Non dimentico il giorno in cui ci hai lasciato, la notte in cui ti ho vegliato, il rivolo di sangue che ti usciva dal naso in quella fredda stanza del reparto di rianimazione. Era il 1997, erano i fantastici anni 90. Nessuno parlava ancora di crisi, era l'epoca del consumismo, nessuno avrebbe immaginato quel che sarebbe accaduto con l'avvento del nuovo secolo.
Sei stato un buon padre, severo, un po' assente, eclettico, all'antica, ma un buon padre. Certo, avevi i tuoi problemi, le tue paranoie, ma in fondo eri una brava persona, faticavi a dimostrare affetto, pensavi che la famiglia fosse una tua proprietà. Forse era così ma non nel modo che intendevi tu.
Qui le cose si sono messe male, il mondo sta andando a rotoli, se vedessi la tua città invasa da migliaia di stranieri dalla pelle scura! Sono disperati che scappano dalla guerra e dalla fame, hanno sicuramente più civiltà di noi siciliani, ma alcuni potrebbero essere terroristi. Chi lo sa...
Lo so, non puoi capire, da quando te ne sei andato, il mondo è cambiato con una velocità supersonica, niente è più come prima. Una delle tue figlie ha avuto un grosso intervento al cuore e ancora, dopo quasi un anno, conduce una strenua battaglia contro i super batteri che non vogliono abbandonare alcune zone di sutura.
Ho paura, non come allora che avevo un coraggio da leone, adesso mi ha preso una paura che a volte mi tremano le mani come foglie, paura della solitudine, delle malattie, della morte.
Cosa c'è, papà, dall'altro lato? È lo stesso luogo che abbiamo visto prima della nascita o i tre Regni descritti da Dante? È un vuoto assoluto più vuoto dello spazio conosciuto o un giardino fiorito dove poi ci riuniremo tutti, nonni, figli, zii e nipoti fino ad arrivare ad Adamo ed Eva?
Ci sono notti nelle quali ti incontro in sogno: una volta ti aggiravi disinvolto al Camposanto insieme alla nonna che non ho mai conosciuto. Era una vecchina piccola con i capelli grigi, la mia nonna, tua madre.
Devo confessarti che, da giovane, credevo fossi tu a tarparmi le ali, a impedirmi di volare. Non era vero. Le barriere più insormontabili non sono quelle che si vedono ma quelle invisibili. Intorno a me ci sono state porte sbarrate, da sempre, quando ho provato a volare, sono sempre caduto come Icaro, facendomi male. Così poi, ho smesso.
Perdere i genitori ci fa comprendere, nel tempo, che quel tipo di amore non ci sarà più nella nostra vita, è come perdere un colore, di colpo l'azzurro sparisce dal cielo, per sempre... ma il ricordo di quel colore resta indelebile, anzi diventa più intenso col trascorrere degli anni. È bello il ricordo, è bello poter fantasticare di essere ancora nel 1990. Ricordi i Mondiali di calcio? La citta si era riempita di calciatori verdi e arancio. Egitto e Olanda. La magia dello sport, la magia del ricordo.
Sarai sempre con me, padre mio, nella magia del ricordo. Auguri papà, ti voglio bene.
Voto: | su 4 votanti |
Perdere i genitori è come perdere un colore dici, ma ci rimane un arcobaleno nel cuore
Molto bravo!
Un abbraccio
Nadia
5*
*****