Era una tipica serata di fine estate. Una brezza leggera spazzava l'aria e spezzava i loro silenzi. Il sole ormai volgeva al tramonto e l'orizzonte si stava poeticamente tingendo di rosa, mentre le rondini volteggiavano tra le nubi. Erano seduti lì sotto il portico già da un po'. Era una specie di rituale, una cosa tutta loro. Ma chissà perché capitava tutte le volte che qualcosa nelle loro vite andava storto. Era sempre stato così, fin da quando erano bambini, forse perché avevano sempre vissuto vicini...chissà si disse ancora allungando una mano verso una delle birre che avevano appoggiato sui gradini vicino a loro.
«Non la prendi?» le chiese. Lei non rispose, allungando a sua volta una mano per afferrare la lattina, si limitò ad annuire. Seguendo poi una logica tutta sua riprese il discorso che avevano cominciato in casa, durante la cena.
«Ah, sì?» Fece lui. «Ce li siamo scelti proprio bene, questa volta!»
«Eh, già! Dovremmo presentarli!» gli fece eco lei con un sorriso amaro. Perché si trovavano sempre coinvolti in storie impossibili? Rimasero di nuovo in silenzio, sorseggiando un po' di birra di tanto in tanto. E lasciando che il vento gli passasse sul viso e tra i capelli permettendo che si portasse via un po' dei loro pensieri, quelli che non era facile esternare, forse perché non avevano neanche un nome. Dopo poco lui riprese a parlare. Lei guardava il suo viso teso e le labbra che si muovevano nervose mentre raccontava il suo ennesimo fallimento. E mentre lo osservava non poté fare a meno di chiedersi come mai confidarsi con lui era così facile, ma starlo ad ascoltare lo era molto meno.
«Anche per te è così?» chiese a bruciapelo, senza neanche accorgersene. Tra loro per un momento cadde il silenzio.
«Così come e sopratutto cosa?» chiese lui cercando di afferrare il senso della sua domanda.
«Be'...sai mi chiedevo se anche per te è facile confidarti con me» balbettò passandosi una mano fra i capelli biondi.
«Lo sai», fu la laconica risposta poi lui riprese «Però non mi piace vedere che ti butti giù»
«Anche a me»
non era la prima volta, era già successo che si trovassero a raccontare e a raccontarsi i loro fallimenti e i loro problemi, eppure quella sera sembrava diverso. Forse erano diversi loro o forse era solo il finire dell'estate che oltre le loro storie fallite li rendeva un po' malinconici. Posarono le birre voltandosi nello stesso momento e per un breve istante si fissarono negli occhi, tra loro cadde nuovamente il silenzio. Era come se una strana elettricità li tenesse avvinti poi distolsero lo sguardo. Nessuno dei due però parlava e il silenzio cominciava a farsi imbarazzante. Erano sempre stati amici, ed ora era strano scoprirsi a guadarsi di sottecchi e a trattenere il fiato. L'aria tra loro si stava di nuovo caricando di elettricità e parole non dette. Lei fece per alzarsi dicendo che era tardi e anche lui si alzò. Rimasero per un po' a fissarsi sotto un cielo che cambiava colore e malgrado continuassero a non parlare i loro sguardi si cercavano. E per quanto le loro menti rifiutassero quel pensiero era come se le loro anime si parlassero, attraverso gli occhi. Poi, di colpo fu tutto più chiaro, se per tutto quel tempo avevano rincorso storie sbagliate non era per sfortuna o chissà per cosa, ma per paura di vivere la loro storia. Fecero per muoversi ma quasi inciamparono nel prendersi le mani e poi senza neanche accorgersene si ritrovarono stretti in un bacio che gli tolse il respiro. Era quella la verità si amavano.
«Non la prendi?» le chiese. Lei non rispose, allungando a sua volta una mano per afferrare la lattina, si limitò ad annuire. Seguendo poi una logica tutta sua riprese il discorso che avevano cominciato in casa, durante la cena.
«Ah, sì?» Fece lui. «Ce li siamo scelti proprio bene, questa volta!»
«Eh, già! Dovremmo presentarli!» gli fece eco lei con un sorriso amaro. Perché si trovavano sempre coinvolti in storie impossibili? Rimasero di nuovo in silenzio, sorseggiando un po' di birra di tanto in tanto. E lasciando che il vento gli passasse sul viso e tra i capelli permettendo che si portasse via un po' dei loro pensieri, quelli che non era facile esternare, forse perché non avevano neanche un nome. Dopo poco lui riprese a parlare. Lei guardava il suo viso teso e le labbra che si muovevano nervose mentre raccontava il suo ennesimo fallimento. E mentre lo osservava non poté fare a meno di chiedersi come mai confidarsi con lui era così facile, ma starlo ad ascoltare lo era molto meno.
«Anche per te è così?» chiese a bruciapelo, senza neanche accorgersene. Tra loro per un momento cadde il silenzio.
«Così come e sopratutto cosa?» chiese lui cercando di afferrare il senso della sua domanda.
«Be'...sai mi chiedevo se anche per te è facile confidarti con me» balbettò passandosi una mano fra i capelli biondi.
«Lo sai», fu la laconica risposta poi lui riprese «Però non mi piace vedere che ti butti giù»
«Anche a me»
non era la prima volta, era già successo che si trovassero a raccontare e a raccontarsi i loro fallimenti e i loro problemi, eppure quella sera sembrava diverso. Forse erano diversi loro o forse era solo il finire dell'estate che oltre le loro storie fallite li rendeva un po' malinconici. Posarono le birre voltandosi nello stesso momento e per un breve istante si fissarono negli occhi, tra loro cadde nuovamente il silenzio. Era come se una strana elettricità li tenesse avvinti poi distolsero lo sguardo. Nessuno dei due però parlava e il silenzio cominciava a farsi imbarazzante. Erano sempre stati amici, ed ora era strano scoprirsi a guadarsi di sottecchi e a trattenere il fiato. L'aria tra loro si stava di nuovo caricando di elettricità e parole non dette. Lei fece per alzarsi dicendo che era tardi e anche lui si alzò. Rimasero per un po' a fissarsi sotto un cielo che cambiava colore e malgrado continuassero a non parlare i loro sguardi si cercavano. E per quanto le loro menti rifiutassero quel pensiero era come se le loro anime si parlassero, attraverso gli occhi. Poi, di colpo fu tutto più chiaro, se per tutto quel tempo avevano rincorso storie sbagliate non era per sfortuna o chissà per cosa, ma per paura di vivere la loro storia. Fecero per muoversi ma quasi inciamparono nel prendersi le mani e poi senza neanche accorgersene si ritrovarono stretti in un bacio che gli tolse il respiro. Era quella la verità si amavano.
Il racconto è frutto della fantasia dell?autrice, per cui ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.
Racconto scritto il 14/04/2016 - 16:16
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Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Ciao Marirosa bello il tuo racconto..si spesso succede..mi associo al bel commento della Millina la penso anch'io come lei... A te i miei complimenti. Ciao cara buona serata.
Maria Cimino 14/04/2016 - 22:08
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Bel racconto Marirosa, di un'amicizia profonda che si trasforma in amore o che forse lo è sempre stato. E anche se la storia è frutto della tua fantasia, chiunque di noi conosce i protagonisti di tante storie come questa.
O ne è egli stesso il protagonista.
Ciao
O ne è egli stesso il protagonista.
Ciao
Millina Spina 14/04/2016 - 20:09
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