Anche oggi dopo una giornata passata a fare l'essenziale per la sopravvivenza, limitare ancora le capacità per non dare nell'occhio, accontentandosi dello stretto necessario, per non cestinare una vita già in frantumi, rischiano come al solito di finire dentro un colabrodo. Anche stavolta già sai come andrà a finire, se non cerci almeno di provarci. E tutto là, di fronte ad occhi lesi, il giorno nasce, cresce, vive e poi muore. Solamente un ultima porta da attraversare, solamente qualche misero passo per riuscire, follia perversa, trovare il coraggio per fare un intero viaggio all'indietro, piuttosto di fare pochi passi per raggiungere l'infinito.
Disperso tra le luci soffuse in una piazza di altrove, la pioggia cade lenta e silenziosa e mentre una grondaia tamburella una ritmica imprecisa, la mente si distacca da ogni perché, per trovare un brano da collegare a quel ritmo lento ed un poco jazz. Musica maestro, per quale motivo dovrei abbandonare ogni sorta di diperazione, per dedicarmi come tanti ad una vita normale, secondo quale criterio dovrei abbandonare la moltitudine di sogni racchiusi in un cassetto e per incostanza mai realizzati, stampando il volto del buonsenso, in questo viso che ha fatto della derisione, un lavoro a tempo pieno.
Nulla è scritto nel libro del tempo, ogni singolo uomo ha la facoltà di scegliere ogni mossa della propria vita, come una parita di scacchi, oppure nel bel mezzo di una partita a poker, dove poco inportano le carte, e l'essenziale è capire quanto sai bluffare. Chiudere gli occhi vuotando la mente, poi riaprirli ritrovandosi seduto ad un tavolo da roulette, qualche secondo di tensione, per cercare di comprendere, se questa è realtà o pure follia non servirà a nulla, uno sguardo rivolto al vuoto, cerca di ispezzionare la sala attorno, i tavoli da gioco nel locale dalle luci soffuse, vivono di luce propria, accerchiati da piccole lampadine lampeggianti. Un uomo barbuto passeggia lentamente tra i tavoli, alla ricerca del suo domani, dopo essersi assicurato, d'aver messo il suo ieri nella sacca da viaggio, perdendo incoscentemente il suo presente, scivolato dalla manica del suo giaccone. La ragazza di fronte ha un aria famigliare, sorella morte è seduta pure lei al tavolo del destino. Nel mezzo di schiamazzi e risate, una musica jazz invade la sala, ed il poter scorgere, una leggera cassa al sentor di grondaia gocciolante, rassicura quell'attimo di tensione provata sino ad ora. Osservando la roulette senza numeri, ed un fantoccio come croupier, la mente dilaga, naufragando in un mare di ignoto e surreale, mentre nella sua mano fatta di stracci, un occhio ancor vivi si accinge ad essere lanciato sulla ruota, dove velocemente ruotano le eventuali possibilità del destino. Le puntate si avviano, mentre l'ombra senza volto al mio fianco, punta tutto su una giornata al mare, la ragazza famigliare, fissa gli occhi dell'uomo barbuto in cerca di speranza, dedicandole il suo miglior sorriso, punta alcune fiches su una notte d'amore, io indeciso punto una fiche in ogni singola casella del tappeto. Il fantoccio non parla, l'occhio gira e mentre il simbolo di un teschio con due ossa a croce vincono, io con un lieve imbarazzo nell'osservare lo sguardo della ragazza famigliare, mi ritrovo a vincere la mia sconfitta, mentre sorella morte mi avvolge nel suo sguardo, come un ragno fa con la sua preda.
Un sospiro, succhiudere gli occhi entrando in un buio vortice, quasi vertigiosamente mi ritrovo a rotare in me stesso, mancanza d'ossigeno, il cuore impazza aumentando velocemente i suoi battiti, un senso di panico cresce ed esplodendo come bomba nucleare mi invade, una cassa verticale nell'angolo della stanza buia, mentre una biglia nera rotola su di essa lentamente, scivolando dal suo bordo cade a terra, un tonfo echeggiane ferma l'orologio, segnando il momento del silenzio.
E così morte sia, nella mia felice vittoria, ho avuto la mia triste sconfitta, aprire gli occhi ora non servirà a nulla, dato che nulla ci sarà da guardare, dimenarsi e urlare non sarà affatto utile, dato che nessuno sarà la fuori ad ascoltare. Quanto sarà il tempo da passare in questo oscuro eterno, senza nemmeno avere il diritto di potermi annoiare, passare il tempo ad ascoltare il silenzio, potendo finalmente assaporare, una fredda solitudine tanto ambita e sino ad oggi non sperata. Controverso, tra il buio e la luce, disio ignoto ed implacabile, guidato dall'insoddisfazione di un eterno benestare, spesso e volentieri non compreso e gradito, sino a quando l'attimo dell'abbandono si pronuncia, e l'assenza di prostra dinnanzi, implorando il ritorno, comprendo ora di non essere altro che un semplice uomo. Ecco la parola che cercavo da tempo, e dire che in tanti anni di vita, non fossi arrivato ad una conclusione così semplice, per poi passare pochi attimi di nufebre solitudine, ed arrivare rapidamente alla conclusione, semplice ed umana controversia, causa incessante dell'autodistruzione.
Ma ora basta con le autocommiserazioni, in fin dei conti, questa, è solamente una logica esperienza di vita, che tutti prima o poi dovremmo provare, chi prima o chi poi, e per quale motivo, non morire nel mezzo di una vita, per poi tornare ad apprezzare profondamente, il resto dei giorni restanti da vivere. Respiro, nel bel mezzo d'un lugubre silenzio, il respiro tremolante rimbomba, in fin dei conti, era solamente un gioco, l'importante è ritrovate nuovamente l'errata via d'ingresso, per tornare in qualche modo in vita reale. Il cuore batte, lentamente aprire gli occhi, a sento, per paura di ritrovarsi ancora dentro, un sospiro di sollievo, nel rivedere quella luce fiocca riapparire, dove ancora le gocce di pioggia scendono lentamente, ed una grondaia, tamburella ancora quel tenue ritmo jazz, mentre una valanga di perché farlo, si trasformano in come fare, disteso e soddisfatto del mio viaggio, attendo il mattino per costruire un nuovo me stesso.
Disperso tra le luci soffuse in una piazza di altrove, la pioggia cade lenta e silenziosa e mentre una grondaia tamburella una ritmica imprecisa, la mente si distacca da ogni perché, per trovare un brano da collegare a quel ritmo lento ed un poco jazz. Musica maestro, per quale motivo dovrei abbandonare ogni sorta di diperazione, per dedicarmi come tanti ad una vita normale, secondo quale criterio dovrei abbandonare la moltitudine di sogni racchiusi in un cassetto e per incostanza mai realizzati, stampando il volto del buonsenso, in questo viso che ha fatto della derisione, un lavoro a tempo pieno.
Nulla è scritto nel libro del tempo, ogni singolo uomo ha la facoltà di scegliere ogni mossa della propria vita, come una parita di scacchi, oppure nel bel mezzo di una partita a poker, dove poco inportano le carte, e l'essenziale è capire quanto sai bluffare. Chiudere gli occhi vuotando la mente, poi riaprirli ritrovandosi seduto ad un tavolo da roulette, qualche secondo di tensione, per cercare di comprendere, se questa è realtà o pure follia non servirà a nulla, uno sguardo rivolto al vuoto, cerca di ispezzionare la sala attorno, i tavoli da gioco nel locale dalle luci soffuse, vivono di luce propria, accerchiati da piccole lampadine lampeggianti. Un uomo barbuto passeggia lentamente tra i tavoli, alla ricerca del suo domani, dopo essersi assicurato, d'aver messo il suo ieri nella sacca da viaggio, perdendo incoscentemente il suo presente, scivolato dalla manica del suo giaccone. La ragazza di fronte ha un aria famigliare, sorella morte è seduta pure lei al tavolo del destino. Nel mezzo di schiamazzi e risate, una musica jazz invade la sala, ed il poter scorgere, una leggera cassa al sentor di grondaia gocciolante, rassicura quell'attimo di tensione provata sino ad ora. Osservando la roulette senza numeri, ed un fantoccio come croupier, la mente dilaga, naufragando in un mare di ignoto e surreale, mentre nella sua mano fatta di stracci, un occhio ancor vivi si accinge ad essere lanciato sulla ruota, dove velocemente ruotano le eventuali possibilità del destino. Le puntate si avviano, mentre l'ombra senza volto al mio fianco, punta tutto su una giornata al mare, la ragazza famigliare, fissa gli occhi dell'uomo barbuto in cerca di speranza, dedicandole il suo miglior sorriso, punta alcune fiches su una notte d'amore, io indeciso punto una fiche in ogni singola casella del tappeto. Il fantoccio non parla, l'occhio gira e mentre il simbolo di un teschio con due ossa a croce vincono, io con un lieve imbarazzo nell'osservare lo sguardo della ragazza famigliare, mi ritrovo a vincere la mia sconfitta, mentre sorella morte mi avvolge nel suo sguardo, come un ragno fa con la sua preda.
Un sospiro, succhiudere gli occhi entrando in un buio vortice, quasi vertigiosamente mi ritrovo a rotare in me stesso, mancanza d'ossigeno, il cuore impazza aumentando velocemente i suoi battiti, un senso di panico cresce ed esplodendo come bomba nucleare mi invade, una cassa verticale nell'angolo della stanza buia, mentre una biglia nera rotola su di essa lentamente, scivolando dal suo bordo cade a terra, un tonfo echeggiane ferma l'orologio, segnando il momento del silenzio.
E così morte sia, nella mia felice vittoria, ho avuto la mia triste sconfitta, aprire gli occhi ora non servirà a nulla, dato che nulla ci sarà da guardare, dimenarsi e urlare non sarà affatto utile, dato che nessuno sarà la fuori ad ascoltare. Quanto sarà il tempo da passare in questo oscuro eterno, senza nemmeno avere il diritto di potermi annoiare, passare il tempo ad ascoltare il silenzio, potendo finalmente assaporare, una fredda solitudine tanto ambita e sino ad oggi non sperata. Controverso, tra il buio e la luce, disio ignoto ed implacabile, guidato dall'insoddisfazione di un eterno benestare, spesso e volentieri non compreso e gradito, sino a quando l'attimo dell'abbandono si pronuncia, e l'assenza di prostra dinnanzi, implorando il ritorno, comprendo ora di non essere altro che un semplice uomo. Ecco la parola che cercavo da tempo, e dire che in tanti anni di vita, non fossi arrivato ad una conclusione così semplice, per poi passare pochi attimi di nufebre solitudine, ed arrivare rapidamente alla conclusione, semplice ed umana controversia, causa incessante dell'autodistruzione.
Ma ora basta con le autocommiserazioni, in fin dei conti, questa, è solamente una logica esperienza di vita, che tutti prima o poi dovremmo provare, chi prima o chi poi, e per quale motivo, non morire nel mezzo di una vita, per poi tornare ad apprezzare profondamente, il resto dei giorni restanti da vivere. Respiro, nel bel mezzo d'un lugubre silenzio, il respiro tremolante rimbomba, in fin dei conti, era solamente un gioco, l'importante è ritrovate nuovamente l'errata via d'ingresso, per tornare in qualche modo in vita reale. Il cuore batte, lentamente aprire gli occhi, a sento, per paura di ritrovarsi ancora dentro, un sospiro di sollievo, nel rivedere quella luce fiocca riapparire, dove ancora le gocce di pioggia scendono lentamente, ed una grondaia, tamburella ancora quel tenue ritmo jazz, mentre una valanga di perché farlo, si trasformano in come fare, disteso e soddisfatto del mio viaggio, attendo il mattino per costruire un nuovo me stesso.
Racconto scritto il 06/03/2016 - 15:23
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