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Un paese di montagna.

Vi presento il mio paese di montagna, dove vivo e lavoro e osservo il continuo andare della gioventù, comprese le mie figlie. Nel giro di qualche lustro la popolazione è dimezzata e i servizi essenziali per l'intera comunità sono messi a rischio dalla mancanza di utenti. Scuole, uffici postali, servizi sanitari e di trasporto traballano sotto la voglia di chiudere che lo Stato risparmiatore vuole imporre.
Ma il vecchio paese non ci sta e dopo una lunga riflessione rimprovera la sua gente e si ribella a questa condizione.
E dice:


Ciao sono Fiumalbo, un paese di montagna. Il tuo!
Provengo da secoli di storia, non ricordo chi furono i primi figli e adesso mi sento vecchio e abbandonato, ma non mi è possibile finire i giorni in questo modo perchè non è arrivato il tempo. Debbo ancora crescere i nostri nuovi figli e per questo ti chiedo aiuto.


Dalla preistoria porto le prime tracce di voi -genere umano- Coi boschi vi ho protetto, riscaldato e dato cibo. Coi fiumi bianchi di spuma vi ho dissetato. Da subito -a voi uomini- è piaciuto quest'angolo di mondo nascosto all'ombra della rocca. Senza fretta ne avete plasmata la pianta -così come vi è parso- e ancora così sarà per piacervi in ogni tempo. Avete creato ponti arditi, fontane scolpite in arenaria, piazze dagli spazi giusti agli occhi e vicoli stretti. Cordoni ombelicali e filo d'Arianna per ricondurvi a casa. Il bosco e la natura impervia sono il mio vestito, fiumi e strade le mie scarpe, case e chiese il cuore e l'anima.


Ho visto le mie salite sudate da eserciti romani di passaggio, temuto i vandali e napoleonici saccheggi, ho accolto profughi e banditi in fuga. Per secoli ho fatto la guardia alla frontiera con la Toscana; nudi crinali spazzati dal vento e ammantati di bianco nei lunghi inverni. Ho fatto cento battaglie coi garfagnini, difeso Matilde, accolto gli Ugolini e i Donati scappati da Firenze, adottato badanti della Moldavia. Tra le voltine ho partorito e allevato contrabbandieri. E quando non sono riuscito a trattenervi, ho pianto voi andati per le Americhe a cercar fortuna -o d'inverno- uomini prestati ai carboni della Maremma. Felice sono stato del vostro ritorno. Dalla guerra sono uscito indenne, ma non per vostra impresa e volontà. Joseph -anima mite- comandante dei tedeschi, ha impedito la barbarie.


Ingenuo e cieco, lanciato nella corsa del dopoguerra,ho prestato il fianco alla speculazione edilizia e ne son pentito. Per cinquant'anni ho visto crescere a sproposito nuove case intorno. Dov'erano campi di grano e spagna adesso edifici, dov'erano bar e negozi adesso serrande chiuse, silenzio e abbandono. Quanti alloggi vuoti, quanto spreco di denaro! Solo un ricordo il brulicar di gente. Svuotate le mie case antiche, fuggita la gioventù.



Adesso però sono nuovo e tirato a lucido. Con orgoglio un -borgo antico- dei duecento. Ma bello e solo ricordo il tempo che fu. Sono forse una reliquia? Non è questo il mio destino! Ne sono certo.
Dopo benessere e ricchezza portati dal turismo è venuto il tempo dell'inedia. La gente ha smesso di investire nel futuro e io sono diventato un altro. Per vostra scelta non nascono più bambini, sono vuote le mie strade, chiuse le finestre, grigio il mio futuro. Solo un cane in piazza.


La grande storia non è passata e non passa da queste parti. Qui, lontani mille curve dalla città, non succede niente d'importante. Con le campane faccio ancora un po' di musica, vi rallegro col doppio ogni domenica e alle feste comandate. Scandisco rintocchi di tristezza per chi è all'ultima salita, piango a vederlo scollinare accompagnato dagli amici.


Dipendo da pochi volontari e dalla loro voglia di fare e di stupire se rinasco in occasioni ben precise. Col bell'aspetto offro una cornice degna della storia che ho vissuto, ma tutto ciò ormai è teatro in funzione del turista. Sono diventato un luogo di vacanza.


Confesso con pudore che mi sento femmina; da qualche tempo mi fregio della voce - Città d'arte-
Cioè i vostri avi -nei secoli- hanno arricchito la mia storia con opere mirabili e me ne compiaccio.
Con onore porto la bandiera arancione. Cioè sono un paese dove la qualità della vita è da prendere come esempio.
Onori e oneri che accetto e condivido coi pochi rimasti. Ma, visto i tempi cupi, non vi sembrino medaglie alla memoria, perchè sono medaglie meritate e vere.


Ora dunque, col vostro aiuto, vorrei trovare nuova energia di vita per rilanciare il mio vigore. Mi è rimasto qualche sogno da realizzare.
Vorrei una strada liscia e dritta che avvicini la città.
Vorrei dei cittadini coscienti, impegnati a promuovere e progettare il futuro dei propri figli.
Vorrei una Città d'arte dove i bimbi giocano a nascondino per la strada e dalle finestre aperte rumori e profumi di pranzi preparati lì per lì.
Vorrei regalarvi una vita lunga e di soddisfazione, mamme che cantano in piazza, botteghe sempre aperte.
Vorrei che la gioventù tornasse tra le mie braccia e coccolarla fino a cent'anni.




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Racconto scritto il 19/04/2016 - 23:24
Da Rochi Pinto
Letta n.1360 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Non conoscevo questo paese, e devo ammettere che mi ha incuriosita! Ho trovato molto originale che sia stato il paese stesso a raccontarsi, bravo! Buona giornata,

Chiara B. 20/04/2016 - 11:23

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Da molti anni il paese delle mie vacanze in agosto... la piazzetta con le tre chiese e la sera della vigilia di San Bartolomeo...

Glauco Ballantini 20/04/2016 - 08:27

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