasione, in caso di necessità, ma anche come esperienza alternativa, di far parte di questo progetto. Si cercano candidati.) Terminando il messaggio con un indirizzo. Naturalmente, si poteva trattare di un innocua coincidenza. Pensò l'uomo. Ma, d'altro canto, sapeva bene che, le innocue coincidenze erano quelle piccole cose che nei secoli passati, come quelli a venire avevano sconvolto l'umanità. In taluni campi. Certo non era la medesima cosa. Ma, tanto, non aveva niente da perdere. Così decise, sempre per caso, di passare da quelle parti.
Continua...
Racconto scritto il 27/02/2016 - 15:48
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