Tempo fa, non ricordo quando né in quale trasmissione televisiva, mi capitò di ascoltare un'intervista rilasciata da un noto scrittore il quale, tra le tante cose sostenute , affermava che tutti ma proprio tutti dovrebbero scrivere un libro di memorie. Al giornalista, che gliene chiedeva il perchè, lo scrittore rispose che la cosa presentava un duplice vantaggio, uno per il singolo individuo (autore) che avrebbe potuto, se la cosa gli fosse riuscita particolarmente bene, ricavarne un po' di gloria a buon mercato, l'altro per la storiografia, che avrebbe avuto molto materiale per ricostruire, sotto tutti i profili, la storia dell'umanità della quale, sempre secondo lui, non si sarebbe dovuto perdere neanche un brandello. Lasciare il ricordo e la testimonianza di sè e del proprio tempo doveva essere avvertito da tutti come un preciso dovere.
La cosa allora mi sembrò strana; oggi, ad una riflessione più attenta mi appare proponibile anche se ho qualche resistenza ad accettare l'idea che da tutte le biografie si possa ricavare qualcosa di interessante a livello di conoscenza della storia umana. La difficoltà, poi, mi appare di tutta evidenza se considero concretamente la possibilità di raccontare la fetta di storia in cui si inserisce la mia vita.
E che dovrei o potrei dire ? Ad onor del vero la mia vita passata, che abbraccia un arco di tempo che parte dagli anni '60 , guardata con gli occhi di oggi, mi appare così monotona, piatta, noiosa che non vedo chi potrebbe essere interessato a conoscerla.
Che cosa- mi chiedo- ha potuto generare tanta insignificanza ?
La risposta credo di averla: io ho vissuto con una benda davanti agli occhi che mi ha impedito la visione, non dico corretta, ma semplicemente la visione della realtà così che non ho preso coscienza degli eventi che hanno costituito e caratterizzato il mio tempo (e sì che ce ne sono stati!), che mi è sfuggito come sabbia tra le dita senza che io abbia partecipato o rinunciato, giudicato, lottato. Semplicemente io non ci sono stata.
Se dovessi essere collocata nell'inferno dantesco non ho dubbi; sarei destinata per l'eternità nell'Antinferno tra gli ignavi , per sempre pungolata da vespe e mosconi, costretta a correre dietro una bandiera per non averne, in vita, mai seguita una!
È triste ma è andata così.
Se qualcuno,poi, mi chiedesse di scegliere il protagonista di un romanzo in cui identificarmi, anche a riguardo non avrei nessuna incertezza : l'antieroe di Italo Svevo, l'inetto a vivere, Zeno Cosini, mio spirituale fratello. Zeno, però, spinto dal suo psicanalista la sua autobiografia la scrisse, cosa che io non potrei fare per l'inafferrabilità e l'inconsistenza dei miei ricordi.
Quando mi capita di leggere scritti autobiografici resto sempre sorpresa dinanzi alla capacità di taluni di far riemergere alla luce della memoria, pur a distanza di tempo, una quantità enorme di persone, fatti ,luoghi, incontri, sentimenti rimasti come in letargo nel loro cuore in attesa di risveglio.
A me questo non potrà capitare, il mio vissuto è stato sepolto per sempre sotto la pesante lapide della dimenticanza , che non reca iscrizioni.
Ma se i miei ricordi non mi possono fornire materiale per interessanti ricostruzioni storico- biografiche potrei ricorrere alla fantasia, all'invenzione, all'estro e rifarmi con mille vite irreali di quell'unica reale sostanzialmente sprecata .
È una strada che ha una sua attrattiva.
Varrebbe la pena di percorrerla?
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Grazie e buona giornata. Aurelia
Forse gli episodi vanno solo risvegliati. All'inizio ho scritto un racconto lungo pensando che non avrei avuto altro da dire, invece poi ogni avvenimento può essere una occasione di racconto rispolverando il passato e magari attualizzandolo e traendone spunto.
tu lasci segni autobiografici sul selciato dei passi dove corre la povera gente.Ha ragione il Messina che, spronandoti a scrivere, dà la carica a tutti noi e anche agli altri attori in maschera, di fondo molto bravi, che s'accontentano di piccole parti caricaturistiche. Non demordere quindi, perchè la tua scrittura è sublime.
Ciao donna di strada... ahahah
Salvo
Senti Aurelia, sono un esperto di autobiografia, ho scritto 300 racconti su di me...sono un fanatico del settore. Che tu non ci sia stata negli anni diciamo di formazione, ci credo poco perché io ti vedo assai formata. Comunque sia io ti sprono a scrivere autobiografico, e se ben ci pensi anche questo pensiero è pura autobiografia.
Frequento i siti da molti molti anni, ed ho sempre appoggiato i racconti autobiografici, e li favorivo anche aiutando a ricostruire storie. per esempio, partendo dal molto semplice: chi non ha avuto un nonno o una nonna degni di nota, o un maetro, o un prete, il geometra, l'alcolizzato, il dongiovanni...nella vita del suo paese o città o quartiere. Senti che dice Hanry Miller in un suo libro poco conosciuto, Primavera Nera: scrivi di te e scriverai del mondo. ciaociao