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LA SALVEZZA DI CATHAIR NA SCAMAIL

Cathair Na Scamail, la città di nubi, doveva il suo nome al fatto che era costruita interamente di nubi e gas: era frutto di una magia, e sempre da una magia era protetta, intorno ad essa infatti Naukur, potente mago al servizio della famiglia Nufan, sin dai tempi di Egdor, fondatore della città, aveva predisposto una fitta nebbia che la rendeva inaccessibile a tutti coloro volevano espugnarla. La città aveva anche resistito alla attacco di Maclea, una potente strega, signora di Tùr Dorcha, la torre oscura, che fu sconfitta dalla magia di Naukur e dal coraggio di Edgor. Fu in seguito a questa impresa che il principe Edgor innalzò la città di Cathair Na Scamail a capitale del regno di Helvycas. Ma dai tempi di Egdor, erano passate molte lune e molte stagioni, e ad Egdor erano succeduti prima il figlio Edsmud, poi i figli di questi, e poi i nipoti, così fino ad arrivare alla generazione di Roncar il grande e di suo figlio Keldor. Negli anni la città crebbe e crebbe la convinzione che essa era indistruttibile, tanto che la promessa di Maclea di tornare una volta recuperate le forze fu dimenticata.


Keldor, galoppava come una furia in sella a Skerr, il suo cavallo, aveva un brutto presentimento, che lo aveva spinto a sospendere le negoziazioni con Siartol signore di Etha, affinché i regni si unissero. Più si avvicinava alla città più sentiva il cuore pesante. Nessuno lo avrebbe riconosciuto in quello stato. Aveva i lunghi capelli neri che gli ricadevano scomposti sul viso, il mantello era scivolato di lato e svolazzava disordinato e spiegazzato intorno al corpo snello di Keldor e a Skerr. Anche la sua tunica aveva visto giorni migliori. Ma in fondo erano giorni che viaggiava senza fermarsi mai.
Quanto alla fine di quella estenuante corsa, Keldor giunse a destinazione non trattenne un grido di rabbia, i suoi peggiori incubi si erano avverati. Il velo di nebbia che aveva protetto Cathair Na Scamail, era stato squarciato, la città era deserta. In giro c'erano pochissime persone, e tutte sembravano solo ombre. Dei palazzi e delle case una volta imponenti e maestosi, non rimaneva nulla. Le nubi che un tempo avevano ricoperto le rocce e il suolo e che grazie alla magia avevano dato forma alle varie costruzioni erano state spazzate via, e ora si addensavano in cielo minacciando pioggia. I fiumi limpidi che un tempo attraversavano la città erano scomparsi e al loro posto c'erano solo lunghi solchi sabbiosi e aridi. Keldor raggiunse a fatica il punto dove un tempo sorgeva il castello ma non trovò nulla. Chiamò ma non ottenne altra risposta che un gemito proveniente da un'apertura di una delle rocce che avevano formato la base del castello. Smontò da cavallo e si avvicinò. Era Lord Adoben, consigliere della famiglia reale, nonché prode cavaliere. Keldor lo aiutò ad uscire dal suo rifugio. Mosso dall'istinto guardò all'orizzonte, in direzione di Tùr Dorcha, era abitata, non c'erano dubbi, Maclea era tornata. Afferò Lord Adoben per un braccio e lo aiutò a montare a cavallo, al suo fianco. Fece girare Skerr e riprese la sua folle corsa nella direzione da dove era venuto. Dopo parecchie miglia però girò verso destra in direzione di Caylianis, aveva bisogno di Naukur.
Keldor sperava che Naukur avessae la soluzione dei suoi problemi, ma quando lo trovarono dovettero ricredersi. Naukur era diventato vecchio e la sua magia non era più la stessa dei tempi di Egdor. Lord Adoben era quasi preso dallo scoramento, ma il coraggio e la determinazione di Keldor gli riaccesero una, seppur debole, speranza. Naukur aprì il suo pesante libro nel quale vedeva il passato il presente e il futuro, e alla domanda di Keldor che gli chiese cosa fosse successo rispose:
«La città è sotto un sortilegio. Maclea è tornata e vuole vendicarsi.» Keldor lo guardò i suoi occhi scuri mandavano lampi, tanta era la collera in lui.
«Come la sconfiggo?» chiese in tono autoritario, ma Naukur lo guardò con aria di rimprovero.
«Non è così facile ragazzo. Per prima cosa quando Egdor la sconfisse, uccise tutta la sua stirpe, e lei ora vuole uccidere la stirpe dei Nufan. Vi sta cercando Keldor.» il principe lo guardò il suo sguardo era carico d'odio. Poi disse:« ci sarà pure un modo»
«un modo c'è, ma la via che conduce alla vittoria è assai impervia.»gli rispose Naukur con aria grave, lisciandosi la lunga barba bianca, aveva gli occhi grigi e stanchi. Keldor era determinato a non farsi scoraggiare. «Cosa devo fare? Ditemi e io la farò» Naukur lo guardò, in lui ardeva lo stesso spirito di Egdor, pensò, ma ora l'odio che Maclea aveva covato per tanti anni la rendeva molto più forte. Naukur guardò il ragazzo e poi consultò il suo libro.
«Avete bisogno della spada di Egdor, ma è andata perduta. Dovete cercare Fiayr, il fabbro che l'ha creata, per cui dovete andare ad Atlinthion. Dovete portare con voi un dente di drago, altrimenti Fiayr non può ricreare la spada. »Keldor lo guardò nulla di più facile, pensò amaro. E ora lui dove lo trovava un dente di drago? Rimase impassibile deciso a non mostrare la sua perplessità. Naukur, ruppe il silenzio e continuò: «Avete bisogno di un raggio di sole e di una gemma di speranza. Troverete entrambi nella laguna di Faris. Le ultime cose di cui avete bisogno sono uno scudo fatto con la nebbia di Cathair Na Scamail, che posso ricrearvi, anche se la mia magia non è più quella di una volta.» Si fermò, Keldor ormai era pronto al peggio quella missione non era delle più semplici. Richiamò tutto il suo coraggio e disse:«Andate avanti, cos'altro mi occorre»
«Chi, non cosa. Avete bisogno dell'aiuto di una fanciulla dal cuore puro.»
«Non sembra difficile.»
«Non lasciatevi ingannare, non dovete trovare una fanciulla qualsiasi, bensì di lei» nel suo libro mostro l'immagine di una ragazza dai lunghi capelli nocciola e dagli occhi neri come catrame. Keldor ne rimase affascinato sin da subito. «Perché lei?» chiese, più per curiosità che per altro, infatti non gli dispiaceva affatto che fosse lei ad aiutarlo in quella missione.
«Perché è dotata di un grande potere, benché lei non lo sappia. Solo lei può sconfiggere Maclea. Si chiama Lora e la troverete nelle terre al di la del confine di Ceylianis»
«Nel mondo reale!?!» esclamò preoccupato Lord Adoben, che fino a quel momento era caduto in un silenzio esterrefatto. Naukur annuì. Keldor lo guardò e disse «Bene. Dobbiamo cominciare. Preparatemi lo scudo Naukur. E voi Lord Adoben prendete un cavallo e andate a cercare Lora. Io mi occuperò del drago.» Naukur richiamò a se tutte le sue forze per foggiare lo scudo di Keldor. E per mezzo della sua magia tra le sue vecchie e ossute mani prese forma e vita lo scudo di nebbia. Nel frattempo Lord Adoben era partito, aveva davanti a se una strada lunga e irta di pericoli. Naukur aveva guarito la sua ferita, ma ormai anche lui era vecchio. Chiamò all'appello il suo coraggio e scelse il suo cavallo, Roan. Prese con se un mantello nero col cappuccio e partì col favore delle tenebre.


Convinta che a Cathair Na Scamail, non ci fosse nessuno che non fosse soggiogato al suo potere o fosse morto, Maclea, concentrò i suoi sforzi contro Keldor, era certa che egli avrebbe cercato di sconfiggerla come aveva fatto. a suo tempo, Egdor. Questi però aveva fatto un'errore, non aveva distrutto Tùr Dorcha, certro del suo potere


Mentre Lord Adoben riuscì a superare quel che restava di Cathair Na Scamail e col favore delle tenebre riuscì ad arrivare a nord di Tùr Dorcha, Keldor rimase bloccato due giorni ad Etha, perché le forze della natura si erano scatenate e sembravano perseguitarlo. Fu solo con una grande forza di volontà e con la forza di Skerr, che riuscì a lasciarsi alle spalle la pioggia e a raggiungere Nubadon, che si trovava molte miglia a sud di Etha. Nubadon era un insediamento roccioso, in cui da sempre abitavano i draghi. Lui aveva bisogno di un dente di drago, di un drago nero, per la precisione, razza rara e pericolosa, che non sputava fuoco, ma aveva nei denti un potente veleno. Si guardò intorno, Skerr era nervoso, non era un buon segno.


Maclea sapeva che Keldor era riuscito a passare la barriera di vento e pioggia da lei creata, e aveva mandato un suo messaggero ad avvisare i draghi.
Non appena entrato nel territorio di Nubadon, fu accolto da un silenzio agghiacciante, non sembrava esserci più neanche l'ombra di un drago, poi dopo qualche istante lui e Skerr, vennero circondati. «Che calda accoglienza!» esclamò ironico e si preparò a dare battaglia con le unghie e con i denti. Sguainò la sua spada, e prese lo scudo di Naukur. Mostrò tutta la sua forza e il suo coraggio nella battaglia, e nonostante venne ferito al volto e al braccio, riuscì a uscirne indenne e a battersi col drago nero. Di certo era il drago più grosso col quale si era battuto, una creatura pericolosa e crudele. Prese delle erbe che gli aveva dato Naukur e le scagliò contro il drago accecandolo. Una volta accecato il mostro, riuscì a ucciderlo. Grazie ad un guanto magico tessuto con ferro e un'erba magica resistente al veleno, donatogli da Naukur riuscì a cavare il dente del drago. Era stanco e ferito. Ma non poteva fermarsi proprio adesso. Rimontò su Skerr, e si diresse verso sud. Col favore delle tenebre però tornò sui suoi passi e risalì il fiume Loshen verso nord, verso Caylianis. Così facendo riuscì a far perdere le sue tracce a Maclea. Ormai aveva capito che era stata lei in quei tre giorni di cammino, a mandargli tutti quegli ostacoli e ad avvertire i draghi.


Mentre Keldor faceva ritorno a Caylianis per poi ripartire verso Atlinthion, Lord Adoben proseguiva il suo cammino per raggiungere il mondo reale. Era troppo astuto per pensare che Maclea, non si sarebbe accorta di lui prima o poi, ma sapeva come far perdere le sue tracce. Iniziò a spostarsi solo di notte, mentre di giorno si mescolava agli abitanti delle città dove si fermava. Così dovette allungare di molto il suo cammino ma, riuscì ad evitare molti dei pericoli cui sarebbe andato incontro se non avesse fatto così.


I giorni passavano e finalmente Kledor riuscì a ritornare a Caylianis, e a riprendere il cammino verso est, alla volta di Atlinthion. Ancora una volta Maclea lo ritrovò e ancora una volta Kledor si ritrovò a combattere contro le forze della natura, ma ancora una volta riuscì a sconfiggerle grazie al suo coraggio e allo scudo di nebbia. Una volta raggiunta la sua meta, riuscì a far perdere le sue traccie e si mise alla ricerca del fabbro. Trovata la sua bottega che sorgeva su un'altura ben riparata ma non difficile da raggiungere, smontò da cavallo e bussò alla porta. Gli aprì una fanciulla avvolta in una tunica nera scolorita, la fanciulla aveva i capelli biondi raccolti in una treccia e gli occhi azzurri.
«Vorrei parlare con il fabbro Fiayr. Sono il principe Keldor.» la ragazza si inchinò e poi disse:
«Io sono Klisha, Fiayr era mio nonno, è morto. Ho preso io il suo posto.» Keldor la guardò. Certo che era proprio fortunato! Il Destino suo e della sua terra dipendeva da due donne!
«Bene» disse. Poi continuò: «Vostro nonno creò per un mio antenato una spada, con questo», le mostrò il dente di drago. «Potete ripetere l'impresa?» lei lo guardò con aria di sfida e disse
«Un dente di drago nero? Posso farlo ma mi occorrono tre giorni. » Keldor annuì, prese il dente avvolto in un pezzo di stoffa molto spesso e glielo porse.
Tornò in paese e si fermò alla taverna, dando un nome falso non si è mai abbastanza prudenti. Dopo tre giorni la spada fu pronta. Rimase lì per altri tre giorni per abituarsi ad usarla. Dopo ripartì. Quando finalmente giunse di nuovo a Caylianis, da Naukur, Lord Adoben aveva appena raggiunto Ceylianis.


Lord Adoben non perse tempo, si avvicinò ad un ambulante e li chiese un mantello scuro da donna dicendo che era per la figlia e si allontanò in fretta. Passò il confine con il mondo reale senza pensarci. Temeva che se ci avesse pensato non avrebbe mai trovato il coraggio di portare a termine la sua missione. Una volta raggiunta la sua meta non fu facile trovare la ragazza. Cercò di non dare troppo nell'occhio anche se era difficile. Era tutto talmente strano! Trovò la ragazza dopo molti giorni di ricerca. La riconobbe subito era troppo bella per passare inosservata. Le si avvicinò e cercò di raccontarle la storia di Cathair Na Scamail, ma Lora sembrava restia a credergli. Era cresciuta in un mondo dove non c'erano né draghi né streghe e tanto meno città fatte di nuvole.
Guardò Lord Adoben come fosse un pazzo e disse
«E io dovrei credervi? E anche ammesso fosse vero perché dovrei aiutarvi?» Lord Adoben la guardò. Lui non sapeva cosa risponderle, Naukur gli aveva rivelato poco o niente. Disse solo quello che sapeva:
«Perché voi appartenete ai luoghi che vi ho descritto e perché siete la nostra ultima speranza ». Fece una pausa. «Vi prego» aggiunse in un ultimo tentativo. Lora se pur riluttante si lasciò convincere e lo seguì. Lord Adoben la fece salire sul suo cavallo e partì al galoppo. Sembrava che il sollievo di aver portato a termine la sua missione lo avesse fatto ringiovanire di dieci anni. Ci vollero molte settimane prima di raggiungere Caylianis.
Tutto il viaggio per Lora fu strano, come la scoperta di un qualcosa che si conosceva già. Che quello strano vecchio,Lord Adoben, avesse detto il vero che lei appartenesse davvero a quei luoghi? Ma perché avevano scelto lei, e come doveva salvarli? Non si aspettavano certo, che fosse lei a cacciare questa fantomatica strega? Più si guardava attorno e più si convinceva di trovarsi davvero in un mondo al confine col proprio, in un mondo irreale popolato da creature strane, e per certi versi mitologiche. Aveva cavalcato per giorni in groppa a Roan affianco di Lord Adoben e cominciava a provare rispetto per quell'uomo anziano, dagli occhi stanchi e dal coraggio encomiabile. Viaggiavano solo di notte avvolti in mantelli scuri, mentre si nascondevano di giorno. Ma Maclea era in agguato. Sapeva che Kledor era da Naukur, e non poteva affrontarlo, non fin quando la magia di Naukur per quanto debole, riusciva a proteggerli così come lo scudo di nebbia proteggeva Kledor, quando era solo. Maclea sapeva anche che tutto quello che aveva fatto Kledor non poteva essere fine a se stesso, doveva avere un piano. Con i suoi poteri setacciò tutti i regni finché non trovò Lora e Lord Adoben. Non sapeva chi era quella fanciulla, ma non poteva rischiare, così decise di mandare una bufera sulla loro strada. Lord Adoben, quando vide lo scatenarsi della tempesta fermò di colpo Roan, stupito e spaventato allo stesso tempo quello era il benvenuto della strega. Lora si girò verso Lord Adoben e disse «Perchè vi siete fermato?»
«Maclea ci ha trovato e io non so come continuare. Non possiamo attraversare la bufera.» le rispose onestamente
«Perché no?» chiese Lora e istintivamente sorrise. Quel sorriso scaturito dal cuore spezzò l'incantesimo di Maclea e la bufera divenne solo una pioggia leggera. Lord Adoben rimase scioccato, ma spronò Roan. Cosa era successo si chiese? Non poteva essere stata lei, o si? Abbassò lo sguardo per osservarla meglio, certo che dai suoi occhi emanavano scintille, e il suo sguardo era fiero e sicuro. Naukur non si era sbagliato, pensò quella ragazza avrebbe sconfitto Maclea. Spronò ancora di più il cavallo e decise in quel momento che non si sarebbe fermato più finché non avessero raggiunto Caylianis.


Quando finalmente giunsero da Naukur, Lord Adoben raccontò quello che era accaduto, ma Lora sbottò dicendo «Non credete davvero che sia stata io a fermare la bufera!» dall'ombra emerse Keldor, che aveva ascoltato in disparte fino a quel momento.
«Si» disse in tono sicuro. Poi aggiunse«Se no perché vi avremmo mai cercato? Naukur dice che avete un grande potere.»
«Ma come è possibile?» gemette Lora, sempre più confusa. A quel punto intervenne Naukur.
«Maclea aveva una sorella, Melina»iniziò lisciandosi la barba«Melina non condivideva il carattere malvagio della sorella. Avrete capito Lora che sto parlando di vostra madre.»
Lora sgranò gli occhi, allora apparteneva davvero a quei luoghi, ma come era possibile che la strega fosse sua zia?
Naukur continuò«Voi avete un cuore puro, e potete sconfiggerla. Ma avrete bisogno di un raggio di sole e di una gemma di speranza. Per farlo dovrete convincere due fate Lial e Hope, sono gemelle però non fatevi ingannare sono molto diverse di carattere. Andrete col principe Keldor.» A quel punto Lora si girò a guardare il principe. Malgrado un'orrenda cicatrice sul volto, che Naukur non aveva saputo curare, era davvero bello, una figura slanciata, elegante, gli occhi ardenti e vivi, i capelli corvini, le spalle larghe le labbra sensuali, il portamento sicuro, disinvolto appena arrogante, avrebbe capito a miglia e miglia di distanza che quello era il principe. Anche Keldor la guardò e pensò che era veramente fortunato, ad avere al suo fianco una donna così bella, per quella missione. Partirono quella sera stessa. La laguna di Faris non era lontana, ma sulla strada incontrarono numerosi pericoli, anche perché ormai Maclea era di pessimo umore. Ancora non sapeva chi era Lora, ma quello che era successo ai confini del regno di Helvycas, l'aveva infastidita, e molto. Nonostante la furia di Maclea, grazie ai poteri di Lora e allo scudo di Nebbia riuscirono a passare. La prima prova che dovettero affrontare fu convincere Lial, la fata del sole. Lial aveva un viso a cuore dei lunghi capelli color dell'oro che riflettevano i raggi del sole, aveva gli occhi di un celeste intenso, ed era ricoperta d'oro. Le ali erano trasparenti e leggere come un'impalpabile velo di seta. Aveva un carattere forte, e una voce calda.
«Chi siete?» chiese non appena li vide. Keldor la sfidò
«Lo sapete. Ad ogni modo io sono il principe Keldor, e questa è Lora.» Lial li guardò poi si rivolse a Lora.
«Cosa volete?»
«Un raggio di sole.»disse Lora. Lial la mise alla prova .
«Perché?»
«Per salvare Cathair Na Scamail» Lial la scrutò, l'espressione di Lora era sicura e limpida, ma Lial non voleva cedere, non bastava la buona volontà per sconfiggere Maclea, servivano forza e decisione. E Lora doveva scegliere. Questa era la prova, quella vera.
«Non servirebbe. Sconfiggerete Maclea, forse, ma nessuno potrebbe proteggere Cathair Na Scamail, Naukur è troppo vecchio e la sua magia debole! La città cadrebbe ugualmente in rovina». Lora parlò con la voce del cuore.
«No. Prenderò io il posto di Naukur, sono abbastanza forte per garantire sicurezza alla città.» Leila si lasciò convincere, perché capì che Lora era sincera. Si alzò dalla foglia dove era stata seduta durante il colloquio e volò intorno a Lora, prendendo uno dei raggi di sole dai suoi capelli e cingendo la vita della ragazza. La prima prova l'aveva superata.


Incontrarono Hope all'interno della laguna, vicino uno specchio d'acqua. Hope volò subito intorno ai due ospiti dicendo «Benvenuto principe Keldor, benvenuta Lora. So quello che stai cercando. Ma te lo darò solo se mi spieghi perché lo devo dare a te.» Parlò con tanta serietà e alterigia da smentire il suo aspetto, era identica alla sorella ma vestita di verde coi capelli scuri e al collo portava una grossa pietra verde, sembrava molto fragile, ma in realtà non lo era. Lora fece un respiro profondo e disse :
«Perché io sono l'ultima speranza di Cathair Na Scamail.» aveva parlato con un tono sicuro, che ottenne l'approvazione di Keldor. Fu così che ottenne anche la fiducia di Hope, la fata della speranza. Hope si tolse la collana e la perse a Lora. Ora dovevano tornare. Avevano ottenuto tutto. Uscirono dalla laguna, ma quando Keldor fece per spronare Skerr, Lora lo fermò. Lui rimase colpito dalla richiesta. Ma lei disse
«Dobbiamo andare ora a Tùr Dorcha.» Keldor, il quale ignorava che Naukur avesse spiegato a Lora come usare i suoi poteri, replicò:
«Lo so ma dobbiamo tornare indietro non ci sono altre strade.» Lora scosse la testa e aprì le braccia dicendo
«Tùr Dorcha!» in questo modo arrivarono proprio quando Maclea non se lo aspettava. Piombarono proprio innanzi a lei. Maclea sbarrò gli occhi, ma si riprese subito scatenando una delle sue tremende tempeste di fuoco. Lo scudo di nebbia però li protesse entrambi. A quel punto Lora portò le mani davanti al petto e rigettò la tempesta contro la strega. Questa ne uscì illesa, e disse con voce aspra«Chiunque siete, sarete spazzata via!» Lora rise e quella risata iniziò a indebolire Maclea, proprio come era riuscita ad indebolire la tempesta. Fu allora che Lora disse
«Non lo avete capito zia?»ma non appena finì la frase alzò una mano e spazzò via le nuvole nere di cui si circondava Tùr Dorcha. Maclea cercò allora di colpire Keldor ma egli alzò al volto la spada, e il flusso di fuoco colpì lei stessa. In quel momento Lora capì che bisognava distruggere Tùr Dorcha, e usò il raggio di sole per spezzare l'oscurità, mentre togliendosi la collana con la gemma della speranza la scagliò contro la torre, mentre Keldor era impegnato in una battaglia estenuante contro Maclea. Come la pietra toccò la pietra nera della torre, la speranza e l'odio vennero in contatto, ma la speranza vinse.
Nel momento in cui la torre andò in frantumi Maclea si indebolì così che Kledor poté colpire il cuore della strega con Dragon Tooth, il veleno si propagò nel corpo di Maclea e questa morì lacerandosi. Comparirono raggi neri d'odio che però furono assorbiti e distrutti dai raggi del sole. Sia la pietra che il raggio di sole tornarono nelle mani di Lora.
La sua missione non era ancora finita, doveva ricostruire Cathair Na Scamail. E fu così che fece. Con l'aiuto della magia riportò la città delle nubi al suo antico splendore. Il loro compito era stato portato a termine- Keldor salì al trono al posto del padre, e Lora rimase al suo fianco come maga e protettrice del regno di Helvycas. Tùr Dorcha da quel momento in poi fu solo un ricordo lontano.




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Racconto scritto il 02/06/2016 - 12:23
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1014 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


La città delle nuvole, potrebbe ospitare le poetesse, cara Marirosa. Un racconto affascinante. Io credevo di conoscere la geografia e di avere viaggiato!
Credo che t'abbiano influenzato i recenti episodi del Trono di Spade. Pur avendo una discreta fantasia sono sicuro di non essere in grado d'inventarmi qualcosa di simile. Ai miei tempi venivano chiamati "Kolossal".

salvo bonafè 03/06/2016 - 09:13

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Tutti gli ingredienti di un fantasy sono presenti in questo racconto: prove da superare, incantesimi da sconfiggere, magie. Essi uniti alla fervida fantasia dell'autrice portano ad un lieto fine. Brava Marirosa mi hai fatto sognare portandomi nella città delle nuvole!
Racconto molto apprezzato
Nadia
5*

Nadia Sonzini 02/06/2016 - 19:23

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