Era in ritardo, si sentiva come quei personaggi goffi dei fumetti, mentre cercava di perdere tutto ciò che le serviva: chiavi, cartelletta, cellulare, documenti, relazione, girando alla rinfusa per il piccolo appartamento, sotto lo sguardo stranito del gatto che la spiava da sotto il tavolo.
«Sì, sì, ridi tu! Tanto se mi licenziano mica mangi!» sbottò guardandolo di traverso. Afferrò l'ultimo oggetto che le serviva e schizzò via. Se ieri non avesse fatto tardi, ora non sarebbe stata così in ritardo, e pensare che quel giorno, sarebbe arrivato il nuoco capoufficio, perché il vecchio era andato in pensione. Però non avrebbe mai fatto tardi se non avesse incontrato un uomo dal fascino magnetico, due occhi grigi, immensamente intelligenti e i capelli corvini.
Per un pelo! Pensò prendendo il suo posto. Il nuovo capoufficio aveva appena annunciato il suo giro per conoscere i vari dipendenti. Quando arrivò nel suo ufficio, cercò di darsi un'aria professionale ed impegnata. Egli fece per parlare, cominciando con le frasi di pragmatica, ma quando i loro occhi si incrociarono entrambi restarono bloccati. Lui si accigliò nel vedere l'oggetto delle sue fantasie in carne ed ossa, davanti a sé, lei per poco non svenne, vedendolo nel severo completo grigio, che enfatizzava i suoi occhi.
Si erano incontrati, o per meglio dire scontrati la sera precedente, dopo un butto temporale e mentre lui l'aiutava a recuperare gli oggetti che le erano maldestramente caduti di mano, nello scontro, cominciarono a parlare e tra informazioni sommarie e reciproche scuse, lui la invitò a bere qualcosa e lei accettò volentieri. Dopo gli aperitivi in un bar, poco distante dal luogo dello scontro, decisero di andare a cena. Il cielo era tornato sereno, così di colpo, dopo tutta l'acqua che era venuta giù, restavano solo poche nubi rade qua e là. Dopo cena presero a camminare chiacchierando piacevolmente e quando giunse il momento di separarsi lui le diede il suo biglietto d visita col numero, dicendole di chiamarlo. Ora avrebbe fatto bene a gettarlo via. Che sfortuna!
Lui si fece sospettoso. Il loro incontro era stato davvero casuale? Lei sembrava davvero stupita ed imbarazzata, ma un fastidioso dubbio gli si era insinuato nella mente: se stesse mentendo? Impossibile, si disse subito, e fin troppo rapidamente, per uno come lui abituato a ragionare con calma e a mente fredda, vagliando ogni situazione e controllando anche i più piccoli particolari. Possibile, cercò di correggersi, ma era come se la sua mente si rifiutasse anche solo di analizzare una simile opportunità. Si stampò un sorriso sulle labbra e mostrandosi indifferente, o almeno provandoci, salutò e proseguì il suo giro.
Il tempo passava e si stava cacciando proprio in un bel pasticcio! Sì certo lui era sempre gentile e disponibile, quando lo incontrava, ma questo non voleva dire niente, o forse sì? Il suo gatto miagolò sottraendola ai suoi pensieri.
« Sì, sì, ho capito!» disse aprendo l'ennesima scatoletta mentre il gatto si strofinava conto le sue gambe.
«Micio ingordo ed insensibile!» versò il cibo nella ciotola. «Io sto rischiando di innamorarmi, del mio capo, e tu mangi.»
Il gatto alzò il muso, la guardò, miagolò e tornò a tuffarsi nella sua ciotola.
Seduto nel suo ufficio non riusciva a non pensarla. Era arrivato al punto che non riusciva neanche a lavorare. Chiuse il pc, guardare, senza vederle le cifre di numeri, non lo avrebbe portato da nessuna parte, anzi! Si alzò e cominciò a girare per l'ufficio. Forse avrebbe dovuto chiamarla, magari rivedendola, fuori dall'orario di lavoro, avrebbe finalmente potuto dare un nome a quello strano miscuglio di sensazioni che provava. E poi non doveva partecipare a quella noiosa serata d'inaugurazione, in quell'albergo sulla spiaggia? Prese il telefono e fece il numero.
Aveva impiegato più di tre ore, per scegliere l'abito giusto e alla fine, dopo aver svuotato l'armadio, aveva optato per un classico tubino nero, un girocollo di giada e n braccialetto d'oro, per le scarpe aveva scelto delle semplici décolleté nere, col tacco. In compenso aveva, però steso con cura il trucco, e nell'insieme le piacque l'immagine che le rimandava lo specchio, semplice e sofisticata al tempo stesso.
Quando la vide il cuore gli si gonfiò d'orgoglio e di qualcos'altro che non seppe definire. Era bellissima, elegante e perfettamente adatta a lui. Le porse la rosa che le aveva regalato e lei sorrise, era ancora più bella quando sorrideva.
La serata era di un tedio pazzesco, ma la sua presenza al suo fianco rendeva tutto più sopportabile. A metà serata decisero di scendere sulla spiaggia per allontanarsi da tutta quella confusione. Era una notte limpida, rischiarata da una grande luna. Il mare era calmo ed in cielo brillavano miriadi di stelle. Mentre camminavano, parlando amabilmente, lui venne folgorato da un pensiero. Era l'occasione perfetta e non doveva lasciarsela scappare. Si fermò costringendola a fare altrettanto. La fece voltare in modo di averla di fronte, le prese entrambe le mani dicendole:
« Ti amo.»
«Anch'io.» Fu la semplice risposta.
Si baciarono a lungo, un bacio profondo e appassionato, che gli tolse il respiro e fece da preludio ad una dolce promessa, poi ripresero a camminare, sotto quella luna che faceva da testimone al loro amore.
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Molto piaciuto
Nadia
5*
Il mio elogio Marirosa.
Lieto meriggio.
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