Viaggio al Polo Nord
L'idea di Ciro era chiara: condividere l'enorme ricchezza della
sua indimenticabile esperienza creando un una tipologia di
viaggio totalmente nuovi e innovativi per rendere accessibili le
incredibili meraviglie naturali dell'Artico ma allo stesso tempo
renderci più consapevoli della necessità di preservare questo
tesoro naturale ancora intatto.
Quando in alcune zone del mondo la massificazione impedisce il
pieno godimento degli angoli più belli del nostro pianeta, l'Artico
è una vera boccata di aria fresca, dove trovare un altro essere
umano è ancora una strana sensazione di gioia e la forza della
natura selvaggia, ogni giorno meno accessibile nel resto del
mondo, è invece onnipresente.
La grande passione che Ciro nutre per l’esplorazione polare lo ha
portato a compiere e vincere sempre nuove sfide, tra cui la
realizzazione del progetto “Inuit Wind Sled”, la prima slitta
eolica del mondo da lui ideata, che gli ha consentito di battere
record di velocità in alcuni dei luoghi più remoti e inaccessibili
della Groenlandia e dell’Antartide.
Il frutto della passione, dell’esperienza e del desiderio di
semplicità e di ritorno alle cose autentiche in una natura vergine
e selvaggia.
Occorre essere atleti e possedere una speciale condizione fisica
per adattarsi e sopportare temperature proibitive, fatica allo
sforzo in condizioni estreme per realizzare la meta prefissata;
oltre a una ferrea volontà e un grosso istinto di sopravvivenza.
L’attrezzatura che ha utilizzato per la sua ultima avventura è così composta:
da un kayak, da ramponi sul ghiacciaio, da racchette da neve, sci
e una slitta trainata da cani.
In paesi come la Groenlandia, dove non esistono strade di
comunicazione tra le varie città e villaggi, si è spostato usando il
Kayak. Per l’accampamento ha utilizzato la tenda, con lo zaino
trasportando tutto il materiale per la spedizione in solitaria
senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio sull’intatta natura
groenlandese. Sperimentare l'Artico implica una relazione stretta, anche intima,
con la severa natura che ci circonda; se non si riesce a stabilire
questa speciale relazione, non è possibile scorgere il vero spirito
del Grande Nord e sentire a volte la sua ira.
Trovarsi isolati e soli in mezzo al mare gelato; sentire il peso di
ciò che ci circonda dai nostri silenziosi kayak o dalla nostra
piccola imbarcazione; le aurore boreali viste da un
accampamento solitario ai piedi di un ghiacciaio spettacolare;
sciare su un ghiacciaio sentendosi totalmente in un altro pianeta;
soli in mezzo ad un ambiente severo e ostile, dove è ideale per
l’analisi introspettiva e di tirare le somme per quel fine che si è
ottenuto dalla propria vita.
Per questo il comfort non è mai stato una sua prerogativa, anche
Se si prodiga per rendere il viaggio il più facile e comodo
possibile, nell'ambito delle ovvie limitazioni che l'ambiente gli
impone.
Al ritorno dalla traversata che non è stata una dimostrazione di
forza con la natura, ma una perfetta connessione simbiotica con
essa e un’altrettante studio per le biodiversità artiche che gli
hanno valso ulteriori scoperte che ne ha beneficiato l’intera
umanità.
L’abbraccio con Claudia e il ricongiungimento con la famiglia e
amici è di breve durata. Con Claudia progettano un viaggio
avventura, fissano i tempi e i modi per affrontarlo.
Un piccolo gruppo permette un'attenzione più grande e sincera
da parte della guida e permette di realizzare un'alchimia sottile,
necessaria per il vero esito di un viaggio d'avventura.
Claudia con entusiasmo e con la giusta vitalità ha intrapreso
questa avventura, non poteva avere maestro migliore in Ciro, ha
saputo adattarsi ad ogni situazione. Aldilà di ogni più rosea
aspettativa, ha dimostrato grandi doti di sopportazione alla
sofferenza, grande spirito di gruppo e ha dato il suo contributo
per l’esito positivo del viaggio.
Miss Geralda Fitz-Gèrald, di Gèrald Castle nel Somerset, per
diminutivo vezzoso chiamata miss Geraldina, era una nostra
compagna di viaggio, non amava il suo paese e non vi ritornava
che malvolentieri, una volta l'anno, per tre o quattro giorni.
Faceva i conti coll'intendente, firmava i nuovi contratti coi suoi affittuari, visitava Gèrald Castle, la sua vecchia matrigna lady
Hilda Brosborough, il cimitero dove erano sepolti suo padre, sua
madre e tutti i Fitz-Gèrald suoi antenati, lasciava una grossa
elemosina al Pastore, e partiva senza aver voluto vedere nessuno.
Miss Geraldina era ricca, possedendo una grossa rendita; era
senza fratelli, senza sorelle, senza parenti poveri che la
seccassero, e a ventotto anni, era perfettamente libera di andare,
venire, viaggiare, dove le paresse e piacesse. Conosceva e
parlava cinque lingue; aveva studiato il canto, il pianoforte e
l'arpa; era un'acquarellista molto abile; aveva molto spirito e lo
manifestava in tutte le forme: dallo spirito secco e caustico allo
spirito placido e bonario.
Gli occhietti neri, vivaci, scomparivano dalla faccia, sembravano
due bucherelli neri; il naso rotondo, come senza ossa, lucido,
polputo nelle nari, era sommerso fra le due masse carnose delle
gote. La bocca troppo piccola, troppo infantile, era sempre un po'
schiusa di traverso per respirare e un mento piccolo, bambinesco.
Un corpo senza forme, nessuna curva, nessuna linea spezzata.
A cagione di questa sua formidabile persona, miss Geraldina
faceva moltissime cose che le altre ragazze fanno. Legò molto
con Claudia, diventando inseparabili.
Le erano inibiti la seta, il raso, il velluto che disegnano le forme;
i merletti che ingrossano la persona. Questa veste doveva essere
per forza nera, o molto scura; sarebbe stato ridicolo portare un
colore chiaro, che raddoppia le proporzioni.
Che lei cantasse, che lei suonasse il pianoforte, che lei suonasse
l'arpa, nessuno poteva saperne nulla, nessuno pensava che
mormorasse le romanze di Tosti ed i tasti, per suonare una polka
di Chopin, che sedersi presso l'arpa e abbracciarla e trarne suoni
divini.
Naturalmente miss Geraldina non aveva molte amiche. Nel suo
passato giovanile due o tre disinganni amari le avevano fatto
intorno questa solitudine femminile. In fondo all'affetto di tutte
le sue amiche essa aveva trovato, o la falsità, o la compassione.
E neppure gli uomini amava miss Geraldina. Sfuggiva la loro
compagnia, sempre, dovunque; sfuggiva le presentazioni, le
nuove conoscenze. Essa non credeva alla loro bontà, quando le si
mostravano premurosi e cortesi: pensava che lo facessero per interesse e li disprezzava; pensava che lo facessero per pietà e ne
aveva sdegno. Quel viaggio le fu molto salutare oltre ad
acquisire Claudia come amica, riuscì ad adattarsi al gruppo e di
elevare l’autostima. Ne uscì completamente cambiata, sembrava
un’altra persona nel districarsi in qualsiasi situazione e questo fu
il merito di Claudia per averla spronata.
Gli altri componenti del gruppo avvezzi ad esperienze simili,
avevano maggiore dimestichezza con l’ambiente e a rapportarsi
in gruppo. Sono nate belle amicizie, grandi gesta di solidarietà
reciproca. Storie diverse raccontate all’aperto davanti al fuoco,
accampati antistanti alla tenda, mentre si mangiava un boccone
di carne in scatola.
Raccontate le storie vissute e per sentito dire, di persone che
hanno una straordinaria capacità di superare le situazioni più
disperate e disparate, di sperare quando tutto sembra perduto.
Le loro capacità di reazione davanti ad ambienti estremi e il loro
organismo che sprigiona una serie di ormoni legati, liberando del
combustibile di emergenza in modo che la macchina umana
inneschi maggiore resistenza di risposta allo stress.
Discutono sulle difficoltà e delle implicazioni e ne scaturisce una
disputa su quale terreno e più difficile districarsi? Ognuno dice la
sua; c’è chi afferma la montagna, che nessuna traversata
oceanica può essere paragonata alla scalata di un ottomila.
L’impegno fisico disumano, la permanenza nella zona della
morte (oltre gli 8 mila metri), i disturbi fisici da alta quota spesso
mortali non sono paragonabili con la navigazione estrema.
Chi invece, sostiene che mentre in montagna, in una grotta o nel
deserto si può fermare per riposarsi, oppure per pensare, in barca
a vela è impossibile fermarsi e deve continuare a lottare, anche
se vorrebbe scendere, fino a quando non ritorna la bonaccia e
si supera la furia dei venti e si rimane incolumi da onde
gigantesche. In linea teorica ci sono analogie tra le varie attività,
il difficile è scegliere e mettere tutti d’accordo!
Intanto il viaggio prosegue non senza difficoltà e riescono con
soddisfazione di tutti, a concluderlo senza grossi infortuni;
alcuni riportano lieve ferite, scotto da pagare alla loro imperizia e
non abbastanza esperti da valutare tutte le varianti, poi
l’incidente è sempre dietro l’angolo.
sua indimenticabile esperienza creando un una tipologia di
viaggio totalmente nuovi e innovativi per rendere accessibili le
incredibili meraviglie naturali dell'Artico ma allo stesso tempo
renderci più consapevoli della necessità di preservare questo
tesoro naturale ancora intatto.
Quando in alcune zone del mondo la massificazione impedisce il
pieno godimento degli angoli più belli del nostro pianeta, l'Artico
è una vera boccata di aria fresca, dove trovare un altro essere
umano è ancora una strana sensazione di gioia e la forza della
natura selvaggia, ogni giorno meno accessibile nel resto del
mondo, è invece onnipresente.
La grande passione che Ciro nutre per l’esplorazione polare lo ha
portato a compiere e vincere sempre nuove sfide, tra cui la
realizzazione del progetto “Inuit Wind Sled”, la prima slitta
eolica del mondo da lui ideata, che gli ha consentito di battere
record di velocità in alcuni dei luoghi più remoti e inaccessibili
della Groenlandia e dell’Antartide.
Il frutto della passione, dell’esperienza e del desiderio di
semplicità e di ritorno alle cose autentiche in una natura vergine
e selvaggia.
Occorre essere atleti e possedere una speciale condizione fisica
per adattarsi e sopportare temperature proibitive, fatica allo
sforzo in condizioni estreme per realizzare la meta prefissata;
oltre a una ferrea volontà e un grosso istinto di sopravvivenza.
L’attrezzatura che ha utilizzato per la sua ultima avventura è così composta:
da un kayak, da ramponi sul ghiacciaio, da racchette da neve, sci
e una slitta trainata da cani.
In paesi come la Groenlandia, dove non esistono strade di
comunicazione tra le varie città e villaggi, si è spostato usando il
Kayak. Per l’accampamento ha utilizzato la tenda, con lo zaino
trasportando tutto il materiale per la spedizione in solitaria
senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio sull’intatta natura
groenlandese. Sperimentare l'Artico implica una relazione stretta, anche intima,
con la severa natura che ci circonda; se non si riesce a stabilire
questa speciale relazione, non è possibile scorgere il vero spirito
del Grande Nord e sentire a volte la sua ira.
Trovarsi isolati e soli in mezzo al mare gelato; sentire il peso di
ciò che ci circonda dai nostri silenziosi kayak o dalla nostra
piccola imbarcazione; le aurore boreali viste da un
accampamento solitario ai piedi di un ghiacciaio spettacolare;
sciare su un ghiacciaio sentendosi totalmente in un altro pianeta;
soli in mezzo ad un ambiente severo e ostile, dove è ideale per
l’analisi introspettiva e di tirare le somme per quel fine che si è
ottenuto dalla propria vita.
Per questo il comfort non è mai stato una sua prerogativa, anche
Se si prodiga per rendere il viaggio il più facile e comodo
possibile, nell'ambito delle ovvie limitazioni che l'ambiente gli
impone.
Al ritorno dalla traversata che non è stata una dimostrazione di
forza con la natura, ma una perfetta connessione simbiotica con
essa e un’altrettante studio per le biodiversità artiche che gli
hanno valso ulteriori scoperte che ne ha beneficiato l’intera
umanità.
L’abbraccio con Claudia e il ricongiungimento con la famiglia e
amici è di breve durata. Con Claudia progettano un viaggio
avventura, fissano i tempi e i modi per affrontarlo.
Un piccolo gruppo permette un'attenzione più grande e sincera
da parte della guida e permette di realizzare un'alchimia sottile,
necessaria per il vero esito di un viaggio d'avventura.
Claudia con entusiasmo e con la giusta vitalità ha intrapreso
questa avventura, non poteva avere maestro migliore in Ciro, ha
saputo adattarsi ad ogni situazione. Aldilà di ogni più rosea
aspettativa, ha dimostrato grandi doti di sopportazione alla
sofferenza, grande spirito di gruppo e ha dato il suo contributo
per l’esito positivo del viaggio.
Miss Geralda Fitz-Gèrald, di Gèrald Castle nel Somerset, per
diminutivo vezzoso chiamata miss Geraldina, era una nostra
compagna di viaggio, non amava il suo paese e non vi ritornava
che malvolentieri, una volta l'anno, per tre o quattro giorni.
Faceva i conti coll'intendente, firmava i nuovi contratti coi suoi affittuari, visitava Gèrald Castle, la sua vecchia matrigna lady
Hilda Brosborough, il cimitero dove erano sepolti suo padre, sua
madre e tutti i Fitz-Gèrald suoi antenati, lasciava una grossa
elemosina al Pastore, e partiva senza aver voluto vedere nessuno.
Miss Geraldina era ricca, possedendo una grossa rendita; era
senza fratelli, senza sorelle, senza parenti poveri che la
seccassero, e a ventotto anni, era perfettamente libera di andare,
venire, viaggiare, dove le paresse e piacesse. Conosceva e
parlava cinque lingue; aveva studiato il canto, il pianoforte e
l'arpa; era un'acquarellista molto abile; aveva molto spirito e lo
manifestava in tutte le forme: dallo spirito secco e caustico allo
spirito placido e bonario.
Gli occhietti neri, vivaci, scomparivano dalla faccia, sembravano
due bucherelli neri; il naso rotondo, come senza ossa, lucido,
polputo nelle nari, era sommerso fra le due masse carnose delle
gote. La bocca troppo piccola, troppo infantile, era sempre un po'
schiusa di traverso per respirare e un mento piccolo, bambinesco.
Un corpo senza forme, nessuna curva, nessuna linea spezzata.
A cagione di questa sua formidabile persona, miss Geraldina
faceva moltissime cose che le altre ragazze fanno. Legò molto
con Claudia, diventando inseparabili.
Le erano inibiti la seta, il raso, il velluto che disegnano le forme;
i merletti che ingrossano la persona. Questa veste doveva essere
per forza nera, o molto scura; sarebbe stato ridicolo portare un
colore chiaro, che raddoppia le proporzioni.
Che lei cantasse, che lei suonasse il pianoforte, che lei suonasse
l'arpa, nessuno poteva saperne nulla, nessuno pensava che
mormorasse le romanze di Tosti ed i tasti, per suonare una polka
di Chopin, che sedersi presso l'arpa e abbracciarla e trarne suoni
divini.
Naturalmente miss Geraldina non aveva molte amiche. Nel suo
passato giovanile due o tre disinganni amari le avevano fatto
intorno questa solitudine femminile. In fondo all'affetto di tutte
le sue amiche essa aveva trovato, o la falsità, o la compassione.
E neppure gli uomini amava miss Geraldina. Sfuggiva la loro
compagnia, sempre, dovunque; sfuggiva le presentazioni, le
nuove conoscenze. Essa non credeva alla loro bontà, quando le si
mostravano premurosi e cortesi: pensava che lo facessero per interesse e li disprezzava; pensava che lo facessero per pietà e ne
aveva sdegno. Quel viaggio le fu molto salutare oltre ad
acquisire Claudia come amica, riuscì ad adattarsi al gruppo e di
elevare l’autostima. Ne uscì completamente cambiata, sembrava
un’altra persona nel districarsi in qualsiasi situazione e questo fu
il merito di Claudia per averla spronata.
Gli altri componenti del gruppo avvezzi ad esperienze simili,
avevano maggiore dimestichezza con l’ambiente e a rapportarsi
in gruppo. Sono nate belle amicizie, grandi gesta di solidarietà
reciproca. Storie diverse raccontate all’aperto davanti al fuoco,
accampati antistanti alla tenda, mentre si mangiava un boccone
di carne in scatola.
Raccontate le storie vissute e per sentito dire, di persone che
hanno una straordinaria capacità di superare le situazioni più
disperate e disparate, di sperare quando tutto sembra perduto.
Le loro capacità di reazione davanti ad ambienti estremi e il loro
organismo che sprigiona una serie di ormoni legati, liberando del
combustibile di emergenza in modo che la macchina umana
inneschi maggiore resistenza di risposta allo stress.
Discutono sulle difficoltà e delle implicazioni e ne scaturisce una
disputa su quale terreno e più difficile districarsi? Ognuno dice la
sua; c’è chi afferma la montagna, che nessuna traversata
oceanica può essere paragonata alla scalata di un ottomila.
L’impegno fisico disumano, la permanenza nella zona della
morte (oltre gli 8 mila metri), i disturbi fisici da alta quota spesso
mortali non sono paragonabili con la navigazione estrema.
Chi invece, sostiene che mentre in montagna, in una grotta o nel
deserto si può fermare per riposarsi, oppure per pensare, in barca
a vela è impossibile fermarsi e deve continuare a lottare, anche
se vorrebbe scendere, fino a quando non ritorna la bonaccia e
si supera la furia dei venti e si rimane incolumi da onde
gigantesche. In linea teorica ci sono analogie tra le varie attività,
il difficile è scegliere e mettere tutti d’accordo!
Intanto il viaggio prosegue non senza difficoltà e riescono con
soddisfazione di tutti, a concluderlo senza grossi infortuni;
alcuni riportano lieve ferite, scotto da pagare alla loro imperizia e
non abbastanza esperti da valutare tutte le varianti, poi
l’incidente è sempre dietro l’angolo.
Racconto scritto il 26/06/2016 - 23:35
Da Savino Spina
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