Come una capinera impregnata dalla pioggia io presi lei e la avvolsi nel mio tabarro. Ebbi cura del suo corpo, la accudì amorevolmente con agevole comodita. Ogni giorno vedevo lei come una Diva, era affabile tanto che pensavo il nostro domani come nei sogni di un ragazzo innamorato fin quando una sera non è rientrata a casa. Invano aspettavo il suo ritorno. Passarono alcuni mesi ma un giorno per puro caso guardando la vetrina di un negozio un sesso femminile - una di quelle così dette lucciole - mi importunò al suo invito. Meglio se non mi fossi mai girato! Quel volto ho conosciuto! Lei rimase folgorata con quello sguardo impaurito. Senza un cenno ne una parola girò le sue spalle e proseguì la sua strada come la capinera solitaria (senza nido).
Racconto scritto il 07/07/2016 - 10:52
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Commenti
Bello, travolgente, lapidario! Un'amarezza infinita alla fine!
Patrizia Bortolini 07/07/2016 - 17:45
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Particolare racconto,originale e di quell'assurdità del mondo tanto vera e strana che anche a me piace dipingere nei miei racconti
Bravo!
5*
Bravo!
5*
Nadia Sonzini 07/07/2016 - 14:36
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L'ho trovato commovente, nel senso di muovere-con... Un saluto e 5 stelle.
Gesuino Faedda 07/07/2016 - 14:31
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