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DIARIO DI BARBARA (seconda pagina)

Credo che scriverò quasi ogni giorno su questa agenda di tanti anni fa. Cancellerò le date e i vecchi appunti. Metterò nero su bianco il nero e il bianco che ho dentro. Parlerò a Dio, a me stessa, agli sconosciuti.
Il cammino verso me stessa..
Camminavo adagio percorrendo la strada che da casa mia porta ad un parco intriso di primavera e nostalgia. Ho iniziato a correre, prima adagio, poi sempre più velocemente. Più mi allontanavo da casa e più sulla bocca si allargava un sorriso altero e soddisfatto. Non mi stancavo. Correvo. Tra i capelli la brezza frasca delle prime ore della sera, nelle orecchie la musica del canto degli uccelli, nei miei occhi scorrevano immagini tutte uguali, la mia pianura si rivelava di una tale bellezza da riuscire a entrarmi dentro come fosse stata l'aria stessa. Sono viva. Ho pensato. Sono viva. Tutto mi commuove. Non mi occorre altro. Sono vera. Mi sono fermata. Mi sono inginocchiata sull'erba. Mi sono sdraiata sul prato di soffioni del parco incantato. Ed ho pianto. Osservavo bene i colori. Il verde smeraldo, l'azzurro del cielo screziato di rosa, l' ocra dei miei capelli, la sabbia della mia pelle. Tutto si espandeva verso l'infinito amore per me stessa e tutto ciò che mi circondava. Le lacrime mi baciavano e percorrevano i segni più belli sul mio viso. Cadevano a terra soffermandosi nell'incavo dell'orecchio. Divenivano acqua salata per il terreno e i fili d'erba. Semplicemente per miracolo una parte di me sarebbe rimasta legata a quel luogo in eterno. Sarei stata anche io un filo d'erba. Un soffione. Un uccello libero nel cielo.. Non un Aquila, ma un piccolo passero. Non un falco, ma un pettirosso. Che le aquile sono troppo maestose. E i passeri sanno cantare sin dal mattino. Non ero sola. Ero parte di tutto. Respiravo il cielo. Che l'aria e' il cielo e non è affatto lontano. Ho dimenticato il tempo. Lui. La sua faccia angosciante, che è soltanto il riflesso della sua anima spenta incapace di emozionarsi e volteggiare. Ho dimenticato di essere sua moglie. Io sono solo mia, e del cielo. Sarei rimasta lì fino al fine del tempo. Stasera sono sola. Dolce sostare nell'aere in silenzio e raccoglimento. Sono libera.
B



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Racconto scritto il 12/05/2016 - 13:54
Da Lylas Lena
Letta n.1015 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


La riconquistata libertà, tramite la fuga, sembra riconciliare la protagonista, così amara e sferzante nella prima pagina, con la vita, assaporata negli odori,nei sapori e colori della natura.Si direbbe pronta per ricominciare ma non è più,come nella prima pagina, la libera e maestosa aquila di un tempo, ora si sente passero e pettirosso; evidentemente le esperienze ci cambiano e si modifica il nostro modo di percepire noi stessi e la realtà.Pagina piaciuta.

Rosa Chiarini 13/05/2016 - 15:55

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