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Nessun appello

Lui stava li, seduto sul suo elegante divano, osservando il cellulare che teneva tra le mani. I pensieri erano quelli di un uomo consapevole di aver scritto, sopraffatto da quella nota impulsività, parole che avrebbero generato pensieri cupi e dolore.
Alcune parole di lei, in fondo insignificanti, avevano inaspettatamente scosso il suo essere, facendo uscire allo scoperto un sentimento che era certo di non possedere.
La immaginava seduta anch'essa sul divano a leggere l'ultimo messaggio che le aveva inviato.
Non si sbagliava.
Seduta, senza parole, immobile, basita e incredula per ciò che vedeva sullo schermo del cellulare e che non si aspettava, con il dolore che iniziava a raggiungerla in ogni angolo della mente e del corpo, come spine.
Dentro, lo stordimento si aggiungeva all'amarezza nel constatare ancora una volta di cosa fossero capaci gli esseri umani. Con l'ennesima conferma del pensiero che più volte la tormentava in determinate occasioni: basta un niente, abbinato a una piccola frazione di tempo, perché ogni cosa si dissolva nel nulla.
Lui non lasciava il cellulare, passandolo nervosamente di mano in mano, in attesa di una replica e trasformato da quell'impulsività che ancora una volta aveva deciso per lui. Quel sentimento primitivo che lo rendeva così simile a lei.
Lei incapace di formulare un pensiero che potesse darle modo di cancellare ciò che aveva letto. Non c'era più niente da dire. Aveva perso tutto, in un giorno di sole. Il tono usato racchiudeva una freddezza, una fermezza e un'irrevocabilità che avevano ormai raggiunto quella parte di lei che aveva svelato a lui.
Dal canto suo, lui stava a maledire la sua impulsività , nel rendersi conto che con quelle parole era stato volutamente duro. Era certo che lei avrebbe colto quelle "sfumature" così da trattenerla dal fargli cambiare idea. Aveva già avuto modo di conoscere le reazioni di lei di fronte a parole che fanno bagnare gli occhi.
Quel lato di lei lo conosceva. Nessun tentativo di cercarlo, sentendosi allontanata, rifiutata.
Il cellulare di entrambi sarebbe rimasto muto, così da portarli su cammini diversi e lontani, impoveriti da parole e sguardi che fino ad allora non si erano ancora scambiati, ma solo immaginati.
Come avrebbe voluto cancellare gli ultimi 10 minuti della sua vita, ritornare indietro e fermarsi a riflettere due secondi prima di scrivere quelle maledette parole.
Il resto del giorno rallentò il suo cammino, facendo emergere quell'angoscia che lo divorava, togliendogli la forza e il coraggio di rimangiarsi le parole scritte. Un orgoglio consolidato, unito a un carattere deciso e granitico gli impedivano di rimediare. Era pur sempre un uomo tutto d'un pezzo, privo di quelle debolezze che appartengono alla maggior parte degli uomini. Non poteva smentirsi neppure con lei, perchè era proprio uno degli aspetti che maggiormente apprezzava di lui.
Però il pensiero che in fondo niente è irreparabile, che il tempo avrebbe lenito il dolore di lei così da permettergli di riprendere il filo spezzato e riannodarlo, lo faceva star meglio.
Lei aveva la certezza che lui non avrebbe avuto ripensamenti. Che era esattamente ciò che voleva, anche se una piccola parte di quella certezza era già corrosa dalla speranza che lui potesse ridarle quella mano che ora aveva perduto.
Col passare dei giorni, immersi entrambi nella loro quotidianità, i pensieri, inconsapevolmente si incrociavano, si scrutavano, si accarezzavano, ma erano sempre inquinati dalla consapevolezza che dall'altra parte nulla si sarebbe fatto per cambiare lo stato delle cose.
E i giorni, le settimane confermarono ciò che nessuno dei due in fondo avrebbe mai voluto, lasciandoli avvolti entrambi nel freddo di parole nate e morte per un orgoglio fiorito tanto tempo prima e che non erano riusciti a curare e debellare.
parfois
l'orgueil doit être abordée et a combattu de manière à éviter les douleurs inutiles
Ma quando tutto pareva immutabile, lui inaspettatamente durante il fiorire di una nuova stagione e il variare dei suoi pensieri, comprese come sarebbe riuscito a colmare quel vuoto che si era impadronito dei suoi sogni.
Parole nuove che forse avrebbero allontanato quel periodo senza ragione e nome, di giornate svuotate del senso che gli conferivano quelle parole che sapevano arrivare dove il freddo era tornato ad albergare.
"NE PARTEZ PAS"



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Racconto scritto il 19/04/2016 - 18:15
Da Emma Tanzi
Letta n.977 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Pensieri esposti in modo molto elegante e raffinato per un amore finito. Ricca analisi psicologica dei personaggi
Mi hai un po' intristito perché io normalmente canto l'amore felice e sono spinta per carattere a vedere più gioia che dolore. Ma hai ragione ci può essere anche questo lato scuro dell'amore al confine con il dolore. Come un'ombra che ne oscura la luce
Un abbraccio cara amica
Nadia
5*

Nadia Sonzini 16/05/2016 - 08:03

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